Le rotonde di Grado senza nome, tante idee per raccontare la città

Le rotonde di Grado senza nome, tante idee per raccontare la città

La proposta

Le rotonde di Grado senza nome, tante idee per raccontare la città

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 08 Ott 2021
Copertina per Le rotonde di Grado senza nome, tante idee per raccontare la città

L'iniziativa è partita da Lorenzo Boemo e il nostro giornale l'ha accolta. Da monsignor Fain a Werther De Minelli fino al Patriarca Eraclio e le Comari, numerosi e variegati i nomi proposti da alcuni studiosi.

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Sindaci, scrittori, sacerdoti ma anche figure semplici dall’estrema popolarità. Sono queste le varie proposte per dare un nome alle tre rotatore di Grado. Tre congiunzioni stradali che sono, due di esse, l’ingresso a Grado. Una si trova di fronte a Valle Le Cove, sede del cimitero, ed è la prima che si incontra giungendo da Monfalcone dopo il semaforo che conduce a Valle Goppion. La seconda è quella subito dopo Ponte Matteotti che si incontra arrivando dalla Sr352, ovvero da Belvedere di Aquileia. La terza è, invece, quella che smista il traffico tra il centro e l’Isola della Schiusa.

Tutte e tre sono molto trafficate e l’idea di dar loro un nome è stata suggerita dal vivace Lorenzo Boemo, sempre attivo in ambito multimediale e non solo, che il nostro giornale ha raccolto di buon grado. Così abbiamo ascoltato le proposte di tre persone, studiosi, storici e guide che possono fornire una panoramica generale su varie proposte. I nomi che sono stati proposti, spesso non dimenticati dalla cultura popolare ma mancanti nella toponomastica locale, sono vari. Chissà che, dopo il periodo di insediamento e di scioglimento delle pratiche burocratiche, la nuova amministrazione non raccolga l'idea.

Roberta Bressan, guida locale da decenni, propone l’Imperatore bizantino Eraclio, che donò la cosiddetta Cattedra di San Marco, reliquiario in alabastro grigio nel 630 al patriarca Primigenio. Ma anche un ricordo sarebbe doveroso nei confronti dei numerosi Maestri Elementari che hanno aiutato la scolarizzazione locale e, soprattutto, le “Comari”, le ostetriche, figure ormai quasi dimenticate ma fondamentali per la società.

Bruno Scaramuzza, poi, propone la figura del Barone Leonardo Bianchi, “il finanziatore principale dell'Ospizio marino nel 1873 e costruttore delle omonime ville nel 1900”, ma anche Guido Andlovitz, “architetto allo stesso livello del più famoso Giò Ponti e Joseph Maria Auchentaller, il pittore delle Secessione viennese”.

Una terza figura di storico, che preferisce rimanere anonimo, propone, infine, le figure di monsignor Sebastiano Tognon e di monsignor Silvano Fain, “padri e guide spirituali della comunità gradese”, ma anche Werther de Minelli, “sindaco DC che traghettò Grado nei difficili anni del dopoguerra verso lo sviluppo e la piena maturità turistica” così come il Nicolò Reverdito, “sindacalista difensore dei diritti dei lavoratori” senza dimenticare Ruggero Marocco, “geologo di fama nazionale e internazionale, attento studioso della geologia della laguna e dei cambiamenti della costa gradese”. 

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