Lettere - Il peso delle parole in democrazia

Lettere - Il peso delle parole in democrazia

LA LETTERA

Lettere - Il peso delle parole in democrazia

Di LUIGINO FRANCOVIG • Pubblicato il 22 Mar 2025
Copertina per Lettere - Il peso delle parole in democrazia

Luigino Francovig scrive dei pericoli derivanti da un linguaggio che «diventa strumento di odio e delegittimazione»

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Ci scrive Luigino Francovig il quale sostiene che il dibattito politico dovrebbe essere il luogo del confronto e della crescita collettiva. L’autore fa notare che quando il rispetto viene meno e il disprezzo prende il sopravvento, «si spezza ogni possibilità di dialogo costruttivo». In un'epoca segnata dall’estremizzazione delle polarizzazioni, Francovig sottolinea che l’uso delle parole come armi di scontro rischia di alimentare tensioni pericolose e di minare le basi della democrazia. S.F.

Quando a mancare è il rispetto e a prevalere sono l’insulto e il disprezzo, si interrompe la possibilità di confronto e di conflitto politico sano. Quando le divergenze di idee vengono ridotte a giudizi morali superficiali, privi di conoscenza e spinti da una furia ideologica, le parole possono trasformarsi in strumenti di oppressione, come bastoni e olio di ricino.

Le parole non sono aria: hanno sempre conseguenze nella realtà. Dipingere l’avversario politico come moralmente indegno, descrivere chi ha un’opinione diversa come un essere infame e colpevole di ogni male, o additare il lavoratore straniero come responsabile di un’invasione significa ignorare la complessità dei fenomeni sociali e politici. Questo atteggiamento non solo è contrario ai principi democratici, ma contribuisce a creare un clima di tensione e violenza, innescando fratture difficili da sanare.

Demonizzare l’avversario è una scorciatoia comoda per chi ha pochi argomenti, utile a reclutare gli indifesi, gli ignoranti e i furiosi. Tuttavia, come dimostra la storia politica degli ultimi trent’anni, questa strategia ha sempre il fiato corto e porta a tristi declini. Il rispetto è un valore che richiede impegno, mentre l’insulto è alla portata di tutti. Studiare e conoscere, soprattutto per comprendere gli altri, è un lavoro faticoso, ma necessario. Oggi siamo governati a livello nazionale, regionale e locale da persone elette democraticamente, ma spesso protagoniste di un linguaggio rancoroso, fatto di insinuazioni, ambiguità e propaganda. Questo discorso politico si basa sulla costante costruzione di un nemico su cui scaricare odio e rabbia, alimentando un clima pesante e pericoloso. Questa è violenza, anche quando non si manifesta apertamente.

La destra, in particolare, vive della necessità di individuare un nemico, ma dovrebbe interrogarsi sul proprio ruolo nel fomentare questo clima. Come è possibile che tutto ciò accada? La risposta sta nella mancanza di maturità democratica e di un dibattito intellettuale degno di questo nome. La maturità non si misura con l’età, ma con la capacità di assumersi la responsabilità delle proprie parole e delle loro conseguenze nel mondo reale. Coloro che usano le parole come bastoni e proiettili creano il terreno fertile per il fascismo. È su questo che dovremmo riflettere, prima che sia troppo tardi.

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