Gradisca, Baricentro chiuso dal 5 maggio. Finisce la storia del bar delle Acli

Chiude il Baricentro di Gradisca, finisce la storia del bar delle Acli

La questione

Chiude il Baricentro di Gradisca, finisce la storia del bar delle Acli

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 26 Apr 2024
Copertina per Chiude il Baricentro di Gradisca, finisce la storia del bar delle Acli

La parrocchia ribadisce la necessità di proseguire con progetti e lavori al Coassini. Amarezza dei gestori.

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Una storia col destino sospeso ma già senza lieto fine. È quella del Baricentro di Gradisca d’Isonzo, in questi giorni al centro delle cronache per l’annunciata decisione, da parte delle Acli di Gradisca d’Isonzo, di far terminare il contratto il 20 maggio. Da quella data, insomma, addio alla gestione che per sei anni ha seguito, dal pieno centro della Fortezza, la vita sociale della cittadina.

Una reazione a catena, secondo quanto ricostruito, che vede la Parrocchia del Santissimo Salvatore annunciare alle stesse Acli di Gradisca d’Isonzo la rescissione del contratto stipulato nel 1958 e in vigore fino al 2024. Il tutto seguendo la necessità di iniziare i lavori di demolizione alla sala parrocchiale per la quale era stata ipotizzata una ristrutturazione e rimessa a norma della sala già nel 2006 ma «il progetto è però sempre stato accantonato perché troppo oneroso e impossibile da realizzare con le sole forze della parrocchia, in ogni caso era prevista la demolizione della sala e la ricostruzione di qualcosa di nuovo, più basso, più stretto, più contenuto, più moderno, più, più, più… perché mettere mano alla sala attuale è ingegneristicamente impossibile. Le problematiche del crollo e dell’amianto sono però rimaste», ha ribadito il parroco don Gilberto Dudine, in una recente intervista al settimanale diocesano Voce Isontina.

«Con il Consiglio per gli affari economici abbiamo parlato della questione ed è stato incaricato lo studio dell’Architetto Ferigutti di Gradisca e architetto Perin di Cormons che ne ha curato il restauro del 2006 di predisporre un progetto, in attesa di una finestra di finanziamento. Il progetto è molto ampio e prevede molte cose, non è detto che poi tutto verrà realizzato, è un progetto di massima e ad ampio respiro, al quale eventualmente seguiranno singoli progetti di dettaglio qualora finanziati e resi esecutivi», così don Gilberto.

Il sacerdote rimarca come la parrocchia abbia fatto domanda per un finanziamento regionale e ottenuto un finanziamento di 178mila euro per un primo lotto che prevede la demolizione della sala teatro, la rimozione dell’amianto e poco altro; «diremo per la pars destuens, si spera in un ulteriore finanziamento (o forse più di uno a seconda della consistenza dello stesso) per il completamento ovvero per la pars constuens. I tempi per la realizzazione del primo lotto e quelli di un eventuale secondo è evidente che al momento nessuno può definirli», così ancora il sacerdote.

Fino al 2004, tornando al bar, la gestione dei locali era stata affidata direttamente alle Acli e, poi, ad altri soggetti fino ad arrivare all’attuale gestione. «Nel frattempo, la normativa del “Terzo Settore” ovvero per le associazioni senza fini di lucro è sostanzialmente cambiata dal 2016a nuova normativa sul terzo settore prevede che associazioni come le Acli possano avere introiti da attività lucrative (come è un contratto di affitto d’azienda), limitati a certe ridotte percentuali rispetto al complesso degli introiti associativi. Nel caso specifico del contratto di affitto tra Circolo Acli / Baricentro, sebbene i canoni di affitto che le medesime Acli richiedono ai gestori, siano di assoluto favore (e molto lontane dai reali prezzi di mercato), non risulta soddisfino le proporzioni richieste dalla nuova normativa», ha sottolineato il parroco.

Secondo don Gilberto, «gli attuali titolari del Baricentro, che hanno lavorato bene, facendosi conoscere e apprezzare da molte persone, riusciranno a trovare un luogo adatto al prosieguo della loro attività commerciale. Sulla futura scelta commerciale a cui adibire quei locali non spetta solo a me deciderlo. È una decisione della Parrocchia con la Curia, con il Comune e con tutti gli Enti interessati e a ciò deputati», così il parroco.

Decisione che agli avventori del locale non è andata giù, tanto che sabato 13, dopo una raccolta di firme che ha raccolto le adesioni di circa 900 persone e la risposta via mail dell’elemosiniere apostolico, il cardinale Konrad Krajewski, si sono ritrovati per un’assemblea pubblica. «La trattativa – spiega il titolare, Lorenzo Lenhardt, che lo gestisce assieme a Marilena (in foto) – non è mai stata avviata. Un locale commerciale in locali parrocchiali si può fare e in certi casi è anche socialmente necessario». All’assemblea ha partecipato un centinaio di persone, compresi amministratori pubblici e rappresentanti delle associazioni locali: «È stato un momento emozionante, qualcuno si è anche messo a piangere. Sono usciti ricordi, emozioni, sensazioni e idee per il futuro. Abbiamo invitato il parroco che ci ha informato che non sarebbe riuscito a partecipare», così Lorenzo.

Dai presenti, quindi, la proposta di spostare direttamente l’assemblea di fronte il duomo dei santi Pietro e Paolo, al termine della messa del sabato sera. «Don Gilberto ha dialogato in modo pacifico con noi ma non ha risposto alle nostre domande, che sono state anche lasciate sotto forma di foglio». Dieci quesiti puntuali, tra i quali la richiesta di delucidazione sul perché sia necessario che l’attuale gestione riconsegni le chiavi il 20 maggio quando «i locali non saranno toccati dai lavori, ma solamente l’esterno», rilevano le domande. «Cosa ci sarà al posto di questi spazi, del bar e della sala parrocchiale?».

Uno spazio esterno, quello dove attualmente, in parte, si trovano tavolini e sedie, nel quale sorgeranno anche campi da gioco. «Tutto può coesistere, dalle attività parrocchiali a quelle ludiche fino al nostro bar. Il posto è amato dai gradiscani di ogni indirizzo politico e di tutte le età e in un paese dove le attività commerciali chiudono una mazzata del genere non serve», concludono.

Le richieste, insomma, assieme alle dieci domande, sono state portate direttamente al diretto interessato. Don Gilberto, da parte sua, ribadisce come «quanto affermato sul giornale diocesano è la posizione ufficiale e sulla quale manterremo le decisioni dietro alle quali ci sono due lotti dei lavori previsti e i progetti che abbiamo presentato per il futuro dell’area». Il 5 maggio, secondo quanto affermano i proprietari, sarà l’ultimo giorno dell’attuale gestione: fino a quel giorno prosegue la programmazione musicale e di eventi.

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