Grado, il Perdon evita la pioggia e il voto si scioglie. Redaelli: «Essere Cristiani è un tesoro»

Grado, il Perdon evita la pioggia e il voto si scioglie. Redaelli: «Essere Cristiani è un tesoro»

La processione

Grado, il Perdon evita la pioggia e il voto si scioglie. Redaelli: «Essere Cristiani è un tesoro»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 06 Lug 2025
Copertina per Grado, il Perdon evita la pioggia e il voto si scioglie. Redaelli: «Essere Cristiani è un tesoro»

La processione di barche ha raggiunto Barbana dove è stata celebrata la messa dall'arcivescovo metropolita di Gorizia.

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Un piccolo miracolo che ogni anno si rinnova nello splendore del sole e della fede. È quello del Perdon di Barbana, tradizionale processione della Madonna degli Angeli sin dal lontano 1237 portata a braccia dalla Basilica di Sant’Eufemia lungo le vie cittadine e quindi in barca alla volta dell’isola, in cui sorge il santuario mariano e ha sede la comunità benedettina originaria del Brasile.

La festa fino a notte fonda del “Sabo Grando” è scivolata verso la domenica di oggi – 6 luglio – quasi senza interruzione. Per rendere il Perdòn ogni anno speciale nell’abbraccio della Vergine Maria ai suoi cittadini e rinnovare lo spirito cristiano come testimoniato nella Lettera di San Paolo Apostolo, letta all’ombra degli alberi dell’isola.

Oltre alla “Regina del Mare” addobbata in gran pavese con bandiere e ortensie, a sfilare in un pre-corteo sono state le imbarcazioni delle innumerevoli associazioni accompagnate dalla “Torsiolona” parrocchiale, seguite dai reburci e dai mezzi di supporto. Dopo aver lasciato il porto Mandracchio alle nove in punto abbracciata da una folla commossa - assiepata lungo il canale principale o pronta a sbracciarsi dietro i preziosi drappi esposti in onore di Maria - la “Regina del Mare” si è diretta alla volta della Madonnina antistante porto San Vito sulle tradizionali note struggenti, per poi oltrepassare il ponte girevole interdetto al traffico. 

Già s’intravedeva in lontananza il profilo arcuato del santuario, ergendosi con il suo cupolone e il campanile come un miraggio sul pelo del mare. Un percorso mistico che moltiplica le emozioni dei fedeli fra barene e briccole sulle cui sommità sostano di vedetta gabbiani e sterne, sentinelle di un mondo che trascende la banalità quotidiana. Ormeggiate le imbarcazioni, ad accogliere la Madonna e le autorità è stata la frescura degli alberi sotto cui si è celebrata la messa, officiata dall’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli insieme a don Sinhue Marotta e don Paolo Nutarelli. «Siamo quelli che hanno portato la Laguna in piazza San Pietro», ha esordito Sua Eccellenza innanzi ad abitanti, autorità e turisti, in riferimento al presepe ligneo dello scorso Natale. «Sarebbe bello portare la Madonna di Barbana risalendo il Tevere», aggiunge con una punta d’ironia. E nel raccontare un evento vissuto la scorsa domenica sulle Dolomiti durante un incontro di formazione per catechisti del Triveneto, ha voluto riflettere sulla complessità della scelta di avvicinarsi a Dio. «A volte – medita Monsignore – capita che a otto o nove anni bambini che stanno per ricevere la comunione non siano ancora stati battezzati. Come accompagnarli verso questa strada?». 

Un ruolo con il quale si confronteranno i 72 discepoli designati dal Signore, che raccomanda loro di non portare «borsa, né bisaccia, né sandali», affinché possano accogliere con umiltà ciò che viene, portando la pace, annunciando il regno di Dio e guarendo i malati. «Gesù – prosegue nella sua omelia mentre soffia il vento e il rigogolo canta flautato fra i rami – dice che dobbiamo preparare la strada al Signore. Perché la fede è un suo dono, e non è possibile sostituirsi a coloro che gli si avvicinano». Un incontro personale e insostituibile del quale il catechista e il fedele può divenire testimone. «Non dobbiamo esibire l’essere cristiani – aggiunge – ma non dobbiamo nemmeno nasconderlo. È un tesoro grande, quello che ci è stato donato. 

Lo stesso gesto di oggi è una piccola testimonianza della nostra fede. Trovare una risposta – conclude – è impegnativo, ma è una ricerca che può dare gioia». Un annuncio di pace che possa essere segno tangibile contro le atrocità delle guerre e il diffondersi del nichilismo. A prendere la parola è stato poi il primo cittadino Giuseppe Corbatto, che nel salutare comunità monastica, autorità e fedeli ha rimarcato come la processione non sia solo «semplice rito del passato, ma un atto vitale di memoria e speranza», un indissolubile «legame con la Madonna della Laguna» che rappresenta la «cerniera tra la nostra storia e il nostro domani». In un periodo storico dominato dagli irrazionalismi e dalle invasioni da parte delle superpotenze diventa sempre più urgente riflettere sul significato del proprio ruolo nel mondo. «In un’epoca – aggiunge il sindaco – in cui l’uomo smarrisce il senso profondo di sé, questa processione è un faro: ci ricorda chi siamo, da dove veniamo, e che nessuna crisi – identitaria, economica o sociale – può spegnere la luce della speranza quando è ancorata alla fede». Al dono della laguna «simbolo di resilienza divina e impegno umano» si aggiunge la riconoscenza verso le associazioni «cuore pulsante di Grado», con l’auspicio che sotto lo sguardo della Vergine tre nuovi semi possano germogliare. «Il rilancio delle radici di cura – in riferimento al turismo termale – il passaggio del testimone» affinché i giovani possano acquisire le tradizioni con lo stesso «amore viscerale per quest’isola», e la vocazione all’«apertura» all’insegna della Mitteleuropa. 

Le celebrazioni accompagnate dalla Banda civica hanno raggiunto il culmine nell’abbraccio corale fra i convenuti, che hanno potuto portare con sé come souvenir di Barbana il prezioso basilico coltivato dalla comunità monastica. «In un angolo dell’isola – spiega il referente Leonardo Tognon – al posto dell’ex reparto per le sabbiature è stato allestito un Orto botanico, dove sono state piantate 2133 piante di basilico». Presente fra le autorità anche il prefetto di Gorizia Ester Fedullo e il presidente della Carigo Roberta Demartin, la quale ha invece ricordato come le ortensie utilizzate per decorare le imbarcazioni provengano dal giardino di Via Forte del Bosco a Gorizia. «Da molti anni – precisa – le ortensie che adornano le barche e soprattutto la statua della Madonna sono offerte dalla fondazione Carigo e sono prese dal Giardino Viatori. Un segno di vicinanza all’intera comunità di Grado e soprattutto alla comunità sacra di Barbana». Dopo il brindisi la processione si
è avviata al suono delle fanfare e dei cori verso il Porto Vecchio, non senza tralasciare un ultimo inchino alla Madonnina. In onore della quale le ortensie sono state gettate in mare, dipingendo di petali rosa le acque su cui veglia la Vergine.

Foto di Enrico Cester e Rossana D'Ambrosio.

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