l'esplorazione
Invasi da rami e muschio, speleologi alla scoperta dei pozzi di Romans d'Isonzo

Ripulite le cavità in vista di un evento a luglio. L'obiettivo di valorizzare le aree e farle conoscere alla popolazione.
Sono in disuso ormai da tempo, ma conservano ancora tutto il loro fascino. Questa mattina, gli speleologi del gruppo Seppenhofer di Gorizia hanno esplorato due pozzi a Romans d’Isonzo, occupandosi insieme agli operai comunali della loro pulizia. Una procedura che ha coinvolto il sito in piazza Pasiani e Garibaldi, quest’ultimo davanti a Casa Candussi-Pasiani, e che è propedeutica a un evento in programma a luglio proprio per scoprire più da vicino queste strutture. Con corde e altri strumenti, quindi, gli appassionati si sono messi all’opera per riportare un po’ di pulizia negli anfratti, fino ad allora occupati dalla vegetazione cresciuta senza ostacoli.
“L’idea è nata dal rapporto che abbiamo da anni con il Centro ricerche - spiega il vicesindaco con delega ai lavori pubblici, Michele Calligaris - quando furono scoperti i pozzi. Avevano già chiesto di ispezionare i siti e li abbiamo contattati per sapere se fossero disponibili per la manutenzione”. Era infatti necessaria una profonda opera di pulizia, concentrandosi sulle aree presenti nel capoluogo del comune. Nelle frazioni di Fratta e Versa, infatti, ce ne sono di altri, su cui era già noto l’interesse degli speleologi per capirne più a fondo i dettagli. Già da tempo, inoltre, sono state posizionate delle luci esterne per valorizzare l’ambiente nelle ore serali.
Ora si sta lavorando per un tour di questi pozzi già per il prossimo mese, anche se ad oggi non c’è ancora una data certa. “Sarà raccontata la loro storia e caratteristiche” prosegue l’esponente della giunta Furlan. Uno degli ultimi ad essere emerso dalla polvere del passato è quello posto nell’area pedonale oltre la chiesa di Santo Stefano, a Fratta, risalente alla Prima guerra mondiale. Grazie a dei lavori riqualificazione del borgo svoltisi nel 2014, è stato possibile scoprire la sua presenza, fino ad allora celata da una spessa copertura in cemento armato. In questo caso, l’interno della cavità è profondo 7,60 metri e ha un diametro di circa un metro e mezzo.
Foto: Maurizio Tavagnutti/ Centro Ricerche Carsiche "C. Seppenhofer"
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