Legambiente esamina la Crisi climatica dopo l’alluvione nel Goriziano

Legambiente esamina la Crisi climatica dopo l’alluvione nel Goriziano

L’ANALISI

Legambiente esamina la Crisi climatica dopo l’alluvione nel Goriziano

Di Redazione • Pubblicato il 25 Nov 2025
Copertina per Legambiente esamina la Crisi climatica dopo l’alluvione nel Goriziano

Una valutazione delle cause sistemiche, degli scenari futuri e della necessità di strategie integrate per mitigare gli impatti delle precipitazioni intense e migliorare la gestione del territorio.

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Legambiente FVG esprime solidarietà e cordoglio alle famiglie colpite dagli eventi atmosferici che hanno interessato in particolare Brazzano e Versa nella notte tra il 16 e il 17 novembre. Al momento non è possibile formulare valutazioni definitive e sito-specifiche sulle cause territoriali che hanno contribuito all’amplificazione degli effetti della precipitazione. La letteratura scientifica sugli ecosistemi fluviali e l’esperienza maturata sui bacini del Tagliamento e dell’Isonzo, tuttavia, evidenziano alcune dinamiche rilevanti e pongono nuovi interrogativi in relazione a quanto accaduto.

I processi di trasformazione del territorio risultano riconosciuti come fattori di incremento del rischio idraulico. Le modifiche dell’uso del suolo riducono la capacità di ritenzione idrica e accelerano il deflusso superficiale, mentre in determinate condizioni geologiche e morfologiche possono favorire fenomeni di instabilità. Anche le alterazioni degli alvei fluviali, la riduzione della connettività con le pianure allagabili e pratiche di gestione dei sedimenti non adeguate costituiscono elementi che contribuiscono all’aumento della pericolosità.

Relativamente alla crisi climatica, le evidenze scientifiche – tra cui lo studio di Dallan et al. (2024) – indicano che, nell’attuale contesto di riscaldamento globale, gli eventi di precipitazione intensa e di breve durata tendono a produrre impatti più severi rispetto alle piogge di maggiore durata. Tale fenomeno risulta già osservabile nelle Alpi orientali, con incrementi significativi attesi soprattutto nelle aree prealpine e costiere. Rimane aperta la questione se tale redistribuzione spazio-temporale degli eventi estremi sia destinata a consolidarsi, con un possibile aumento della vulnerabilità dei piccoli bacini. Per affrontare tali scenari - comunica Legambiente - si rende necessario un monitoraggio continuo e l’impiego di modellistica adeguata, strumenti imprescindibili per orientare la pianificazione territoriale futura.

«In questo contesto, risulta strategico rallentare il deflusso delle acque verso il mare, con un duplice obiettivo: ridurre i picchi di piena e trattenere risorse idriche utili nei periodi siccitosi- conclude Legambiente - tale impostazione dovrebbe costituire un elemento centrale nell’aggiornamento del Piano di Governo del Territorio, in coerenza con le misure di mitigazione e adattamento alla crisi climatica». 

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