lo spettacolo
La Grande guerra raccontata sul palco da Fannie e Anita, debutto a Gradisca
Tre serate per il debutto dell'ultima produzione di Artisti associati, la storia di due donne che vivono le tragedie della Grande guerra.
Debutterà alla Sala Bergamas di Gradisca d’Isonzo, nell’ambito della rassegna "Innesti-Connessioni teatrali affatto prevedibili", l’ultima produzione ArtistiAssociati-Centro di produzione teatrale da un progetto di Sara Alzetta (nella foto): "Fannie e Anita", con Sara Alzetta e Daniela Gattorno, e con le musiche originali di Max Jurcev. Lo spettacolo sarà proposto nelle serate del 14, 15 e 16 giugno alle 20.30. Le prevendite saranno aperte un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
«Ho cominciato a scrivere della storia della nostra area (che è, poi, la storia del Novecento, di una sua buona parte) - spiega Sara Alzetta - nel 2014, al centenario dell’entrata nella Grande guerra. L’ho fatto attraverso gli occhi e le emozioni di due donne, Fannie e Anita, la prima della borghesia austriacante (e con la Grande guerra perderà tutto il suo mondo) e l'altra proletaria (e il secolo sarà suo). La mia intenzione era quella di restituire uno sguardo reale, senza ideologismi e storiografie, vivo, leggero e pieno di sentimenti».
«E così ho continuato a seguire le mie antenate immaginarie nel difficile primo dopoguerra, quando Trieste continua ad essere attanagliata dalla miseria, presa d’assalto dall’influenza spagnola, impoverita dalla speculazione del cambio corona-lira e dall’esodo della componente austriaca della popolazione (che perde il suo status di classe dirigente); non da ultimo, nel 1920 viene dato alle fiamme il Narodni Dom, come battesimo dello squadrismo organizzato».
«Hanno così inizio le violente reazioni nazionalistiche, il terribile rilancio, “la vittoria mutilata” a coprire le disastrose condizioni economiche in cui l’Italia si risvegliava finito il conflitto. E tornando alle nostre due donne, Fannie perde irrevocabilmente lo status e Anita conosce il socialismo». Due attrici e un musicista in un allestimento scenico astratto, povero, composto, perlopiù, di luci e qualche sedia; la musica e i movimenti delle due donne a indicare che la storia non finisce, si riavvolge, si ripresenta… che il Novecento, nei nostri territori, non si è mai concluso.
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