In mille salutano il professor Casasola, chiesa gremita di giovani. Gismano, «credere nella vita fragile ricevuta»

In mille salutano il professor Casasola, chiesa gremita di giovani. Gismano, «Credere nella vita fragile ricevuta»

L’ULTIMO SALUTO

In mille salutano il professor Casasola, chiesa gremita di giovani. Gismano, «Credere nella vita fragile ricevuta»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 07 Ago 2025
Copertina per In mille salutano il professor Casasola, chiesa gremita di giovani. Gismano, «Credere nella vita fragile ricevuta»

«É di una vera fraternità che abbiamo bisogno». Redaelli presiede le esequie, accorato il ricordo dei colleghi. Commozione fra gli studenti.

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Erano in più di mille, soprattutto giovani e giovanissimi, ragazzi e ragazze suoi alunni nel corso del percorso da docente in alcuni istituti del territorio Goriziano. Ma anche parenti, amici, conoscenti, persone che hanno apprezzato anche il suo impegno all’interno degli ambienti parrocchiali o associativi, come nell’Associazione Culturale Bisiaca. Lui, Mauro Casasola, scomparso improvvisamente giovedì 31 luglio nella propria abitazione di Redipuglia, è stato salutato stamane, 7 agosto 2025, nella chiesa di San Nicolò a Monfalcone.

Ad affollare la navata della chiesa sono stati soprattutto i tantissimi alunni del Liceo Buonarroti, che ricordano il professor Mauro Casasola come un insegnante sempre presente, disponibile e capace di portare il sorriso anche nelle giornate più difficili. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un vuoto profondo in tutta la comunità scolastica, che si è raccolta in massa per rendergli un ultimo commosso saluto.

La chiesa non è riuscita a contenere la grande partecipazione, tanto che moltissimi ragazzi sono rimasti nel parcheggio antistante, in rispettoso silenzio, testimoniando con la sola semplice presenza quanto forte fosse il legame che il professore era riuscito a costruire negli anni con le giovani generazioni, quelli che lui definiva affettuosamente come “i miei muleti”.

Gli studenti si sono commossi e hanno ricordato con un rispettoso silenzio chi era Mauro e cosa rappresentava per loro la sua figura, tanto da commentare: «È stato come un pugno nello stomaco e non sono riuscita a trattenere le lacrime».

A presiedere la celebrazione eucaristica esequiale è stato l’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli che, introducendo la liturgia, ha invitato alla preghiera: «Dove c’erano le tenebre ora c’è luce» richiamando all’ascolto di «parole di speranza e di conforto». In prima fila i parenti più stretti, la mamma Carmen, il papà Paolo, la moglie Mariacristina, i suoceri, i cognati, gli zii, i cugini.

Tanti gli studenti tra i banchi della chiesa, in piedi e fuori: oltre un migliaio in totale coloro che hanno deciso di prendere parte alla liturgia esequiale. Folla anche per l’ultimo saluto in obitorio nella prima mattinata, così come la veglia di preghiera organizzata a Redipuglia alle 19 di ieri, mercoledì 6 agosto. «La figura che più può rappresentare Mauro è quella del buon pastore che ritroviamo ad Aquileia: ora vedo Mauro nella pace tenuto sulle spalle dal Padre come l’agnello nel mosaico aquileiese» così il parroco di Fogliano, Redipuglia e San Pier d’Isonzo, don Giorgio Longo.

Una quindicina i sacerdoti presenti a concelebrare, tanti i colleghi di scuola, docenti, personale Ata, collaboratori. All’omelia, don Franco Gismano ha citato l’omelia di monsignor Brambilla, vescovo di Novara, pronunciata dal presule alle esequie di don Matteo Balzano. Un lungo momento di silenzio ha anticipato la riflessione: «Il vescovo di Novara di fronte alla notizia inaspettata e incomprensibile della morte di don Matteo, avvenuta meno di un mese fa, una morte simile a quella di Mauro, rimase colpito dalla partecipazione alla preghiera e dall’affetto di tante persone e di giovani nei confronti di questo sacerdote che fu un educatore stimato e seguito».

Don Gismano ha ribadito l’impegno di Casasola come «insegnante di religione ed educatore nelle comunità parrocchiali in cui è cresciuto e ha abitato con la sua famiglia. Ha creduto in tutto ciò che insegnava. E questa sua fede rimane e noi come testimonianza». Secondo il sacerdote «la vita è dunque un dono che non si realizza con le nostre sole forze umane. Questa consapevolezza produce in noi una sofferenza ed un’inquietudine che spinge a voler superare la condizione di fragilità. Abbiamo bisogno di intelligenza e cuore per diventare sempre più umani. Eppure non basta».

Dunque, è di una «vera fraternità che abbiamo bisogno. Condividiamo le nostre difficoltà e apriamoci a vere relazioni di ascolto e di aiuto perché abbiamo bisogno di credere nella vita fragile che abbiamo ricevuto. È vero che si realizzerà pienamente solo nell’ultimo giorno ma è vero anche che non c’è gioia più grande che anticipare l’ultimo giorno in ogni giorno della nostra vita», ha concluso Gismano.

Anche gli insegnanti di religione dell’arcidiocesi hanno voluto testimoniare con un messaggio, letto da don Marco Zaina, il loro affetto e l’amicizia ribadendo come «la tua presenza ha sempre fatto la differenza, perché rendevi speciale ogni momento». Sono stati gli insegnanti a sottolineare come «non eri solo un collega ma soprattutto un amico», ribadendo il suo impegno per la salvaguardia del dialetto bisiac, «come se volessi custodire antichi e profondi valori per restituire a noi l’anima della tua terra». Lascia «un vuoto grande ma anche un’eredità silenziosa, quella di chi ha vissuto con autenticità, con amore per il prossimo e con la profonda leggerezza di chi sa che ogni giorno è un dono».

«In questo momento, ci accompagni la consapevolezza che la vita è come un fiume che scorre dalla sorgente verso il mare, all’inizio è un ruscello dalle limpide acque che scorrendo tra i sassi o nelle fenditure delle rocce sembra quasi elevare un canto di lode che ispira allegria. Scorrendo verso valle, verso il mare, quel fiume conosce periodi di secca, in cui l’acqua scarseggia, o periodi tranquilli dove l’acqua scorre placidamente. Intorno a questo fiume – così ha concluso don Zaina – si snoda la vita di ciascuno. Ci sono anche momenti di secca in cui si rompono gli argini e l’acqua invade l’intimo delle case e dei cuori. Quando l’acqua si ritira, quando quella forza viene meno, pian piano l’acqua ritorna cristallino e una cosa sola può aiutare a rimettersi in piedi: la speranza».

Anche al cimitero comunale di Monfalcone, numerosi presenti hanno voluto rendere omaggio al professore, accompagnandolo con partecipazione, silenzio e rispetto nel momento della deposizione della salma. La folla, composta da colleghi, ex studenti ed amici è rimasta compatta e raccolta fino all’ultimo saluto, a testimonianza del profondo affetto e della stima che circondavano la sua figura. 

Ha collaborato Enrico Valentinis.

Foto di Ivan Bianchi e Salvatore Ferrara.

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