L’ATTESA APERTURA
Grado taglia il nastro del suo «vivo» Museo del Tesoro sito negli spazi dell’ex Canonica, inaugurazione il 6 dicembre
Nell’edificio intitolato a monsignor Sebastiano Tognon, in mostra reperti e pezzi unici, datati dal II al XVIII secolo. Si conclude l’iter ultraventennale, iniziato con l’accordo tra Parrocchia di Sant’Eufemia, Comune di Grado e Ministero della Cultura.
Verrà inaugurato ufficialmente sabato 6 dicembre, alle 11, il Museo Civico del Tesoro di Grado nato all’interno degli spazi dell’ex Canonica. L’iniziativa è frutto di un accordo tra il Comune di Grado e la Parrocchia di Sant’Eufemia, avallato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Friuli Venezia Giulia del Ministero della Cultura, e rimasto inattuato per quasi vent’anni. Il museo sarà dedicato a monsignor Sebastiano Tognon, arciprete dell’Isola dal 1913 al 1956 e strenuo difensore del Tesoro della Basilica, anche a rischio della vita, durante la Prima Guerra Mondiale.
I risultati di quello che il sindaco Giuseppe Corbatto ha definito «un parto travagliato» ma «un grande risultato» sono stati presentati stamane, venerdì 28 novembre, in municipio. Per il primo cittadino, il sito «rappresenta la memoria collettiva, è un dono alle future generazioni, che avranno così la possibilità di conoscere, custodire e tramandare le nostre radici più profonde».
La struttura L’allestimento del Museo del Tesoro della Basilica di Grado, giunge al termine di un percorso progettuale condiviso. La progettazione in tutte le fasi, fino alla Direzione Lavori, è stata curata dallo studio MOD.LAND architetti associati. Il progetto è stato firmato e coordinato dagli associati architetti Moira Morsut e Ramon Pascolat con il contributo dell’architetto Enrico Smareglia.
Il progetto di allestimento interpreta il contesto fisico degli spazi dell’ex canonica e da evidenza del progetto scientifico curato dal dottor Dario Gaddi. La valorizzazione dei reperti è affidata ad un racconto cronologico e suggestivo della storia del territorio, della città e dei suoi abitanti. Il museo non descrive solo una sequenza di avvenimenti storici, ma è il luogo dove comprendere la città nella sua dimensione fisica e geografica, dove sono rese evidenti le implicazioni sociali ed umane che hanno determinato il "carattere" unico di Grado. L'esposizione dei reperti è accompagnata da contributi multimediali (video sonori), curati dalla società Italy Qb di Venezia, funzionali a una narrazione che vuole essere scientificamente corretta ma allo stesso tempo "evocativa".
Il museo si sviluppa sui due piani. Al piano terra, dopo l'area accoglienza, è posta la sezione dedicate all'inquadramento geomorfologico dell'isola, alla città Romana e a quella Paleocristiana. Al primo piano una sorta di galleria centrale, conduce al cuore del museo: la stanza del Tesoro della Basilica, dove trova spazio il Calco della Cattedra-reliquiario di Eraclio. Lateralmente le sezioni dedicate a Grado Altomedioevale e al Medioevo. Il percorso espositivo integra visivamente il contesto urbano: le finestre inquadrano la Basilica di Sant'Eufemia e gli scavi della Basilica parte integrante del racconto museale. Chiude il percorso la sezione dedicata al Rinascimento e all'età moderna.
Dopo aver rivolto un pensiero ai suoi predecessori monsignor Armando Zorzin e monsignor Michele Centomo – sacerdoti che hanno visto nascere e crescere il percorso di valorizzazione e realizzazione del polo - il parroco monsignor Paolo Nutarelli è intervenuto sottolineando la testimonianza di creatività e speranza che rappresenta il luogo nel quale sono custoditi tutti i beni che restano di proprietà della parrocchia di Sant’Eufemia quali oggetti di contemplazione e segno della vita comunitaria.
«Si tratta di una pagina nuova della nostra storia, finalmente consegnata alla comunità - spiega il parroco - il Tesoro della Basilica rappresenta la memoria più profonda di Grado, con oggetti che non parlano solo del passato, ma continuano a dire chi siamo oggi. La collaborazione con la Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia, che ne avrà materialmente in mano la gestione, diventa un nuovo ponte tra Grado e Aquileia, un segno di quelle sinergie preziose che uniscono due realtà sorelle». il sacerdote ha inoltre ricordato che il giorno seguente all’inaugurazione ricorrerà l’anniversario della morte di monsignor Sebastiano Tognon «che difese il tesoro con coraggio: senza la sua custodia appassionata, forse oggi non saremmo qui».
La storia del Museo inizia nell’ormai lontano 2001, quando comincia l’iter che porta nel 2006 ad un accordo tra la Parrocchia di Sant’Eufemia e l’Amministrazione Comunale di Grado, con l’avallo del Ministero della Cultura e dell’allora Soprintendenza per i beni archeologici, architettonici, ambientali, artistici e storici del Friuli Venezia Giulia. Come anticipato, la gestione del museo sarà affidata dal Comune di Grado alla Fondazione So.Co.B.A, che ne garantirà l’apertura, la custodia e la vendita dei biglietti.
Il Museo Civico sarà aperto, con orario dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, nelle giornate del 6, 7, 8, 13 e 14 dicembre, dal 20 al 30 dicembre e dall’1 al 6 gennaio. L’allestimento ha visto l’impegno e il prezioso lavoro di molte maestranze coinvolte.
Per la realizzazione dell’allestimento è intervenuta la ME.VI. snc, mentre i contenuti multimediali sono stati curati da Italy q.b. srls. Atrel srl ha provveduto alla posa delle installazioni digitali.
I trasporti dei reperti restaurati dalla L.A.A.R. srl di Emanuela Querini sono toccati alla Malvestio Diego & C. snc. Ad ideare le stampe tipografiche ci hanno pensato tre realtà specializzate: la Artefatto srl, Art&Grafica snc e Triplika snc.
Se il parroco monsignor Nutarelli ha definito quanto verrà inaugurato «un museo vivo», il curatore scientifico Gaddi ha sottolineato l’importanza della trasmissione della conoscenza della storia dell’Isola, «un sito di rilevanza per l’Italia settentrionale». Per Gaddi, in quel “Tesoro” quindi è custodita quindi la Fede della comunità. Quanto sarà visitabile è segno di «riappropriazione delle radici comunitarie». Un concetto al quale si è rifatto anche l’architetto Pascolat che ha riferito di «un lavoro gravoso nel tradurre desideri e aspettative» sulle testimonianze “riemerse” in un ambiente di cui sono stati ricostruiti gli spazi e valorizzati i reperti che favoriscono anche la comprensione della dimensione fisico geografica del patrimonio in esposizione.
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