Grado, il voto del Perdon richiama centinaia di turisti e fedeli in laguna

Grado, il voto del Perdon richiama centinaia di turisti e fedeli in laguna

L'appuntamento

Grado, il voto del Perdon richiama centinaia di turisti e fedeli in laguna

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 03 Lug 2022
Copertina per Grado, il voto del Perdon richiama centinaia di turisti e fedeli in laguna

Rispettata anche per il 2022 la tradizione che si svolge dal 1237. Ultimo viaggio per l'ammiraglia Stella del Mare.

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Sciolto, anche per il 2022, il voto della comunità di Grado alla Madonna di Barbana. Una ricorrenza che si ripete dal 1237 come ringraziamento da parte dei gradesi per la fine dell’epidemia di peste. Protagonisti della processione votiva non solo i numerosi volontari ma anche le centinaia di fedeli che hanno preferito la partenza dal Porto piuttosto che l’arrivo, visto il caldo torrido di questi giorni.

A guidare il corteo dalla Basilica di Sant’Eufemia a Porto Mandracchio il parroco, monsignor Paolo Nutarelli, dopo la messa delle 8, semplice e con pochi canti, celebrata da don Gianni Medeot. Come da tradizione, solo il canto delle litanie ha accompagnato l’effigie, né banda, che ha atteso a bordo della Nuova Cristina la partenza, né con la presenza colorata degli stendardi, anch’essi già pronti sui pescherecci.

Così la Madonna è arrivata in Porto dove il parroco ha consegnato nelle mani dell’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, la stola per guidare la processione fino a Barbana, non senza un omaggio – così come al rientro – alla statua della Madonnina del Mare in località Pampagnola. Presenti numerosi sodalizi locali, primo fra tutti quello dei Portatori della Madonna di Barbana, ma anche i Marinai, Croce Rossa, Sogit, Donatori di Sangue, Grado Voga, Ausonia, Graisani de Palù.

Messa celebrata all’aperto, di fronte la Cappella dell’Apparizione, presieduta dal presule che ha voluto ricordare come il messaggio cristiano non si fondi sulla condanna bensì sul perdono. Per Redaelli lo stile del cristiano è “uno stile di sobrietà, di semplicità, di essenzialità, di fedeltà al mandato, di fiducia verso l’accoglienza degli altri, da ricevere senza ritrosie, senza sentirsi umiliati e con riconoscenza e senza creare tensioni con altre famiglie. Lo stile di chi porta la pace. Una pace che non è il solito saluto shalom, ma è quella del Signore, che deriva dall’accoglienza del regno di Dio, che è un regno di salvezza, di riconciliazione, di cura e proprio per questo Gesù chiede ai discepoli di curare i malati”.

“Però, proprio perché la proposta che portano è molto vera e interpella la libertà della persona, i discepoli devono sapere che possono andare anche incontro a un rifiuto. Un rifiuto che diventa un autogiudizio: Dio non condanna nessuno, ma rispetta la libertà di ciascuno, chi rifiuta la sua salvezza si esclude automaticamente da essa”, ha proseguito Redaelli.

Dovremmo essere più consapevoli che ognuno di noi ha una responsabilità personale davanti a se stesso, agli altri, a Dio, ma anche che ognuno di noi partecipa in diversa misura a disegnare una responsabilità collettiva, con le sue azioni, le sue parole, i suoi sentimenti. Anche le chiacchiere incontrollate da bar e non solo le delibere di giunta o i decreti di un governo sono determinanti per creare l’atteggiamento di pace, di giustizia, di accoglienza, di riconciliazione di una città o nazione o, al contrario, per fomentare guerra, odio, rifiuto”, sono ancora le parole di Redaelli che ha invitato a riflettere sull’agire comune. “Come costruisco io il sentire, l’agire, il giudicare della mia città? E come il mio essere credente nel Vangelo di Gesù mi aiuta a vivere questa responsabilità? Sarebbe una bella domanda da farsi e non solo da parte dei cittadini di Grado.

“È saggio allora affidarci quest’oggi alla sua intercessione, affidare in particolare la città di Grado e i suoi ospiti, affinché possiamo imparare a vivere uno stile evangelico e a sostenere coraggiosamente la nostra responsabilità personale e collettiva a favore della pace, della gioia, della salvezza”, ha concluso il presule.

Da parte sua, il sindaco Claudio Kovatsch, prima di donare simbolicamente l’obolo al priore del Monastero, padre Benedetto Albertin Osb, ha voluto chiedere la protezione della Vergine su di sé “sull’amministrazione e il consiglio intero e la macchina comunale per poter continuare a operare pur nelle mille difficoltà a favore e per il bene dell’intera comunità e di tutti gli ospiti”, conscio che “dopo la salute, fondamentale, la pace e la fratellanza sono gli altri obiettivi fondamentale”.

Kovatsch ha ricordato i giovani, “che hanno sofferto, forse più di tutti, il periodo della pandemia”.Il primo cittadino ha anche sottolineato come quello del 2022 sia l’ultimo viaggio per la Stella del Mare che “non è più in grado di proseguire il proprio percorso e che a breve sarà sostituita da una che sarà acquistata dai Portatori della Madonna di Barbana. Mi auspico – ha concluso il sindaco – che si possa anche riprendere il lato profano della manifestazione nei prossimi anni”.

Rientrata la processione sull’Isola, c’è stato in basilica il canto del Te Deum e la benedizione eucaristica. Nella conclusione, monsignor Nutarelli ha voluto ringraziare tutti coloro che “si sono adoperati per l’organizzazione di questa edizione del Perdon”.

Foto di Timothy Dissegna. 

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