Gradisca, centrosinistra unito per dire «Basta» al Cpr di via Udine

Gradisca, centrosinistra unito per dire «Basta» al Cpr di via Udine

L’INIZIATIVA

Gradisca, centrosinistra unito per dire «Basta» al Cpr di via Udine

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 03 Mag 2025
Copertina per Gradisca, centrosinistra unito per dire «Basta» al Cpr di via Udine

Martedì 6 maggio si terrà la conferenza informativa rivolta alla cittadinanza. Corteo annunciato per il 17 maggio.

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Si è svolta il 3 maggio - nella sala della Casa del Popolo - la conferenza stampa informativa promossa dalla coalizione fra Partito Democratico, Borghi per la Fortezza, Possibile Fvg, Rifondazione comunista e Movimento Cinque Stelle per presentare l’incontro che si terrà il sei maggio a favore della chiusura del Cpr di Gradisca d’Isonzo. Diversi i relatori che prenderanno parte al convegno, che si riuniranno nella sala Carso-Isonzo dell’Hotel Franz alle ore diciannove. In prima fila spicca il Presidente del Consorzio italiano di solidarietà nonché ex vicepresidente dell’associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione Gianfranco Schiavone.

A questi si aggiunge la preziosa presenza di don Paolo Iannacone, direttore del Centro di accoglienza Ernesto Balducci, e dei due esponenti sindacali Giovanni Sammito – Dirigente nazionale e territoriale del Siulp – e Patrick Sione – Segretario regionale Fvg del Silp Cgil – unitamente a quella del giornalista Stefano Galieni, anche Presidente dell’associazione diritti e frontiere. A moderare il summit la giornalista Gioia Meloni. «Abbiamo voluto organizzare quest’incontro di approfondimento per informare la cittadinanza – spiega la già consigliere regionale Ilaria Dal Zovo, referente per il Movimento Cinque Stelle – e soprattutto far parlare le forze dell’ordine che ci lavorano all’interno, rappresentando l’altra faccia della medaglia». L’incontro di martedì si propone di accendere i riflettori sulla ventennale questione del Cpr, che la sinistra definisce «una ferita aperta nel cuore della nostra democrazia». Perché secondo Dal Zovo «qualunque sia il centro, le condizioni con cui le persone vengono trattenute non sono compatibili con la dignità e i diritti umani». Sul territorio nazionale sono dieci, i centri di Permanenza per il rimpatrio, ma in nessuno di questi vengono realmente assicurate le condizioni adeguate al rispetto della persona.

«Si tratta di una struttura che non è un carcere – prosegue – ma che di fatto è peggiore di una struttura carceraria. Lesiva della dignità umana e di quei diritti garantiti dalla costituzione italiana, che dovrebbero essere garantiti a chiunque, cittadini irregolari compresi in quanto esseri umani». Una volontà di chiudere il centro che nasce in conseguenza dei numerosi incidenti e decessi verificatisi negli anni, fra cui quello tristemente noto di Sumaoro Bangaly, morto lo scorso novembre dopo aver ingerito oggetti metallici e curato con una compressa di paracetamolo. «Intendiamo denunciare questi fatti e informare la popolazione, al contempo rispondendo al centro destra, il quale sostiene che non ci occupiamo di coloro che lavorano nelle strutture», specifica. «La nostra iniziativa è stata già manifestata da un’ampia maggioranza consiliare – osserva il delegato del Pd Antonio Pollino – perché la stessa amministrazione si batte per la chiusura del centro. Così com’è, oltre a essere inumana, la struttura è carente e insufficiente, e non è giusto che gravi ulteriormente su Gradisca con il suo peso».

Nel tentativo di trovare una risposta al decreto Cutro – che mira a limitare i flussi migratori irregolari e potenziare i controlli alle frontiere – la tavola rotonda si occuperà di distinguere fra Cpr e Cara pur concentrandosi sul Cpr e sulle normative di accesso. Un centro che secondo la portavoce di Possibile Fvg Alessia Facchin è «terribilmente impattante su Gradisca e sulle stesse istituzioni». «Il nostro invito è aperto a tutta la cittadinanza e a quanti hanno partecipato alla raccolta firme per chiudere il Cpr – precisa il segretario di Rifondazione Antonello Marega – perché davanti a queste ingiustizie è necessario restare umani». Un fenomeno che lede i diritti fondamentali nutrendosi della tratta e dello sfruttamento, che secondo Marega dev’essere considerato con l’urgenza della «questione morale». «L’incontro del 6 maggio proporrà anche una riflessione sul rapporto umano che la polizia stabilisce con i migranti – riflette Ada Blasini di Borghi per la Fortezza – consentendo di verificare la realtà tangibile di quanto accade».

Il meeting informativo rappresenterà l’anticamera del corteo che si svolgerà sabato diciassette maggio, quando le forze politiche confluiranno in un impegno condiviso. «Quella di martedì è un’iniziativa prettamente gradiscana – interviene l’esponente di Rifondazione Luigi Bon – mentre la manifestazione del diciassette sarà qualcosa di più imponente». Concorde con Dal Zovo è Linda Tomasinsig, che rimarca come il PD regionale condivida appieno l’iniziativa. «Io stessa mi occupo di immigrazione presso la Segreteria regionale, appoggio pienamente questa linea». «Mi soffermo a ribadire che il Cpr non ha nessuna utilità», conclude anche l’esponente territoriale del Movimento Cinque Stelle Ermanno Macchitella. Due eventi di grande portata accomunati dallo stesso denominatore, quello di chiudere un centro in cui l’umanità è andata smarrita o non è mai stata la priorità.

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