LETTERE
Lettere - Amianto mai più

Ci scrive Luigino Francovig, proponendo una sentita riflessione sul dramma dell'amianto e su quanto resta ancor oggi necessario da fare in merito.
Ci scrive Luigino Francovig, proponendo una sentita riflessione sul dramma dell’amianto e su quanto ancora è necessario continuare a fare oggi per tutelare la sicurezza dei lavoratori e la salute pubblica. F.D.G.
Prima urlato, poi rivendicato, poi ricordato, ora dimenticato. In una Italia senza visione, continua la mattanza sui posti di lavoro, dove i lavoratori sono sotto attacco, oltre 1500 i morti ogni anno che per un giorno sono “notizia”. Oltre 800 mila gli infortuni: sono violenze sul corpo e nell’animo, subite, che non raccontati non diventano notizia nemmeno per un giorno.
Decine di migliaia sono le morti per l’esposizione ai materiali, in forte aumento, di cui non si deve parlare. Se non si parla, non esiste il problema, se non esiste il problema non servono azioni. Anche nella nostra Regione come nella nostra Città di Monfalcone, colpite drammaticamente sull’esposizione all’amianto, è calato il silenzio. “Amianto mai più”, perché non parliamo di come utilizzare solo materiali sicuri che non creano conseguenze per la salute delle persone sui posti di lavoro e a casa. Un’utopia? Dopo quello che ha pagato e sta pagando la Regione e la Città è il minimo. Il primo passo per trasformare l’utopia in realtà è applicare la protezione della salute e della sicurezza sui posti di lavoro e a casa, come spina dorsale della transizione e del futuro sviluppo, e prevista dalla Costituzione Italiana.
Da oltre trenta anni si utilizzano materiali sostitutivi all’amianto: sono oltre trentamila nella famiglia delle fibre artificiali vetrose, con una velocità di innovazione molto alta. Tutto bene? Non si tratta di fare del terrorismo, ma di fare un percorso di conoscenza, di trasparenza, di verità per permettere ai lavoratori di operare in sicurezza. Si tratta materiali usati anche nel secolo scorso, anche in sinergia con l’amianto: ad esempio, quantità massicce sono state trovate durante le demolizioni di navi; altro esempio, nell’edilizia fra anni Sessanta e Novanta venivano usati i famosi panelli di lana di roccia di colore giallo (H351 potenzialmente cancerogeno) per isolare tutte le case.
Ma venendo a date più recenti, importanti sono le ricerche e le denunce dell’Associazione esposti di Taranto che nel 2017 pubblicava: “non solo amianto nelle attività dell’Arsenale Militare, rischi connessi anche alla Fibra Ceramica e Refrattaria usate sui sommergibili e sulle navi militari”. Ma ancora, nel Convegno Nazionale Porti tenuto a Trieste nel settembre 2017, la relazione dell’Inail parla della demolizione della nave Concordia, costruita a Genova fra il 2004 e il 2006, parla della “pericolosità dei rifiuti delle fibre artificiali vetrose”, degli indumenti obbligatori per la protezione individuale.
Nel 2020, sempre l’Inail, sottolineava la scarsità di studi e ricerche sui posti di lavoro e in attesa richiamava a utilizzare in modo severo ogni mezzo di protezione individuale sui posti di lavoro. A tale riguardo, importante e unico, lo studio sul posto di lavoro fatto a Monfalcone nel 2004, dal quale è stato elaborato il documento sulle “Buone maniere”. Da sottolineare come riferimento il Convegno organizzato dalla Regione nel 2017 svolto in città, con relazioni del prof. Stefano Massera per l’Inail e del prof. Massimo Bovenzi, e il Documento Stato-Regioni del 2015.
Mentre nel 2017 con una Direttiva Europea sono stati aggiornati i valori di sicurezza delle sostanze cancerogene, purtroppo in negativo, su cui vanno posti correttivi urgenti. Dopo un ultimo richiamo nel Piano regionale amianto, sul tema è calato il silenzio totale. Nel frattempo, il materiale continua a venire utilizzato in quantità massicce, con una altrettanto massiccia esposizione massiccia di lavoratori che in gran parte sono discriminati perché viene negato loro il diritto agli spogliatoi, fondamentali per l’igiene e la protezione individuale. Come l’amianto ha dimostrato, le tute impregnate di fibre e sporcizia hanno conseguenze sui familiari: diventa dunque una questione di salute pubblica e di civiltà.
Un ulteriore campo su cui lavorare è una Certificazione che attesti che gli elementi che compongono il materiale siano sicuri per la salute delle persone. Ritengo sufficienti questi dati per chiedere, o meglio, pretendere la convocazione del Tavolo permanente amianto della città, come primo passo, per poi costruire attorno a questo la Conferenza Regionale Amianto. Mi risulta che il Tavolo non venga convocato da diversi anni, da prima del Covid, non per dimenticanza, per sottovalutazione, per disinteresse, già grave, ma per una linea politica in atto. Si rivendichi, si urli: “Amianto mai più, vengano usati solo materiali sicuri per la salute, venga applicato il Principio di Precauzione”. Attorno al lavoro, ai lavoratori, alle persone diventa fattibile costruire una posizione, con il loro mandato si può parlare una voce unica.
Foto di Regione FVGRimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

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