Ivan Crico racconta la sfera di giornali, «non esiste pace senza immaginazione, partecipazione, bellezza»

Ivan Crico racconta la sfera di giornali, «non esiste pace senza immaginazione, partecipazione, bellezza»

Il racconto

Ivan Crico racconta la sfera di giornali, «non esiste pace senza immaginazione, partecipazione, bellezza»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 16 Apr 2025
Copertina per Ivan Crico racconta la sfera di giornali, «non esiste pace senza immaginazione, partecipazione, bellezza»

È il docente del Fabiani a raccontare, con gli occhi e le mani dell’artista, l’opera, «ricreata ex novo per Go! 2025».

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Ha rotolato, sabato 12 aprile, da Piazza Vittoria fino alla ferramenta Krainer, la Sfera di Giornali, creata dall’artista Michelangelo Pistoletto e poi portata a Gorizia su idea dell'assessore Patrizia Artico e quindi rimaneggiata, ricreata e riformulata da studenti e studentesse del Max Fabiani con l’aiuto di docenti e artisti. Uno di essi, Ivan Crico, racconta la particolarità dell’opera nella quale, tra i vari quotidiani, settimanali, bimestrali, quadrimestrali italiani, sloveni, tedeschi, friulani e in lingua ebraica figura anche il nostro. 

La Sfera di Giornali è arrivata a Gorizia come simbolo di GO! 2025. Da dove nasce quest’opera e cosa rappresenta?

Ideata da Michelangelo Pistoletto, quest'opera è stata ricreata per l'occasione all'interno del Liceo Artistico Max Fabiani, insieme ai miei studenti, attraverso una lunga e rigorosa ricerca sulle pubblicazioni storiche del territorio goriziano. La Sfera è fatta di parole, lingue e storie: rappresenta la pluralità delle identità che convivono nel nostro territorio – italiana, slovena, tedesca, ebraica, friulana, bisiaca, gradese. Non è un oggetto che divide, ma che unisce. Proprio per questo assume un significato profondissimo: trasforma i margini in centro, le differenze in risorsa, la memoria del conflitto in un gesto di pace collettiva.

Quindi si tratta di una pietra miliare dell'arte contemporanea ricreata ex novo per unire queste due città e le genti che le abitano?

Esattamente. La Sfera di Giornali di Michelangelo Pistoletto è un'opera iconica che vide la luce nel 1966. Realizzata con giornali pressati e modellati in una sfera di circa un metro di diametro, simboleggiava la ciclicità dell’informazione e il suo impatto sulla società. Da allora, è stata esposta nei maggiori musei del mondo e ricreata in tutti i continenti, coinvolgendo nelle performance centinaia di migliaia di persone. L’opera ha assunto, ovunque, il significato di un gesto artistico collettivo capace di attivare riflessioni sociali e culturali.

Nel 2025, in occasione dell’inaugurazione di GO! 2025, Capitale Europea della Cultura, la Sfera di Giornali è stata al centro di una grande performance collettiva, ricreata adesso in Piazza Vittoria, e che ha visto protagonisti tutti gli studenti del nostro liceo. È stato un momento di forte impatto simbolico e comunitario. Al termine della performance, la sfera è stata portata a mano, passando simbolicamente da uno studente all’altro, fino a raggiungere la sua collocazione definitiva presso l’ex Ferramenta Krainer di via Rastello. Lì rimarrà esposta per tutto l’anno, come simbolo della trasformazione della memoria del conflitto in un atto concreto di pace condivisa.

Un messaggio importante, anche a livello europeo. Ma c’è anche un legame con la storia e la poesia, giusto?

Sì, c’è un ideale filo profondo che lega quest’opera alle parole di Giuseppe Ungaretti, che nel 1966 si rivolse proprio a Gorizia, davanti a poeti venuti da tutta Europa. Mezzo secolo dopo la carneficina del Carso, Ungaretti non celebrava vittorie, ma riconosceva nel nemico un fratello. Pronunciò parole limpide e potenti: “Non esistono vittorie sulla terra se non per illusione sacrilega.” Ci ricordava che solo l’amore e la poesia possono trasformare l’inferno in speranza.

Non è sorprendente che proprio nel 1966, lo stesso anno in cui Ungaretti parlava di pace sul confine martoriato di Gorizia, Michelangelo Pistoletto concepisse un’opera capace di travalicare ogni confine, unendo le persone attraverso un gesto condiviso?

È una coincidenza davvero straordinaria, quasi profetica. Mentre Ungaretti a Gorizia invocava la fratellanza universale e la fine delle illusioni di vittoria, Pistoletto, altrove, immaginava un’opera che potesse fisicamente attraversare i confini, rotolare tra le strade e i popoli, attivando una partecipazione collettiva. Due linguaggi diversi – la poesia e l’arte visiva – che nello stesso anno lanciavano un messaggio comune: l’urgenza di una nuova umanità fondata sul dialogo, sull’ascolto e sulla bellezza condivisa. Oggi, far dialogare queste due visioni in un’unica azione artistica ha un valore che va ben oltre la celebrazione: è un atto di memoria attiva e di futuro possibile.

E oggi quell’eredità poetica rivive attraverso l’arte contemporanea?

Esattamente. Oggi, in quella stessa piazza che porta il nome di una “vittoria”, la Sfera di Giornali rilancia la visione di Ungaretti, restituendo alla città il senso profondo del suo essere crocevia di culture. Ma è anche la visione di Michelangelo Pistoletto, autore dell’opera e oggi candidato al Premio Nobel per la Pace. Egli propone un’idea rivoluzionaria: la Pace Preventiva. Non una tregua dopo la guerra, ma un’alternativa concreta e quotidiana alla logica del conflitto.

Cosa significa, concretamente, “Pace Preventiva”?

È una prassi attiva, fondata sull’ascolto, sulla responsabilità, sulla bellezza. Una visione che si concretizza anche nel Terzo Paradiso, il simbolo creato da Pistoletto. I nostri studenti lo hanno disegnato con i loro corpi in piazza: una rappresentazione visiva della nuova armonia tra natura e artificio, tra individuo e comunità, tra passato e futuro.

In definitiva, qual è il messaggio che si è voluto trasmettere con questo progetto?

Un nuovo modo di vivere insieme. Come ci ha insegnato Ungaretti, e come ci ricorda Pistoletto con la sua arte e il suo impegno, non esiste vera vittoria che non sia riconciliazione. E non esiste pace senza immaginazione, senza partecipazione, senza bellezza. 

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