Legambiente ripulisce la spiaggia di Staranzano, il 34,5% della plastica ormai è frammentata

Legambiente ripulisce la spiaggia di Staranzano, il 34,5% della plastica ormai è frammentata

I dati

Legambiente ripulisce la spiaggia di Staranzano, il 34,5% della plastica ormai è frammentata

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 18 Mag 2022
Copertina per Legambiente ripulisce la spiaggia di Staranzano, il 34,5% della plastica ormai è frammentata

Situazione sconfortante per il sodalizio monfalconese che lancia nuovamente il grido d'allarme per l'ecosistema marino locale.

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Con lo slogan “Riprendiamoci la spiaggia” anche quest’anno Legambiente ha lanciato la campagna “Spiagge e fondali puliti”, al quale è stato abbinato il Beach Litter, cioè il monitoraggio dei rifiuti spiaggiati, una delle più grandi campagne di Citizen science, basata sul protocollo ufficiale di campionamento e catalogazione dei rifiuti del programma Marine Litter Watch, in relazione con la Direttiva Europea sulla Strategia Marina (2008/56/CE).

Quest’anno una ventina di volontari e soci del Circolo locale di Monfalcone, "Ignazio Zanutto", con la collaborazione del Comune di Staranzano, ha indagato un tratto di litorale del Lido di Staranzano, per una lunghezza di 100 metri dal bagnasciuga all’argine, setacciandolo metro per metro.

Mentre l’arenile si è rivelato in gran parte priva di rifiuti - risultato dei numerosi interventi che si sono succeduti negli ultimi anni - una gran quantità è stata trovata disseminata a ridosso dell’argine, intrappolati dalla vegetazione, già in parte degradati e sminuzzati dal tempo. Seguendo il protocollo, sono stati raccolti e registrati, utilizzando le schede che comprendono 175 categorie, prima di essere avviati a smaltimento.

Su 1.606 oggetti recuperati, ben 1.571, pari al 97,6%, appartenevano alla tipologia “Polimeri artificiali”: plastiche varie tra 2,5 e 50 cm (556), polistirolo (326), calze per mitili (182), pacchetti di patatine e dolciumi (130), e a scendere tappi di bevande e detergenti (74), cotton fioc (65). Qualche giocattolo, qualche scarpa, addirittura qualche assorbente.

In particolare, i frammenti di plastica sono il 35,4% delle plastiche totali, a dimostrazione di come questo materiale nel tempo si frantuma in pezzi sempre più piccoli (non sono stati catalogati quelli maggiori ai 2,5 centimetri), fino a diventare microscopici ed entrare nella catena alimentare; microplastiche sono state trovate nel Mar Glaciale Artico, nei tessuti biologici degli animali marini, ed anche nel sangue umano.

I pezzi di polistirolo e le calze per i mitili costituiscono il 31,63% di tutti i rifiuti, a dimostrazione di come la pesca e l’acquacoltura debbano trovare e utilizzare tecnologie sostenibili, come cassette e reti in materiale biodegradabile o riutilizzabili, ed anzi diventare alleate dell’ambiente, ora che la legge Salvamare, appena approvata, permette di portare a riva i rifiuti pescati in mare e lasciarli in apposite isole ecologiche messe a loro disposizione nei porti.

“Anche da noi, come nel resto d’Italia, l’usa e getta in plastica resta tra le principali cause di inquinamento in mare e minaccia per l’ecosistema marino. Tutti, ed in particolare le aziende, ci dobbiamo impegnare ad applicare la legge SUP (Single Use Plastics) contro la plastica monouso. Ora le leggi ci sono: dobbiamo applicarle”, conclude il circolo di Legambiente “Ignazio Zanutto” di Monfalcone.  

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