LA MOSTRA
Grado, ecco 'Riflessi di luce', il 'mosaico' che racconta la Città del Sole

Inaugurata la mostra gratuita curata dalla Corte degli Artisti che si potrà visitare fino al 26 agosto all’ex cinema Cristallo di viale Dante Alighieri.
Frammenti di colore, piccoli tasselli realizzati in vetro, smalto o pietra, oppure soltanto la perfezione della ghiaia sul greto del fiume levigata dal fluire delle acque. Sono le tessere e gli elementi naturali dell’arte musiva ancora oggi viva e pulsante nella nostra regione, in grado di coniugare il contemporaneo al passato delle maestranze friulane attive a Venezia fra Cinquecento e Ottocento. È stata inaugurata nella serata di venerdì primo agosto - nello spazio espositivo dell’ex cinema Cristallo di Grado – la mostra “Riflessi di luce – Un viaggio del mosaico nella Città del Sole” giunta alla sua seconda edizione. Una rassegna organizzata dall’associazione Corte degli Artisti Aps di Sedegliano in collaborazione con la Scuola per mosaicisti di Spilimbergo, grazie al supporto del Club per l’Unesco di Gorizia e a quello di Udine, nonché alle associazioni culturali no profit La Riviera Friulana, Giulietta e Romeo in Friuli e Arga Fvg.
«Da secoli – riflette il primo cittadino Giuseppe Corbatto – i mosaici raccontano storie attraverso frammenti di luce e colore. Ogni tessera, piccola e apparentemente insignificante da sola, diviene parte di un capolavoro quando è unita alle altre. È la perfetta metafora della nostra città, comunità vibrante in cui diversità e creatività si fondono per creare armonia». Una cornice ideale, quella di Grado, che insieme alla vicina Aquileia custodisce mosaici di straordinaria bellezza a memoria di una tradizione che si tramanda per generazioni. «La Città del Sole – prosegue – è da sempre simbolo di rinascita e speranza. I “riflessi di luce” che ammiriamo oggi ci ricordano che, anche nei momenti più oscuri, la bellezza può emergere attraverso la creatività umana e la collaborazione».
A rimarcare il sostegno alla cultura da parte dell’amministrazione comunale è stata poi l’assessore Lidianna Degrassi, che ha evidenziato come l’evento contribuisca ad accrescere la personalità di artisti e fruitori. «Oggi godiamo del bello – sottolinea il presidente del Club per l’Unesco di Gorizia Rita De Luca – perché la bellezza è quella parte attraverso cui ciascuno può esprimere se stesso». E nel ricordare i cinque siti Unesco presenti in regione ha ribadito l’importanza della Scuola per Mosaicisti. «Tutti gli eventi che Massimo organizza – prende poi la parola il presidente del Club per l’Unesco di Udine Renata Capria D’Aronco – sono di altissimo livello». Un incontro moderato dal presidente dell’associazione Corte degli artisti Massimo Donati, che ha presentato i quindici mosaicisti lasciando infine spazio alla lettura dei versi del poeta Elia Trentin.
La serata è stata animata dalla grande simpatia di Luisa Venièr dell’associazione “La Signora delle Fiabe”, che ha presentato la sfilata di abiti d’epoca compresa fra 1910 e 1915. «Il nostro scopo – spiega – è stato per anni illustrare l’origine del turismo gradese». Da quel lontano 1892, quando l’imperatore Francesco Giuseppe riconobbe Grado come luogo curativo e stazione balneare, le spiagge attrassero sempre più turisti provenienti dall’Impero austroungarico. A impersonare Emma Auchentaller moglie del noto pittore è Tiziana, in camicia e gonna bianca con parte del vestito appartenuto alla nonna di Venièr. Mentre la linea “a S” indossata da Angela rappresenta quello stile che un tempo costringeva le donne al corsetto. In successione, lo sviluppo verticale e la vita alta cede alla “femme fatale” contrapposta all’angelo del focolare, fino all’abito nero delle donne colte, che frequentavano atelier e biblioteche. Ma a rappresentare la prima turista che scese in piazza Transalpina a Gorizia per recarsi a Grado è proprio Venièr, in tailleur nero e stivaletti a stringhe. «Prese il calesse – narra – e andò ad Aquileia. Da qui raggiunse Grado in traghetto».
