Gorizia e le suore Orsoline, un amore nato oltre tre secoli fa nel cuore dell'Impero

Gorizia e le suore Orsoline, un amore nato oltre tre secoli fa nel cuore dell'Impero

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Gorizia e le suore Orsoline, un amore nato oltre tre secoli fa nel cuore dell'Impero

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 13 Giu 2021
Copertina per Gorizia e le suore Orsoline, un amore nato oltre tre secoli fa nel cuore dell'Impero

La storia del celebre ordine in città iniziò nella seconda metà del Seicento. Il racconto di Vanni Feresin.

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Come sottolinea lo storico Goriziano Camillo Medeot nella sua opera monografica, Le Orsoline a Gorizia 1672 – 1972, a pag. 35: strumenti della Provvidenza nella fondazione dell’Istituto delle Orsoline di Gorizia furono due sorelle, Maria ed Anna Bonsi, e il padre gesuita Francesco Rullini, loro direttore spirituale. Le sorelle Bonsi raccoglievano ogni giorno nella loro casa un certo numero di ragazze per istruirle specialmente nella dottrina cristiana la loro opera era molto apprezzata perché in città non v’erano maestre.

L’opera e la disponibilità delle sorelle Anna e Maria Bonsi[e] e il prestigio di padre Gullini, presso il nunzio di Vienna, la corte imperiale e gli Stati Provinciali, misero le condizioni affinché la tarda sera dell’otto aprile 1672 iniziasse la storia del Convento di Sant’Orsola a Gorizia. Le fondatrici furono: Madre Caterina Lambertina de Paoli Stravius da Liegi Superiora, madre Angela Aloisia Prefetta, Madre Angela Teresa Butzerin – Watzenberg, Suor Margherita Eleonora novizia corista, Suor Maria Francesca Leopoldina Volkrim, novizia corista e Suor Maria Marta conversa.

A Gorizia le suore appena giunte furono accolte con grande gioia e vennero condotte in carrozza a visitare tutte le chiese della città. Dal primo libro delle cronache, conservato presso il Convento, dell’8 aprile 1672: una volta giunte al nuovo monastero furono accolte dalle due sorelle Bonse con somma allegrezza (…) la superiora domandò di vedere il monastero (…) fu menata nell’altre due camere, cucina, sottoportico, e finalmente sul granaio, essa attendeva a dimandare dove fosse il monastero; li fu finalmente detto, non esser altra fabbrica, che un pezzetto dove erano le Celle fatte fabbricare dal padre Rullini, le quali non erano ancora coperte; ma che si fabbricherebbe.

Restò la superiora, e le Religiose stupite, ed affannate a questo incontro, massime a vedersi anche costrette d’andar a dormire sul granaio, non essendovi altro comodo di stanze; così dunque portarono i loro letti condotti da Vienna sul detto granaro,e passarono quella notte con riposo molto affannato. La sor Marta Conversa che aveva inteso sino a Vienna esservi una fontana nel cortile del Monastero, cosa che essa pregiava sopramodo, e cercava la fontana; non avendola veduta la sera, pensò trovarla la mattina, onde venuto il giorno s’alzo della medesima, ma no vide altra acqua che quella fangosa d’una fossa, che per non aver piovuto in quei giorni, era quasi asciutta.

Le stanze, ricavate nel granaio, erano talmente piccole che non entrava un letto in lunghezza, due di queste erano per la superiora e la prefetta e le altre quattro monache dormivano nel resto del granaio. La cappella per la messa giornaliera era ricavata nella camera di Anna Bonsi (ad un certo punto sparisce dalla storia del monastero, senza motivazione alcuna, probabilmente abbandona la vita monacale per contrasto con le nuove direttive delle superiora).

Madre Lambertina, dopo la prima fase di smarrimento, aprì comunque un educandato conforme alla regola di Sant’Angela Merici. Furono accolte sette bambine e ospitate nel granaio. Fu aperta anche la cosiddetta “Scuola di fuori” cioè alcune classi esterne nelle due stanze delle sorelle Bonsi al primo piano e nel sottoportico. In breve termine la scuola toccò le 100 allieve, ma il problema della lingua era notevole in quanto delle sei suore solo suor Margherita Eleonora di Trento parlava l’italiano per insegnare il catechismo, a leggere e a scrivere.

9 agosto 1672 suor Maria Lambertina sposta il convento nella cosiddetta casa Volante (tra le attuali via Roma e via delle Monache). 8 settembre 1672 Maria Bonsi diviene novizia con il nome di Maria Orsola della Natività e il 30 settembre del 1674 emise i voti solenni nelle mani dell’Arcidiacono di Gorizia Giacomo Crisaj. Tra il 1672 e il 1674 una delle fondatrici Suor Francesca Leopoldina detta la Volchera (da Simon Volcher che fece edificare la più antica casa di Gorizia, e grazie ai 12.000 fiorini portati in dote il monastero poté iniziare la sua attività a favore delle fanciulle) decise di lasciare il noviziato per intraprendere una vita da “ritirata” cioè pensionante all’interno delle mura del monastero.

Suor Maria Lambertina si convinse che anche casa Volante era insufficiente per i crescenti bisogni della famiglia religiosa e della scuola e decise di tentare l’acquisizione di una casa attigua al monastero esistente, cioè casa Gullin (ma il proprietario non cederà mai anche perché di fede Luterana). La badessa pensò anche di trasferire il monastero a Lubiana dove le Orsoline erano molto desiderate, ma nel gennaio del 1675 la contessa Anna Giulia Sinovig morì e suo marito il barone Orzoni, nonché unico erede, decise di lasciare ogni cosa (palazzo, cortile e orto) alle Orsoline.

Il 5 agosto del 1675 presero possesso della nuova casa. Il monastero e la scuola crescevano a dismisura e Vienna inviò l’8 marzo del 1676 altre due consorelle. I lavori di restauro e ampliamento del monastero procedettero dal 1678 ala 1683 e furono eseguiti dalla ditta Giani. Nel 1684 si fabbricò il campanile e nel 1699 vennero fuse le campane dalla ditta Polli di Venezia.

Nella foto: Villa Ceconi Gorizia 1885-1887. Dal 1922 educandato Madri Orsoline (Emanuele Musulin Artist/Facebook)

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