Legge sull'immigrazione promossa da Del Bello, «si tace a Monfalcone»

Legge sull'immigrazione promossa da Del Bello, «si tace a Monfalcone»

LE REAZIONI

Legge sull'immigrazione promossa da Del Bello, «si tace a Monfalcone»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 02 Ago 2023
Copertina per Legge sull'immigrazione promossa da Del Bello, «si tace a Monfalcone»

Dopo la mozione votata in consiglio comunale lunedì a Gradisca, si esprime il dem Fabio del Bello: «Legge che può non piacere a destra e sinistra».

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La mozione su Cara e Cpr votata in consiglio comunale a Gradisca fa ancora discutere e sul tema si esprime un'altra voce. È quella del responsabile delle politiche migratorie del Pd di Monfalcone, Fabio del Bello: "Nel mese di marzo, il Consiglio regionale ha approvato la legge numero 9 riguardante il 'Sistema Integrato di interventi in materia di immigrazione', un documento molto importante e significativo di cui in zona nessuno ne parla e le motivazioni sono chiarissime. Io la definisco la 'Legge sconosciuta', ma è invece un documento imprescindibile per chiunque voglia approcciarsi al tema in modo proattivo nella nostra regione".

Per il dem, non è un caso che a Monfalcone la giunta e la maggioranza non ne parlino, mentre da marzo in poi avrebbero dovuto portarla all'attenzione di quasi tutte le commissioni consiliari, del mondo scolastico ed associazionistico cittadino. "Potrà non piacere del tutto a sinistra perché esce da un Consiglio regionale a maggioranza di centrodestra - spiega del Bello - ma nei fatti è ancora più scomoda per la destra locale che sulla questione migratoria ha un approccio puramente propagandistico che ha fruttato moltissimo sul piano elettorale, modificando a fondo la composizione del consenso elettorale. In ogni caso a mio avviso ci sono dei passaggi ineludibili".

Il dem monfalconese ha fatto poi una disamina della normativa, richiamandone diverse parti. All'articolo 5, si dispone che per comunità straniere storiche si intendono quelle che, alla data di entrata in vigore della legge, sono presenti in Regione da almeno vent’anni dalla data di costituzione. Viene poi richiamatol'articolo 4 sulla parità dei diritti tra donne e uomini, l’articolo 1 che enuncia la necessità di gestire il fenomeno con l'articolo 8 sulla promozione di azioni volte a favorire le attività di controllo, collegato all'articolo 13 che richiede l'attivazione di un Osservatorio regionale dell'immigrazione.

"Ci sono anche tre articoli - rileva del Bello - che prefigurano, con un forte ritardo, la necessità di gestire il fenomeno al di fuori di una logica meramente neo-liberistica che ha fatto soprattutto a Monfalcone danni quasi oramai irreparabili". L’articolo 3, che riguarda gli interventi in ambito lavorativo. Nel testo si parla del contrasto al lavoro irregolare, al lavoro sommerso, al caporalato, allo sfruttamento, promuovendo in tutti i settori economici la cultura della legalità e della sicurezza e assicurando interventi per favorire l’integrazione sociale, sanitaria, abitativa e lavorativa.

Poi c'è l’articolo 12 sui mediatori culturali. "A Monfalcone, l'Ami svolge meritoriamente un ruolo di supplenza dei poteri pubblici locali assenti ma presenti nel sollevare polemiche pretestuose, come il presunto digiuno degli alunni nel Ramadam o il bagno vestito in spiaggia - continua il dem - una provocazione quest'ultima che si doveva ignorare, invece in tanti hanno ingenuamente abboccato". Infine viene segnalato l’articolo 2, ovvero quello sulla prevenzione e il contrasto alla radicalizzazione. A tal fine la Regione partecipa a forme di coordinamento di attività con autorità dello Stato, con istituzioni scolastiche e religiose e con gli enti locali.

"Tale provvedimento normativo regionale, frutto della destra di governo, andrebbe correlato con il Patto nazionale per un Islam italiano, espressione di una comunità aperta, integrata ed aderente ai valori ed ai principi dell’ordinamento statale redatto nel 2017 con la collaborazione del Consiglio per i rapporti con l’Islam italiano e recepito dal ministero dell’Interno guidato allora dal ministro Minniti. Il documento era stato sottoscritto dalle principali associazioni e organizzazioni islamiche in Italia, rappresentative di circa il 70% dei Musulmani che attualmente vivono in Italia" così del Bello in chiusura.

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