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Gorizia, volontari ancora soli tra i migranti: don Ruggero lancia l'appello

La Caritas diocesana ha attivato il servizio docce ma si attende il freddo per azioni più incisive. Fasiolo chiede più presenza delle istituzioni.
Le volontarie goriziane Maria Vinti, Orietta Feletto e Donatella Troncar continuano ogni sera ad offrire il loro aiuto distribuendo generi di prima necessità ai migranti provenienti dalla rotta balcanica - e non solo - che sostano accampati in attesa di risposte a poca distanza dal valico di Casa Rossa. Mentre da Lampedusa arrivano segnali chiari sul fatto che l’onda d’urto dovuta agli sbarchi non sia più sostenibile, anche a livello territoriale locale, la situazione non sembra mutare.
“Altre persone sostano in stazione e lì ci sono dei volontari che offrono il loro aiuto a donne e bambini – racconta Maria – mediamente attraverso i nostri interventi ne contiamo qui a Casa Rossa una sessantina. Non restano qui perché diamo loro da mangiare ma in quanto attendono l’appuntamento della questura che provvede a prendere le loro impronte e ad andare avanti con i documenti. Abbiamo bisogno dell’aiuto di mediatori culturali. Ieri sera è venuta da noi la consigliera regionale Laura Fasiolo che ha preso visione della situazione assicurando il suo impegno politico”.
Con Fasiolo c’era anche Roberto Criscitello, segretario regionale di Rifondazione comunista. “I ragazzi sono stanchi – riferisce ancora Maria - ieri sera e stanotte ha piovuto quindi le loro coperte e le loro felpe sono zuppe d’acqua. Ieri è risultato che due ragazzi hanno la scabbia, ho dato loro la pomata e chiesto che vadano a fare la doccia dai Cappucini”. I migranti passano le loro giornate in attesa tra noia e speranze per il futuro. Maria ci spiega pure che alcuni di loro verso le 11, se riescono prima degli appuntamenti con gli uffici della questura, si recano a pranzo nella mensa Caritas altrimenti mangiano quello che viene portato dai volontari appena di sera.
Intanto, molti aiuti stanno arrivando Brescia, Bergamo, Trento, Firenze, Ronchi e Monfalcone. “Non ci si può girare dall’altra parte, porterò il tema in consiglio regionale – dichiara Laura Fasiolo – ammiro molto queste persone che sull’esempio di don Ruggero Dipiazza aiutano i migranti e mantengono alta l’attenzione umana su questa situazione”. Fasiolo riflette poi sul fatto che le istituzioni pubbliche non affrontano l’immigrazione come problema strutturale a tutti i livelli.
“Bisogna per esempio – aggiunge la consigliera – puntare su formazione e manodopera, puntare alla valorizzazione delle loro qualifiche professionali per avviare percorsi inclusivi veri. Riscontro, una gestione negativa degli aspetti umanitari di tutta questa fase. Bisogna anche salvaguardare la sicurezza sanitaria cittadina. Manca quel senso pragmatico che Luca Zaia, il presidente della regione Veneto, sta dimostrando di avere rivelandosi progressista e sfidante dell’oscurantismo del suo partito”.
“Chiedo al sindaco Ziberna – conclude Fasiolo – di usare testa e cuore. Di non continuare a non scegliere, non abbandonarsi all’ignavia e di prendersi le proprie responsabilità. Si garantiscano dei bagni chimici e delle ulteriori postazioni doccia”. "La Caritas diocesana sta aiutando con il servizio docce, attraverso gli empori e la mensa dei Cappuccini - spiega Renato Nucera, direttore della Caritas diocesana - ci stiamo preparando all'emergenza freddo e alle prossime incognite meteo. Stiamo, in qualche modo, tergiversando per sollecitare chi di dovere a prendersi le sue responsabilità".
E sull'aspetto delle traduzioni che sarebbero decisive per contribuire all' indirizzamento di queste persone Nucera ha ribadito la necessità dell'intervento di mediatori culturali, nei casi in cui l'inglese non dovesse dimostrarsi funzionale.
Di "non continuare a rincorrere l'emergenza ma di viverla" è convinto monsignor Ruggero Dipiazza, già direttore della Caritas diocesana. "Tutti i tentativi di rinviare le azioni di aiuto, sono velleitari e utopistici. In sostanza, per monsignor Dipiazza di fronte a quanto sta accadendo non c'è un minimo di prospettiva che guarda alla soluzione. Per il sacerdote quindi, le risposte attualmente sono insufficienti, "non c'è passione che caratterizza le risposte e bisogna fare autocritica su questo perchè manca una strutturazione. “C’è inadempienza da parte della questura - conclude il parroco emerito di San Rocco - c’è un’assenza dei responsabili e delle istituzioni, ma noi a questi bisogni rispondiamo con un atteggiamento colpevole.
Manca l'azione di alcune delle parrocchie cittadine che non sanno organizzarsi e dare delle risposte pratiche: al problema migranti non c’è mai stato un intervento organizzativo. Ci son parrocchie completamente assenti. C’è tanta stanchezza negli operatori ecclesiali che non porterà a nulla”. Sulla città, in serata, si è abbattuto un nuovo e abbondante temporale. Cosa starà succedendo? È possibile immaginarlo, ma non lo vive nessuno di noi. Eppure riattivare luoghi di accoglienza sarà evidentemente doveroso. Si pensi alla parte bassa dell'oratorio Pastor Angelicus, la palestra della parrocchia di Madonnina o altri oratori come Campagnuzza. Si attendono segnali.
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