Islam a Monfalcone, Cisint propone la legge: «Non spetta a noi trovare le sedi»

Islam a Monfalcone, Cisint propone la legge: «Non spetta a noi trovare le sedi»

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Islam a Monfalcone, Cisint propone la legge: «Non spetta a noi trovare le sedi»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 08 Apr 2024
Copertina per Islam a Monfalcone, Cisint propone la legge: «Non spetta a noi trovare le sedi»

La città si prepara alla festa di fine Ramadan prevista per mercoledì mattina, il sindaco manda una proposta di legge ai parlamentari regionali.

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«Fermo restando che spetta al Comune, all’interno del Piano regolatore generale, stabilire le zone destinate a ospitare edifici per il culto, esula dalla sua competenza l’individuazione o messa a disposizione, sia in via permanente che provvisoria, di siti alternativi da utilizzare per la preghiera collettiva». È il testo – riferibile ad un unico articolo - della proposta di legge ideata dall’amministrazione comunale di Monfalcone, in seguito alle ormai note vicende delle preghiere dei centri islamici cittadini e ai pronunciamenti del Consiglio di Stato.

La bozza del “disegno di legge nostrano” sarà inviata ai parlamentari regionali di tutti i partiti di maggioranza per il conseguente iter di approvazione in Parlamento. A darne comunicazione è stato, stamane, il sindaco Anna Maria Cisint assieme al suo vice e assessore alla sicurezza, Antonio Garritani. Al tavolo, erano presenti anche gli assessori Luca Fasan, Fabio Banello e l’avvocato Teresa Billiani. È un momento decisivo secondo Cisint, contrassegnato da una proposta «a tutela dei cittadini» e di cui si augura «uno sviluppo veloce».

Quindi, nessuno scudo come qualcuno potrebbe ipotizzare ma «un chiaro sostegno al Piano regolatore vigente». Cisint lo ribadisce: «non vale tutto», riferendosi alle comunità musulmane cittadine. La città di Monfalcone “fa scuola” perché «in tutta Italia – sono le parole del primo cittadino - proliferano centri islamici e moschee al di fuori di ogni regola, controllo o censimento e i pronunciamenti che abbiamo ottenuto indicano la strada a tutti i sindaci per intervenire al fine di far rispettare le norme che devono riguardare la generalità di tutti i cittadini. È un grande risultato».

Poi un’ulteriore specifica: «Ciò non riguarda in alcun modo il diritto di culto, ma semplicemente il rispetto delle normative che devono essere seguite da chiunque voglia svolgere una specifica attività, come quella della preghiera, in luoghi e ambiti idonei che per questo vengono stabiliti nei piani regolatori di ciascun Comune. Proprio a partire da questi punti fermi, il nostro caso ha fatto emergere l’esigenza di avere certezza anche su due aspetti indiscutibili in base all’ordinamento italiano, ma che è necessario normare di fronte al proliferare di richieste che le varie comunità islamiche stanno facendo alle amministrazioni comunali, affinché mettano a disposizione centri di preghiera provvisori e ai pronunciamenti giurisdizionali che invitano i primi cittadini a individuare siti idonei a questo fine».

Anche oggi c’è stato il richiamo alla laicità dello Stato e al fatto che i «Comuni sono “equi ordinati” agli altri organi dello Stato». La centralità di tutto, il riferimento unico per tale materia, possono essere solo i piani regolatori «documenti di pianificazione fondamentali».

Cisint non risparmia critiche alle minoranze e - proprio sul tema – attacca: «Altran e Morsolin hanno perso miseramente su questo, noi invece abbiamo ottenuto il premio di maggioranza alle elezioni per il secondo mandato. Loro sono state spedite a a casa. Capisco che vogliono liberarsi di me, ma non accadrà. Non abdico al ruolo che ho per la serietà che nutro nel governare questa città». In sintesi, la dignità dei sindaci e la centralità dei Piani che hanno rilevanza normativa sono pilastri fondamentali perché le richieste dei privati (i centri) «sono pericolose e rappresentano un profilo di danno erariale nei confronti del Comune».

A ricordare che le ordinanze dirigenziali hanno per oggetto – meramente – il ripristino della destinazione d’uso degli stabili e che «la controparte ha spostato volutamente il focus sul diritto di culto» è stato il legale del Comune, Billiani secondo la quale non spetta all’ente trovare le sedi alternative. «Mettiamo a disposizione delle altre amministrazioni comunali delle utili indicazioni per uscire da casi di difficoltà e per riportare la situazione sui giusti binari» commenta in conclusione Garritani. Intanto, l’annuncio risale a poco fa, la preghiera di fine Ramadan avrà luogo mercoledì 10 aprile. Si pregherà nell'esterno dell'ex Hardi via Primo maggio. In altri siti, com’è noto, non lo si può fare.

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