Lettere - «Cambiamo nome alle vie e piazze intitolate al generale Cadorna»

«Cambiamo nome alle vie e piazze intitolate al generale Cadorna»

LA LETTERA

«Cambiamo nome alle vie e piazze intitolate al generale Cadorna»

Di Redazione • Pubblicato il 06 Mar 2024
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Ci scrive Marco Barone, ritenendo che ci siano delle valide motivazioni per revocare le intitolazioni di vie e piazze al generale dell'esercito italiano.

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Ci scrive Marco Barone. L'autore propone alcune testimonianze che ritiene come valide motivazioni per proporre la revoca delle intitolazioni di vie e piazze alla memoria del generale Luigi Cadorna. SF

Ancora oggi per l'Italia nonché anche nel nostro territorio vi sono vie, strade, piazze, caserme, scuole, e quant'altro intitolate ad uno dei generali e politici più controversi della storia d'Italia, Luigi Cadorna. Eppure di motivi per revocarne le intitolazioni ve ne sono a bizzeffe, a partire dalle funeste fucilazioni volute da costui. Interessante, sul punto, quanto emerge nella seduta della Camera del 6 settembre 1919 dove il deputato De Felice, in relazione alle comunicazioni del Governo relative alla relazione della Commissione d'inchiesta istituita con Regio decreto 12 gennaio 1918 riportò specifiche accuse su Cadorna. E si parla di questioni specifiche avvenute nel nostro territorio, suo malgrado triste protagonista di quelle vicende.

Di Cadorna fu la responsabilità di Caporetto, eppure ebbe la possibilità di occupare Trieste ed il Friuli "austriaco" potendo risparmiare migliaia di vite umane, ma non lo fece, a causa delle sue indecisioni. Informative militari riportavano il quadro delle difese austriache e De Felice sostenne che «basta essere stati una sola volta sull'Isonzo per sapere che non vi fu friulano che non avesse riferito, sin dal primo giorno, che tutta la linea di difesa austriaca, da Idria a Ternova, al Narros, a Trieste, era completamente sguarnita di difesa. Molti diedero preziosi particolari e si offrirono di guidare personalmente le truppe. Ma il generale Cadorna non aveva bisogno di alcuna informazione e di nessuna guida, e non prese in considerazione né le notizie né le offerte.

Anzi, giunto a Villesse, fece fucilare il segretario comunale, dottor Portelli, e il di lui figliuolo, che incitavano l'esercito a marciare; e a Romans, per lo stesso motivo, fece internare le patriottiche famiglie Gandolfi e Pasiani. Così come interessante fu la presa di posizione del generale Adolfo von-Borg, comandante, nei primi tempi, delle truppe austriache dell'Isonzo, il quale scrisse un importante articolo, ove confermò che tutta la linea dell'Isonzo era presso che scoperta. Queste le sue parole: «Io mi attendevo un travolgente attacco italiano. Non voglio far critiche, ma ritengo tengo che nessun generale avversario potesse beneficiare di condizioni più favorevoli. Per noi vi era assoluta impossibilità di resistere. Se il generale Cadorna avesse lanciato un attacco risoluto, il nostro fronte sarebbe stato fatalmente spezzato».

«Ignoro le cause che determinarono Cadorna a non approfittare di una « situazione tanto favorevole, che lo avrebbe condotto in pochi giorni a Trieste». Il generale Cadorna doveva e poteva conoscere le nostre condizioni militari: «Centinaia di italiani passarono fino agli ultimi giorni le nostre frontiere per recarsi in Italia. Non posso quindi ammettere ch'egli ignorasse la nostra situazione. Per sette giorni io rimasi sull'Isonzo col debole velo di truppe e solo al primo giugno cominciarono a giungere i primi trasporti del quindicesimo e sedicesimo corpo d'armata trasferiti dal fronte serbo all'Isonzo».

La scellerata gestione di Cadorna, le sue indecisioni, costarono la disfatta di Caporetto, diedero la possibilità agli austriaci di riprendersi temporaneamente il territorio, di prolungare la guerra e comportare la morte di migliaia di persone. Solo questo dovrebbe bastare per revocare vie, piazze, strade, scuole e caserme intitolate a Luigi Cadorna. Qualche Comune questo passo lo ha fatto, come Udine, e non è una questione né di destra, né di sinistra o di centro, ma di verità storica, morale ed etica.

Foto Collezione del Fondo Nunes Vais

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