Grado, Munaro e Buzzatti. Due artisti a confronto

Grado, Munaro e Buzzati. Due artisti a confronto

L’INCONTRO

Grado, Munaro e Buzzati. Due artisti a confronto

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 25 Lug 2025
Copertina per Grado, Munaro e Buzzati. Due artisti a confronto

L’artista bellunese adottato dall’Isola dialogherà con Tullio Svettini nella serata del 25 luglio

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Due giganti al confronto. L’uno, Vincenzo Munaro, che ha dedicato le sue forze a pittura e scultura. L’altro, Dino Buzzati, che la vita l’ha votata al giornalismo, oltre che alla scrittura di racconti e romanzi, manifestando la propria vena artistica anche attraverso l’universo della pittura. Entrambi bellunesi in esilio dalla terra natia, se non fosse che Munaro rientra nella sua Chies d’Alpago quando l’autunno ha ormai fatto il suo ingresso, per poi tornare a primavera riaprendo i battenti della bottega di via Marina a collezionisti e intenditori. «Siamo andati via dalla nostra terra, ma siamo tornati», commenta l’artista da Grado, dove nella serata di venerdì 25 luglio incontrerà il pubblico per ripercorrere la sua vita.

A dialogare con il pittore ci sarà l’attore e regista graisano Tullio Svettini, originario di Rovigno ma trasferitosi a Grado durante l’esodo istriano-dalmata, che per l’occasione leggerà alcuni brani tratti da “Il richiamo della pittura” della critica Dagmar Bernardis. «Non ci vuole molta immaginazione – riflette l’umanista viennese – per ritrovare parallelismi tra Buzzati e Munaro. Entrambi sono veneti, Buzzati è nato a Belluno e Munaro a Funès, a soli 25 chilometri di distanza». Una lontananza che si annulla quando Munaro si reca ad Anconetta per disegnare e dipingere la villa dello scrittore, più volte incontrato di persona.

Di recente il vecchio granaio ha riaperto gli spazi grazie a un bando Pnrr, con cui si sono restaurati gli ambienti mantenendo inalterata l’identità dell’edificio seicentesco. «Disegnavo il granaio e l’annessa chiesetta di San Pellegrino, ma anche la villa – precisa – con gli affreschi che stavano al suo interno. Facevo acquerelli o disegni a china, e Buzzati l’ho incontrato due tre volte. “Che bene che sai disegnare”, mi diceva. Mentre lui non aveva mai lavorato con la china». L’autore del celebre “Deserto dei Tartari” ritrasse anche la piazza del Duomo di Milano, curando inoltre le illustrazioni per la fiaba “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”. «Quelle dietro al Duomo – chiosa – sono le vette di Belluno. Buzzati si riteneva più pittore che scrittore». Una pittura surreale quasi vicina a Magritte, in perfetta sintonia con “La boutique del mistero”, “Il colombre” e la drammaturgia dei “Sette piani”. «Entrambi – prosegue Bernardis - sono tornati ripetutamente al loro luogo di nascita, presumibilmente perché sapevano che lì c’erano le loro radici. Entrambi erano determinati e non prevedevano deviazioni. Erano diretti e andavano per la loro strada».

Sentieri che s’intersecano e corrono equidistanti, oppure vite che si avvicinano, separate soltanto dalla morte. Perché durante la serata non si parlerà solo dello scrittore bellunese, ma anche del celebre poeta Biagio Marin, che Munaro ebbe occasione d’incontrare nella sua Grado. «L’ho visto più volte passeggiare vicino casa lungo la vecchia diga, gli feci il ritratto. Mi disse che ero un coraggioso perché vivere d’arte non è facile. Ma, come per uno scrittore o un musicista, l’artista vive alla giornata». 

Fra i ricordi, anche quelli che s’incrociano alla vita di Svettini. «Pensavo di essere arrivato per primo – racconta sarcastico Munaro – ma lui mi ha preceduto nel ‘49». Dopo aver ricevuto la prima comunione e la cresima sotto il regime titino, Tullio fu costretto a lasciare la casa e le proprietà terriere e a riparare in un campo profughi, fino ad approdare all’Isola del Sole «per affinità storiche oltre che geografiche» con Rovigno.

Figlio d’arte, prese a recitare nel ’58 nella Casa ex Gil - attuale auditorium Biagio Marin – collaborando con commediografi e registi della caratura di Francesco Macedonio e tanti altri. Profonde e limpide sono le sue letture dei versi del poeta Marin, ma anche il monologo recitato nell’orazione dedicata al poeta gradese e al friulano Pier Paolo Pasolini. «Siamo tutti andati via – rimarca Munaro – ma la nostra terra ci ha riportato a casa». Chi ritrovando la veneziana Rovigno nelle antiche calli di Grado, chi dividendosi fra le montagne bellunesi e il mare o il capoluogo lombardo. «Buzzati si divise tra Belluno e Milano – aggiunge – mentre io andai a studiare a Venezia. Poi presi una stanza a Belluno, cominciando a vendere gli scorci. Aprii uno studio ad Alpago con Gianni Stiletto, che era un talento e andò a fare le satire a Tambre».

La serata di proiezioni, letture e memorie è aperta al pubblico e avrà inizio alle ore 21 presso la galleria di via Marina 33. 

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