«L’inizio della fine», viaggio tra le glorie in declino della Bassa Friulana

«L’inizio della fine», viaggio tra le glorie in declino della Bassa Friulana

Il commento

«L’inizio della fine», viaggio tra le glorie in declino della Bassa Friulana

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 10 Ott 2023
Copertina per «L’inizio della fine», viaggio tra le glorie in declino della Bassa Friulana

Cure da cavallo per palazzi case e chiese, 'crodeghin' e refosco non basteranno quando potremo mostrare soltanto fotografie.

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Già da anni, si lanciano, invano, appelli a salvare il nostro patrimonio edilizio, e artistico, più significativo; almeno per la Bassa.

Non per egoistico segno di appartenenza; semplicemente nella fiducia cieca che gli altri facciano altrettanto. Lo fanno? Ogni tanto, trionfalistici titoli a stampa: parlano di questo e di quello “salvato”. Ma è una goccia nel mare; un piano non c’è.

Ci si scompiscia dalla soddisfazione di quei “broeto, crodegnin, refosco, brovada” ammanniti (a peso d’oro) per i “gastronauti”. Sia pur buoni, quei cibi dovrebbero salvare una identità e attirare turisti a frotte.
“Tignî cont pa spina, e spandi pal cerclon!” (risparmiare per la spina della botte e spandere dalla doga …), non è nuova l’espressione, eppur si crede di farci fronte, con articoloni, servizi radiotelevisivi, che magnificano i “sapori”.

Tutti coriandoli in un tendone che va a fuoco.
Sta cadendo quasi tutto il poco che abbiamo, almeno nella Bassa, ma non solo.
Previsioni da iettatori, menagrami, sempre pronti al “brontolamento intellettuale”?.
No, basta un paio d’occhi mediamente funzionanti; un cuore che batta, e uno sguardo al futuro che non potrà non essere peggiore.
Grado, Aquileia … magari aggiungiamoci il Miramare di Massimiliano e Carlotta; e dopo?

Gorizia con case di pregio in agonia; villa Frommer più di là che di qua … Gradisca, col castello in perenne attesa.
Case di pregio nei paesi (sono il tessuto connettivo), denudate dagli intonaci, supplicano di riprendere una storia.
Giassico che rischia di implodere.
Paesi bellissimi come Tapogliano e Joannis semichiusi con case del Quattrocento tenute in piedi da Domineiddio.
E poi la via crucis, a cominciare dalla dogana teresiana di Nogaredo, dalla villa settecentesca di San Vito.
Fra le poche eccezioni, la centa di Joannis. Villa Roncato a Crauglio (in extremis Villa Antonini a Saciletto, ma deve appena cominciare…); il resto sepolto da restauri dei “novatori edilizi”.
Campolongo e Cavenzano, con eccellenze in apnea, e sconce cadute come villa Antonini, visibile condanna a chi passa.
E Aiello, la piccola Vienna? Villa Attems si tiene in piedi la facciata; il retro crollato.

Ci vorrebbe una zampata di dignità, ma non a livello locale: più su, ai piani superiori del livello politico.
Dalla Regione, almeno, con cure di cavallo:
Sempre ad Aiello, villa Teuffenbach, non straordinaria, ma segno di quel tessuto urbano che frega i poveri: prima spremuti nel sangue per farle, e ora li priva della bellezza, non gode proprio di ottima salute.
E poi la chiesa di San Domenico, chiesa domenicana classica,certamente d’autore, salvata più volte dal proprietario suo sumptu ora a rischio immediato che inizi la fine: ci sono due buchi del tetto che iniziano la marcia funebre. Possibile che, per questa chiesa non si sia levata una, una voce autorevole in campo ecclesiastico o civile?!
Sfioriamo Perteole, per chi capisce e andiamo a San Nicolò di Ruda con la commenda crollata; medioevo carico di storia, in briciole. O parliamo della (bellissima) stazione ferroviaria di Terzo di Aquileia, dove fece la prima sosta in treno che portava a Roma le spoglie del Milite Ignoto…
Tutti innocenti?
I massimi livelli no.
Di qualsiasi colore, se non si accorgono di questo.
E non basta mettere in mostra fiere; non servono; questi prodotti si troveranno anche a Honolulu.
E i turisti andranno nel centro Europa, straricchi di bellezze, dove si restaurano perfino i fili spinati dei campi di concentramento, che qui, volutamente, si lasciano cadere.
Nel Friuli in crisi nera riguardo sue, non infinite, bellezze, le sagre del “bugel” non servono, almeno se non precedute, o accompagnate, dall’interesse per un paesaggio che se ne va.
Il disinteresse quasi generale è “spiegabile”, ma chi “regge” non si può chiamare fuori.
Discutano pure di muri o reti per tener fuori quelli che saranno i nostri turisti! ma forse la gente potrebbe chiedere loro grandi idee per il paesaggio, e soprattutto azione programmata a tappeto.

In foto: Aiello, chiesa di San Domenico: nella foto realizzata col drone da Ivan Bianchi, le nuove aperture sul tetto.

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