«La guerra in Ucraina cambierà il mondo», Toni Capuozzo ospite a Gradisca

«La guerra in Ucraina cambierà il mondo», Toni Capuozzo ospite a Gradisca

domani sera

«La guerra in Ucraina cambierà il mondo», Toni Capuozzo ospite a Gradisca

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 26 Mar 2022
Copertina per «La guerra in Ucraina cambierà il mondo», Toni Capuozzo ospite a Gradisca

L'incontro con il giornalista a teatro, «Usa e Ue ragionano su come buttare giù Putin».

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“Guerra” è tornata ad essere la parola più scritta e pronunciata, riecheggiando con drammatica forza in ogni angolo di discussione. Toni Capuozzo l’ha scritta migliaia, forse milioni di volte nei suoi articoli, raccontando i drammi e i retroscena dei conflitti che negli ultimi decenni hanno sconvolto l’Europa e il mondo intero. Il giornalista sarà ospite domenica sera alle 18 a Gradisca, per un incontro organizzato dall’International police association di Gorizia al Nuovo teatro comunale, guardando a quanto accade nell’ex repubblica sovietica e ai suoi inevitabili riflessi sull’Occidente. Al netto dei paragoni storici.

“Quanto vediamo in Ucraina - spiega - non riporta le lancette indietro di 70 anni. La storia dei Balcani può essere invece in parte utile per capire lo scenario. Abbiamo a che fare con un conflitto destinato a cambiare il mondo in futuro, ridisegnandolo e mettendo in forse la globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta finora. Se dovessimo tornare indietro per un paragone, guarderei al Muro di Berlino, quando iniziò l’inabissarsi della Russia come potenza mondiale e regionale da Gorbaciov a Ieltsin. La forza di Putin è essere stato colui che ha fatto uscire Mosca da questa emarginazione”.

Lo storico reporter di guerra guarda nel substrato di quanto succede “tensioni nel mondo slavo. Ucraini e russi sono popoli cugini, che hanno visto momenti drammatici e splendidi insieme, ma questo non rende un conflitto più facile. Anzi, le guerre che mettono di fronte l’uno e l’altro tra popoli simili sono spesso più feroci di quelle tra ‘sconosciuti’". A questo si unisce il “dramma delle famiglie miste, così come nei Balcani, che oggi sono lacerate. È come quando vedi un blocco di iceberg che si stacca, la guerra fa allontanare cose che prima erano molto simili”. Capuozzo guarda con scetticismo, invece, gli accostamenti con la Seconda guerra mondiale.

“Dire che Putin è il nuovo Hitler è improprio, la Russia ha pagato con 25 milioni di morti la battaglia contro il nazifascismo. Zelensky parla di genocidio e olocausto degli ebrei, ma non fa bene alla sua causa fare paragoni impropri. Quella russa è sicuramente un’aggressione ma è un’altra cosa”. La guerra scatenata dal Cremlino non è solo militare, ma soprattutto mediatica e la cosa vale per entrambi i fronti: “La Russia è specializzata nel controllo dell’informazione. È una tradizione continuata nell’epoca post-sovietica, mettendo al bando i giornalisti curiosi. La propaganda di guerra c’è anche dall’altra parte, però, e dobbiamo stare attenti da ogni notizia”.

Il giornalista guarda soprattutto alle recenti informazioni discordanti arrivate sul teatro di Mariupol, con numeri e aggiornamenti che nel corso dei giorni si sono contraddetti. “Chi è stato in guerra sa che, dove ci sono state stragi, c’è un odore che non si scorda”. Anche il conteggio delle vittime lascia qualche dubbio, con una disparità netta: “Oggi i russi dicono che hanno avuto 1351 morti, gli ucraini invece parlano di 20mila. Le Nazioni Unite parlano di poco più di mille vittime civili. La cosa vera è il dolore dei civili, dagli ucraini alle madri russe che perdono i propri figli soldati”.

Sulla propaganda di Putin, Capuozzo si dice contrario alla messa al bando di Russia Today e Sputnik, deciso dalla Commissione europea già nelle scorse settimane. Analogo discorso per quanto sta accadendo in questi giorni con il caso Orsini. “Trovo sciocco censurare, è un insulto all’intelligenza delle persone. Se non sanno giudicare, ci sarà sempre qualcun altro che dirà qualcosa. Così come se qualcuno che dice che la terra è piatta, devo contare sul fatto che qualcuno si faccia delle domande”. Parallelamente, invece, “non si può confondere un governo con il popolo, si arriva alla cancel culture. Non costruisci futuro o il presente ma elimini il passato”.

Il riferimento è alle azioni intraprese in Europa verso molti aspetti della cultura russa. Ciò che non sarà cancellabile sarà sicuramente l’impronta lasciata dal conflitto nel mondo slavo: “La memoria è una condanna, gli ucraini che ricordano la loro storia sotto Stalin come se fosse recente. È uno strascico di odi per generazioni”. Ciò si vede ancora oggi in Bosnia, a 30 anni dalle bombe che devastarono quell'angolo di Balcani (“Non c’è pace, è solo un silenzio delle armi) , e un punto di non ritorno è già stato oltrepassato: “L’Unione europea e gli Usa ragionano su come buttare giù Putin, siamo andati oltre. A Sarajevo morì l’Europa, oggi dov’è a Kiev?”.

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