LA LETTERA
Lettere - Il Cpr di Gradisca non è un 'mostro', ma un presidio di legalità

Fabrizio Marras, segretario del sindacato Fsp Polizia di Stato per la provincia di Gorizia, replica alle istanze di chiusura della struttura di via Udine sostenendo la necessità di più strumenti e risorse per la sua gestione.
Ci scrive Fabrizio Marras, segretario provinciale per Gorizia del sindacato della Polizia di Stato Fsp, proponendo un intervento di replica alle posizioni politiche che chiedono la chiusura del centro di permanenza per il rimpatrio di Gradisca d’Isonzo. A suo avviso, tali istanze fanno una «rappresentazione fuorviante» della struttura e della sua «indispensabile» presenza: non la chiusura, bensì la garanzia di «più risorse, più personale e più strumenti» sarebbero la risposta alle criticità del centro e delle condizioni lavorative al suo interno. [F.D.G.]
Negli ultimi giorni si è tornati a parlare del Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Gradisca d’Isonzo. Alcune forze politiche hanno chiesto la chiusura della struttura, definendola “un mostro” e una “sciagura” per il territorio. Una rappresentazione fuorviante che merita chiarezza.
I cittadini devono sapere che chi viene trattenuto nel Cpr non è un richiedente asilo regolare, né una persona senza precedenti. Al contrario: si tratta quasi sempre di stranieri irregolari con precedenti penali, spesso anche molto gravi. Parliamo di rapine, violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia, oltre ad altri reati che costituiscono un pericolo concreto per la collettività.
Non si tratta dunque di “giovani disperati”, ma di persone che hanno già dimostrato di non rispettare la legge e che lo Stato ha il dovere di allontanare dal territorio nazionale.
La politica, quando parla di Gradisca, non chiarisce una distinzione fondamentale. Nel Cpr (centro per i rimpatri) i trattenuti non possono uscire: sono sotto vigilanza continua e non arrecano alcun danno diretto al territorio. Nel Cara, il vicino centro di accoglienza per richiedenti asilo, accade l’opposto: ogni giorno decine di persone escono liberamente e si riversano sul paese. È lì che nascono i problemi di degrado, sporco e insicurezza che i cittadini vedono con i propri occhi, dai parchi pubblici fino al centro storico, compreso il castello di Gradisca. Confondere le due realtà, come spesso fa certa propaganda, significa fare disinformazione ai danni dei cittadini di Gradisca.
Va ricordato inoltre che il Cpr di Gradisca è il più virtuoso d’Italia, poiché riesce a effettuare più rimpatri di tutti gli altri centri presenti sul territorio nazionale. È la prova concreta che questa struttura funziona ed è indispensabile.
È vero che gli operatori di polizia e militari del Cpr lavorano in condizioni difficili e sotto forte stress. Ma la risposta non può essere la chiusura del centro. Al contrario, occorrono più risorse, più personale e più strumenti.
Queste richieste sono state avanzate più volte al Ministero dell’Interno e al Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che però non hanno ancora dato risposte concrete. Per questo invitiamo le forze politiche di tutti gli schieramenti, invece di fare propaganda, a sostenere con forza la necessità di garantire uomini e mezzi aggiuntivi per la struttura di Gradisca.
Il Cpr non è un’anomalia, ma una struttura prevista dalla legge italiana ed europea. Senza di esso, i provvedimenti di espulsione resterebbero carta straccia e centinaia di irregolari resterebbero liberi sul territorio, con rischi enormi per la collettività.
Chi rispetta le regole e chiede asilo secondo le procedure ha diritto a essere tutelato. Chi invece delinque o rifiuta la legalità deve essere rimpatriato: ed è esattamente questo il compito del Cpr di Gradisca.
Definire il Cpr di Gradisca un “mostro” significa offendere la verità dei fatti e il lavoro quotidiano di tanti operatori. La vera responsabilità della politica non è smantellare questi strumenti, ma garantirne l’efficienza, rafforzandoli con più mezzi e più tutele.
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