LA MOSTRA
La pittura contemporanea racconta il confine nelle opere di Ivan Crico e Manuela Sedmach

La mostra sarà inaugurata il 4 luglio alle 18.30 nello spazio dedicato all’arte contemporanea al civico 91.
L’essente che riposa nella radura rappresenta per il filosofo Martin Heidegger la vita autentica. Un essere-per-la-morte che non si riduca al nulla – dal quale trarrà ispirazione Jean Paul Sartre per il suo saggio – ma alla luminosità dell’uscire da sé, dell’oltrepassare il proprio confine interiore per proiettarsi con fiducia verso l’altro. Da queste riflessioni e dal saggio di Ernest Jünger “Über die Linie” (1950) prendono le mosse gli artisti Manuela Sedmach e Ivan Crico, nati rispettivamente a Trieste e Gorizia. «Di base – spiega Crico – l’attività nasce su progetto dell’associazione QuiAltrove, che ha vinto il bando per la valorizzazione di via Rastello nell’ambito delle celebrazioni di Go! 2025, per le quali è stato creato questo spazio dedicato all’arte contemporanea».
Un luogo che prende il simbolico nome di “The Circle”, quasi a indicare un cerchio che si chiude sul passato per guardare al nuovo presente e alle esigenze delle attuali generazioni, che il confine lo oltrepassano abitualmente senza percepire differenza. È qui al civico 91 nello spazio dedicato all’arte contemporanea che il 4 luglio alle 18.30 verrà inaugurata la mostra “Über die Linie / Oltre la linea / Čez črto”, con l’intento di esplorare il confine come luogo simbolico e soglia esistenziale tra visibile e invisibile. Insieme a Ivan ha raccolto la sfida anche Manuela, dipingendo con l’idea dell’oltrepassare la linea di demarcazione nonostante ormai viva stabilmente al Nord del Portogallo, nell’affascinante Braga. «Abbiamo estrapolato alcuni brani dal libro di Jünger, scritto in occasione del compleanno di Heidegger, in cui l’autore si interrogava sul nichilismo dell’età contemporanea. Ciascuno di noi ha portato una serie di lavori inediti. Manuela ha preparato paesaggi onirici privi di orizzonte dove tutto si confonde, una sorta di nebbia cosmica in cui tutto si perde. Io ho portato alcuni lavori dedicati al tema del confine e alle riflessioni di Calvino, in particolare appartenenti a “La compresenza dei tempi”».
Dal mondo primigenio di Carlo Levi, del quale Italo Calvino era grande amico e su cui si sofferma nei suoi scritti, emergono luoghi, persone e volti cristallizzati al di fuori del presente «in spazi dimenticati o abbandonati». «Da anni – prosegue - mi occupo della documentazione di piccoli angoli di un tempo passato che in qualche maniera sopravvivono al presente, totalmente decontestualizzati». Una ricerca che si fonde con l’anima di Gorizia sospesa fra presente e passato, le cui storiche vestigia sopravvivono fra via Rastello e via Cocevia abbarbicata verso il Castello, fondendosi in maniera indissolubile con l’unicità attuale della Capitale europea transfrontaliera. «Ho portato anche lavori dedicati alla Grande guerra – precisa - mai presentati, legati alla partecipazione degli animali durante la Prima guerra mondiale. Un omaggio a queste creature utilizzate di cui tutti si sono dimenticati. Mi interessa molto l’idea dell’uscita dalla visione antropocentrica autoreferenziale, che possa aprirsi ai mondi delle altre creature che condividono con noi i destini di questo pianeta». Come i muli che sono stati sfruttati per trasportare i materiali dei soldati, immolandosi in nome di linee e confini che ci riportano alla tragedia attuale della Striscia di Gaza, dove il filo spinato e le bombe uccidono versi e pennellate.
È di pochi giorni fa la notizia del Caffè sul mare frequentato dalla stampa e dagli artisti, centrato in pieno da un missile. Tra le vittime, il fotografo Abu Hatab e la pittrice Al-Salmi. Creature umane e animali unite dallo stesso tragico destino similmente a “Guernica” di Picasso, o a quanto accade nelle opere dello stesso Calvino. Anime innocenti coinvolte nell’assurdità delle guerre, dove il falchetto Babeuf de “Il sentiero dei nidi di ragno”, viene ucciso perché il suo canto avrebbe potuto attrarre i tedeschi. Mentre il senso di angoscia viene restituito in “Ultimo viene il corvo” dal semplice volteggiare della sua ombra nera, che mantiene sospeso il protagonista - e il lettore - fra speranza di vita e terrore della morte. «È una mostra di pittura – aggiunge - realizzata con tecniche tradizionali quali tempere su tela o su carta, una meditazione sul significato di fare pittura nel nostro presente, evocando i temi del nichilismo moderno, della perdita dello stupore e dell’appiattimento del molteplice in un indistinto».
L’inaugurazione sarà curata dalla critica d’arte Franca Marri, cui seguirà un piccolo concerto di musica contemporanea con Enrica Benfatto. L’artista vocale presenterà alcune ricerche sulla vocalità e sulla creazione musicale ottenuta con strumenti artigianali, costruiti utilizzando ceramica e materiali di recupero. Con lei ai fiati autoprodotti suonerà Martin O’Loughlin, accompagnati da Katia Marioni alla ghironda. Durante la serata verrà anticipata l’uscita di un libro di poesie e prose scritte da Crico, Sedmach e dal suo compagno Fabiano Giovagnoni. Si tratta di “White storming”, piccolo testo stampato in Portogallo e ufficialmente presentato il 18 luglio. «Siamo entrambi pittori che coltivano lo studio della letteratura e della scrittura – rivela – appassionati del cinema di Andrej Tarkovskij, ma anche di letteratura russa e della filosofia legata al tema dell’introspezione». La mostra sarà visitabile fino al 29 agosto dalle ore 16 alle 19, nei giorni festivi previa prenotazione scrivendo a info@quialtrove.it.
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