la tradizione che rivive
Grado, i canti patriarchini tornano in Basilica: un omaggio a Fain e alla storia liturgica gradese

Antiche melodie del Natale, della Pasqua e della Madonna saranno eseguite l’8 agosto in Sant'Eufemia. Si esibirà l'Ensemble Gradensis.
Venerdì 8 agosto, alle 21, nella suggestiva cornice della Basilica di Santa Eufemia a Grado, si rinnoverà un appuntamento che affonda le radici nella storia religiosa e culturale dell'isola: il concerto «Canti Patriarchini Gradesi», a ingresso libero. L’iniziativa, dal forte valore simbolico e comunitario, proporrà una selezione di antiche melodie liturgiche tramandate nei secoli secondo la tradizione orale, testimonianza vivente dell’eredità musicale del Patriarcato di Aquileia. Protagonista della serata sarà l’Ensemble vocale Gradensis, composto da Francisco Bois, Elia Calzolari e Massimo De Pase, che interpreterà questi brani unici con il supporto degli organisti Manuel Tomadin e Luca Sartore. Accanto a loro, prenderanno parte al concerto anche don Gilberto Dudine, don Giorgio Longo e don Michele Tomasin.
Il concerto si articola in tre grandi momenti, corrispondenti ai cicli liturgici del Natale, della Pasqua e delle celebrazioni mariane, ciascuno rappresentato da composizioni vocali e organistiche che ricreano l’atmosfera spirituale di epoche passate. A rendere ancora più immersiva l’esperienza, verranno proiettate oltre cento immagini storiche, tratte principalmente dall’archivio personale di monsignor Silvano Fain, recentemente recuperato e catalogato. È proprio a lui che è dedicata l’intera iniziativa: scomparso nel 1998, fu per quarantuno anni pastore della comunità gradese e instancabile custode delle sue tradizioni religiose, che difese con passione contro ogni forma di omologazione liturgica.
Il programma si apre con un’introduzione organistica, seguita dalle sezioni dedicate alle tre solennità. Per il Natale saranno eseguiti, tra gli altri, il celebre inno “Jesu Redemptor omnium” con i suoi quattro versetti organistici, la profezia “Primo tempore”, il salmo 109 “Dixit Dominus” e una pastorale di Luigi Ricci. La sezione pasquale comprende il “Pange lingua grando” per l’inizio dell’adorazione del Giovedì Santo, letture profetiche tratte da Geremia, il Vangelo alla Patriarchina e il salmo 116 “Laudate Dominum”, per concludere con il “Regina Coeli” di Kubik. Le melodie mariane prevedono l’antifona “Sancta Maria succurre miseris” e le solenni Litanie Lauretane, insieme a brani come “Ave Maris Stella”, “Sub tuum praesidium” e il “Magnificat grando”, accompagnati da versetti d’organo composti da G. Czubert. La chiusura è affidata a una sinfonia organistica finale.
Come spiegato nel programma di sala, i cosiddetti “canti patriarchini” rappresentano una rara forma di musica liturgica antica, sviluppatasi nel territorio che fu soggetto all’influenza del Patriarcato di Aquileia, poi passato sotto Venezia. Questa tradizione musicale resistette anche dopo la soppressione del patriarcato aquileiese nel Quattrocento e, pur non essendo più ufficialmente riconosciuta, si mantenne viva fino al Novecento in luoghi come la basilica gradese, grazie all’impegno di parroci e cantori locali. I testi si basano sulle antiche letture dell’anno liturgico e adottano tonalità proprie, tramandate per secoli in varianti locali, tanto da costituire un vero patrimonio culturale e musicale. A Grado, in particolare, questi canti venivano intonati durante le principali festività dell’anno e costituiscono una testimonianza preziosa di una liturgia viva, profondamente radicata nella comunità.
Con questo concerto, la città non solo rende omaggio a una figura indimenticata come quella di monsignor Fain, ma rinnova il legame con la sua identità religiosa, linguistica e musicale. Un’occasione per riascoltare brani che per secoli hanno accompagnato la fede della popolazione locale, molti dei quali mai registrati e mai pubblicati.
Foto d'archivio di Enrico Cester.
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