Gradisca, a giorni chiuso il dormitorio. Il sindaco: «Nessuna promessa mantenuta»

Gradisca, a giorni chiuso il dormitorio. Il sindaco: «Nessuna promessa mantenuta»

La situazione

Gradisca, a giorni chiuso il dormitorio. Il sindaco: «Nessuna promessa mantenuta»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 29 Mar 2023
Copertina per Gradisca, a giorni chiuso il dormitorio. Il sindaco: «Nessuna promessa mantenuta»

La prima cittadina Linda Tomasinsig ribadisce la necessità di trasferimenti e di ripensare al sistema dell'accoglienza.

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Si concluderà tra qualche giorno l’esperienza, a Gradisca d’Isonzo, del dormitorio aperto a novembre negli spazi parrocchiali di San Valeriano. Per quattro mesi l’esperimento ha consentito l’accoglienza notturna di chi non trovava immediatamente posto nei vari centri di accoglienza disposti sul territorio.

“In questo periodo, grazie a diverse decine di donne e uomini, gradiscani e non, alla disponibilità del parroco don Gilberto Dudine, al supporto di Caritas e dell’Emporio della solidarietà di Gradisca e al sostegno di mons. Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia, una situazione difficile sotto tutti gli aspetti è stata affrontata con spirito di carità verso altri esseri umani, oltre che di responsabilità nei confronti della propria comunità”, ricorda il primo cittadino, Linda Tomasinsig

Tomasinsig che, però, ribadisce anche come sia un "un momento particolarmente complicato: il dormitorio chiuderà a breve e con l’inizio della bella stagione riprenderanno gli arrivi. Purtroppo, dobbiamo constatare che non si sono avverate le tante promesse ricevute in questi mesi dalle istituzioni cui l'amministrazione comunale si è rivolta per trovare soluzione. L’assessore regionale all’immigrazione Pierpaolo Roberti il 21 novembre scorso affermava a Gradisca che bisognava lasciar passare in qualche modo l’inverno e prepararsi per la primavera, ma non si è fatto nulla nel frattempo”.

Il sindaco denuncia come “non sono state cercate altre strutture in provincia di Gorizia per l’ospitalità delle persone all’addiaccio, non è stato aperto alcun hub destinato ai primi arrivi dalla rotta balcanica, non si sono ridotte (se non di poco) le presenze al CARA, con il risultato che la struttura è ancora oggi ben al di sopra della sua capienza, ovvero attualmente circa 500 persone a fronte di 200 massime e, nonostante le richieste, non sono arrivate al Comune risorse per affrontare le problematiche di igiene e decoro urbano che inevitabilmente vive una città che vede aumentare la sua popolazione di altre 600/700 unità. Di tutto questo, quindi svuotamento cestini, asporto rifiuti ingombranti e sanificazioni, ci stiamo occupando ugualmente con risultati visibili”. 

Nell’ultima riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, riunita in Prefettura, Tomasinsig ricorda di aver ribadito le richieste già espresse in passato per un “approccio razionale e non certo ideologico al fenomeno dell’immigrazione. Il problema – prosegue il sindaco – è che i migranti, le persone, sono già qui e il problema non è tanto di sicurezza quanto di organizzazione e gestione della situazione per evitare che sfoci in degrado e disordine sociale.

Il Cara di Gradisca non potrà accoglierne ancora molte, come detto la struttura è già satura e ben oltre la capienza normale, con centinaia di persone che già ora stanno nelle tende. Devono essere riattivati subito i trasferimenti e predisposte ulteriori sistemazioni in luoghi diversi da Gradisca, i migranti devono essere indirizzati alle strutture competenti per presentare le eventuali istanze di accoglienza ed evitare che si ripresenti il fenomeno delle file indecorose davanti alla nostra caserma dei Carabinieri”, così ancora Tomasinsig. 

Per il sindaco, il ringraziamento deve andare a chi “ha messo a disposizione il proprio tempo per il servizio al dormitorio di san Valeriano: non hanno girato lo sguardo altrove, hanno guardato dritto in faccia un mucchio di persone con i loro problemi e contribuito, per quanto possibile, ad alleviare i loro disagi. Hanno dimostrato con i fatti che ognuno di noi può fare la differenza”.

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