Dal carbone al metano a un «distretto di eccellenza delle energie rinnovabili»

Dal carbone al metano a un «distretto di eccellenza delle tecnologie ambientali»

La lettera

Dal carbone al metano a un «distretto di eccellenza delle tecnologie ambientali»

Di Luigino Francovig • Pubblicato il 08 Ott 2021
Copertina per Dal carbone al metano a un «distretto di eccellenza delle tecnologie ambientali»

Ci scrive Luigino Francovig sulla questione della riconversione della Centrale A2A di Monfalcone proponendo la creazione di un distretto che punti alla decarbonizzazione ma non solo.

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Arrivare alla quarta campagna elettorale locale con la questione centrale aperta è la dimostrazione del fallimento della politica. Dopo essere stati seduti sull’argine negli ultimi 20 anni a veder passare le profonde trasformazioni dell’apparato produttivo industriale, a osservare i lavoratori al centro dello scontro, subire, oggi davanti a cambiamenti epocali, a opportunità di cambiamento nel definire il futuro, non si va oltre a un NO o a fare il Ponzio Pilato cercando responsabilità altrove. Il punto non è cosa vogliono loro, gli industriali hanno fatto e fanno i loro interessi, ma cosa vogliamo noi, cosa serve per il futuro. Si attira l’attenzione su un aspetto quando la tematica coinvolge tutta la società. Manca la cornice, gli accordi di Kjoto, Parigi, gli obbiettivi dell’Europa, del Governo, della Regione. La domanda e una: Monfalcone vuole far parte di questo progetto, vuole essere protagonista nell’elaborare il proprio futuro o vuol rimanere fuori. Sulle pagine regionali del Piccolo da molti mesi vengono pubblicati importanti interventi sul futuro dell’area, parlano di noi, mentre la Politica locale è totalmente assente.

Sottolineo tre punti: da che mondo è mondo tutte le guerre sono state fatte per avere il potere dell’energia; oggi portateci via tutto ma non l’energia, prodotta a qualsiasi condizione; la complessità della tematica può essere affrontata e risolta solo con tutta una serie di risposte credibili.

La discussione va affrontata con pacatezza, se si vuole costruire un progetto della comunità. Con rispetto perché ci saranno sempre dei sì e dei no, del bianco e del nero. Cosa diversa sono i tatticismi elettorali di breve respiro, fallimentari, che utilizzano l’appartenenza, non le regole, non la partecipazione, non il confronto. Questo snatura e devia il dibattito per indicare un tipo di futuro. Con fiducia tra di noi, condizione per costruire un ampio fronte, progetti credibili, per essere all’altezza del confronto.

Entro nel merito, il progetto presentato prevede un processo del superamento del carbone, verso la transazione energetica, prima con l’utilizzo del gas e poi con l’idrogeno. Riguardo il passaggio all’idrogeno, la firma è avvenuta in Regione, tra il Ministro Stefano Patuanelli, gli amministratori della A2A Renato Mazzoncini e quello della Snam, Marco Alverà, alla presenza del Presidente Massimiliano Fedriga. Va in direzione del Recovery plan dell’Europa per la riconversione green dell’economia. Un investimento di 500 milioni di euro sul territorio.

Sul progetto è stato firmato un accordo tra Sindacati e Azienda dove e prevista anche la salvaguardia di cento lavoratori nel complesso del progetto, a cui vanno aggiunti decine di posti con l’indotto. Tutta l’operazione è stata certificata dall’Assessore alle attività produttive Sergio Emidio Bini.

Come cittadino sottolineo l’importanza dell’investimento sul territorio, giudico positivo l’accordo sottoscritto dai sindacati, in particolare il punto che garantisce l’occupazione. Investimenti e occupazione sono il perno del benessere del nostro territorio.

Partecipo al dibattito in corso ponendo al centro il tema: lavoro-salute-ambiente. Parto dagli studi presentati dall’Arpa regionale presentati a Monfalcone nel 2016 e nel 2017 sullo stato di salute della città. Per il futuro, propongo di applicare il “Principio di precauzione” approvato dal Consiglio di Stato, sezione V, sentenza n.2495 del 2015, dice: “ogni qualvolta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un’attività potenzialmente pericolosa, l’azione dei pubblici poteri deve tradursi in una prevenzione anticipata rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche, anche nei casi in cui danni siano poco conosciuti o solo potenziali.

Propongo un “DISTRETTO DI ECCELLENZA DELLE TECNOLOGIE AMBIENTALI PER PRODURRE ENERGIA”, collegato ai centri di ricerca e di tecnologia, a partire con il coinvolgimento del sistema scientifico regionale. Un’ impiantistica di soluzioni più avanzate disponibili in campo energetico. Un’ esperienza pilota a livello europeo della decarbonizzazione. Un’ opportunità per attrarre cervelli e finanziamenti per produrre energia garantendo l’ambiente e salvaguardando la salute. Accelerare su questa strada a fronte di risultati molto incoraggianti provenienti da altre esperienze, ad esempio la centrale a gas situata a Houston, a emissioni zero. Coinvolgendo anche le aziende come la Fincantieri, Ansaldo che stanno lavorando con il gas e l’idrogeno. Non la chiamo più centrale, nome che lega il carbone all’inquinamento, il passato. Ora propongo di concentrare il confronto sul futuro.

Ritengo vada costruita una cornice che definisca una visione complessiva della tematica ambientale e le rispettive risposte fattibili. Una buona base di partenza sono gli studi dell’Arpa regionale, da tutti rivendicati. Ritengo importante che l’Amministrazione Comunale aderisca al “Patto dei sindaci europeo per il clima e l’energia”, diventando protagonista del processo di transizione. Uno strumento già utilizzato da 12.000 Comuni in Europa con risultati eccellenti. Lo sviluppo del territorio è legato all’industria. La qualità dello sviluppo alla qualità della vita. Non è sufficiente che ogni azienda o comparto rispettino le norme ambientali previste (sono scritte dagli uomini). In un polo industriale le emissioni inquinatrici nell’aria si sommano e le conseguenze sono moltiplicatrici. La difesa non è il No, che per essere credibile andrebbe esteso a tutte le fonti ritenute pericolose per la salute e per l’ambiente (dalle industrie alle automobili), ma è l’attacco, cioè la ricerca, l’innovazione, gli investimenti. La sola garanzia è un patto tra il Territorio, la Regione e il Centro di ricerca. Oggi è un investimento, domani una spesa.

Propongo di percorrere una strada “aggiuntiva” che aiuta, la piantagione di alberi come cuscinetti tra gli impianti industriali o infrastrutture come autostrada, aeroporto, ferrovia, ecc. Un percorso fattibile per costruire la “FORESTA ISONTINA” in linea al progetto già finanziato dall’Europa per la piantumazione di alberi nelle città e nei territori. Le azioni già in atto dell’azienda Miko di Gorizia con 5000 alberi, della cantante Elisa con 2000 alberi sono un bel segnale positivo.

Va completato il confronto politico con A2A, complementare di quello sottoscritto dal sindacato, sulla bonifica di tutta l’area, sull’utilizzo delle aree non utilizzate, valutando l’estensione dei panelli solari negli edifici pubblici, mettendo date vincolanti, ecc.

Una problematica complessa e in evoluzione va affrontata con tutta una serie di interventi aggiornati. Contrattare, rivendicare, pretendere per dare soluzioni positive alle richieste dei lavoratori, dei cittadini, del territorio. Solo con una visione e partecipando alla sfida si può vincere. 


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