Un autentico tuffo nel passato come ci ripropongono alcune opere dell’artista Rudi Marcuzzi, che oltre a smalti e materia sintetica utilizza la ghiaia raccolta sul fiume Tagliamento. «Tutto – rivela – parte dal cuore. Mentre viviamo con il telefonino e le nuove tecnologie il nostro mestiere è un ritorno al passato. Io sono tornato indietro di 5 mila anni come nell’Antica Grecia». Piccoli frammenti che Rudi suddivide per granulometria e rapporto tonale, incollandoli su tavola di legno dopo aver tracciato il disegno come ne “La violinista”, “Ginevra” e “L’adolescente”. «In famiglia facciamo mosaici da due generazioni – riporta – ma io dipingo anche con i colori a olio». Ed è con passione ed esperienza che Marcuzzi realizza anche le cornici in castagno di recupero, considerandole prosecuzione della tavola. «Il castagno – chiarisce - ha il potere di durare nei secoli. In questo modo la cornice diventa parte integrante dell’opera, un po’ come la fuga fra una tessera e l’altra».
Notevole anche “La copia pompeiana” in vetrina, l’accorato “Madonna con Bambino” e lo splendente “Fiume Arzino”, in cui pare di udire la voce impetuosa del torrente. Fra i diversi talenti spicca anche la giovane Elena Bonazzoli di Fagagna diplomata alla Scuola per Mosaicisti e attiva in proprio. Dallo specchio retroilluminato della “Parigi futurista” alla maschera romana o alle ninfee centrotavola, la sua è un ‘arte che coniuga l’oggetto di design con la mera fruizione estetica. «Uno specchio, un tavolo o un’idea regalo possono portare innovazione. Lo specchio – indica quello in mostra - differisce dai soliti in quanto non ha forma regolare ed è stato sagomato con tecnologie particolari. In più, è dotato di illuminazione a Led, per cui potrebbe adattarsi a un soggiorno o alla hall di un albergo».
Martellina alla mano, ogni tessera viene tagliata per ritrovare il suo giusto spazio nell’insieme originando opere che danno colore alla vita di ogni giorno. Nella sua esposizione non manca un’opera ispirata ad Alberto Burri, in mattoni con venature di colore differente. Quel ticchettio che riempiva le aule della Scuola Mosaicisti per Elena era «come una musica». «È stata una vocazione nata quando avevo quattordici anni – ammette – per la quale ho trovato anche l’aiuto di artigiani». Perché dietro ogni opera si cela il lavoro di tanti, anche per un semplice portaspezie intagliato dal falegname. «Su ogni piccolo lavoro – conclude - c’è il saper fare di tanti piccoli artigiani italiani». Stupiscono poi le opere di Doretta Lui, che all’arte del mosaico si è avvicinata da un paio d’anni. «Sono all’inizio – riconosce – c’è tanto da imparare, ma per me il mosaico è vita». Lampi di rosso acceso unito al verde e al giallo li proietta il suo “Bob Marley” in smalti veneziani o il blu acceso di “Icaro”, copia da Henri Matisse. Mentre con “Mariam” ottenuta con materiali di scarto in tonalità tristi Doretta intende dar voce alla forza delle donne.
Presente fra gli espositori anche l’insegnante Chiara Platolino di Martignacco, che gestisce l’azienda Skele’s Head e partecipa con “In death of Steve Sylvester” e “Zerøathena”. «Sono maestra mosaicista – precisa – nonché operatore grafico e insegnante di computer grafica presso la Scuola Mosaicisti. Molti iscritti del nostro istituto nascono già con l’entusiasmo dentro o una preparazione artistica di fondo. Alcuni hanno diciotto o vent’anni, altri quaranta o più». Un’arte antica e straordinaria che coniuga pazienza e passione resistendo con fermezza all’era dell’intelligenza artificiale. La mostra a ingresso gratuito sarà visitabile dalle 19 alle 23 fino al 26 agosto; per informazioni è possibile contattare il numero 3336903677.
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