Gorizia e il suo confine spiegato da Capuozzo, ponte con gli studenti

Gorizia e il suo confine spiegato da Capuozzo, ponte con gli studenti

l'incontro

Gorizia e il suo confine spiegato da Capuozzo, ponte con gli studenti

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 09 Feb 2024
Copertina per Gorizia e il suo confine spiegato da Capuozzo, ponte con gli studenti

Ieri sera l'incontro tra gli studenti e il giornalista Toni Capuozzo a un anno da GO! 2025: «Una cultura non annulla le altre ma le porta in dote».

Condividi
Tempo di lettura

Il conto alla rovescia è partito ufficialmente. A celebrare l’anno esatto che ci separa dal giorno in cui Nova Gorica e Gorizia saranno sotto i riflettori del mondo come due stati in un unico abbraccio, l’incontro fra i giovani delle scuole e l’inviato di guerra Toni Capuozzo. Si è svolta ieri sera – presso il Kinemax di piazza Vittoria – la tavola rotonda nell’ambito di “Go! Borderless. Giovani, confini e il potere della comunicazione”. Ad aprire la riflessione il primo cittadino Rodolfo Ziberna, pienamente soddisfatto delle iniziative che proiettano ormai la città verso il 2025.

«Si dice che, quando si inizia a pensare un viaggio, il viaggio diventi già piacere del luogo in cui ci si ritroverà – ha commentato il primo cittadino - Per noi questo viaggio è iniziato nel dicembre del 2020, quando in piazza Transalpina e con le mascherine abbiamo saputo della commissione europea. Oggi siamo ufficialmente partiti, lasciando gli ormeggi. Questa mattina io e Samo Turel abbiamo pigiato simbolicamente il pulsante per far partire il conto alla rovescia. Un anno in cui Gorizia e Nova Gorica saranno cantiere aperto, per questo chiedo scusa anche a nome di Samo per i disagi che creeremo a fin di bene».

«Grazie al Zavod e al Gect, siamo riusciti a trovare una platea di istituzioni che concorrono insieme, volti all’obiettivo della capitale europea. Non crediate di essere spettatori, perché tutti stiamo lavorando per il futuro, e quando non ci saremo più i protagonisti sarete voi», ha ribadito riferendosi alla platea di studenti, chiamati ad arricchire il percorso anche negli anni a venire. A offrire spunti di riflessione su tematiche di attualità la commovente recitazione del gruppo di teatro studentesco del polo liceale "Dante Alighieri”, con due estratti del “Canto di Astianatte” e “Il lamento della pace” di Erasmo da Rotterdam.

A moderare l’incontro la giornalista Anna Piuzzi, che ha riportato la recente commemorazione dei tre giornalisti uccisi trent’anni fa nella strage di Mostar, durante la guerra dei Balcani. «Due settimane fa, prima a Trieste e poi a Mostar, sono stati ricordati Marco Lucchetta, Alessandro Saša e Dario D’Angelo, i quali raccontavano storie di bambini – ha chiosato Piuzzi - e le guerre di là dal confine. Nel momento in cui le guerre si sono affacciate sul nostro presente e su quello che sarà il futuro, diventa prezioso raccontare di due città che hanno deciso di non avere più un “di qua” e “di là”, ma di essere una cosa sola».

A interrogare Toni Capuozzo è stato Pablo De Ciantis, studente del classico, che alla luce della collaborazione comune fra le due città ha ipotizzato una soluzione simile fra Israele e Palestina. «Mi piacerebbe dire di sì – ha risposto il giornalista – Tutti abbiamo bisogno di speranza. Però quello che è accaduto da voi è stato anche merito dello spirito dei cittadini, e di un certo clima storico. L’appuntamento che vi siete dati per il prossimo anno inizia con il crollo del muro di Berlino e con la soluzione della Jugoslavia, con una capitale dirimpettaia».

«Quello di Israele e Palestina è una storia che solo per pochi anni ha seguito il processo di pace, lasciando poi dietro di sé tante vittime – a partire da Rabin e da quei politici che hanno pagato con la propria vita - Lì non si tratta di una situazione di confine, ma di territori occupati, con Gerusalemme capitale. Parliamo di un territorio piccolo, dove Israele è poco più grande del Piemonte, con due popoli divisi dalla cultura, dalla religione, dalla storia e dal proprio passato. Due popoli che devono trovare un modo per convivere in questo spazio ristretto. Ciò che conta, per voi, è quanto ha detto il sindaco, che vi ha chiamati “protagonisti”».

«È importante farsi conoscere, far sì che la vostra realtà venga portata nelle scuole come un caso di studio. Un’esperienza da comunicare ad altri, che da questo punto di vista può essere suggestivo. È difficile che ucraini e russi, che si odieranno per generazioni, guardino a Gorizia e Nova Gorica, ma è suggestivo. Quello che dovete cercare di diffondere nel resto del mondo è come una cultura non annulli le altre, ma le porti in dote. Ed è un modello importante anche laddove non vi siano questioni di confine». Capuozzo ha poi parlato dei segni interiori lasciati dalla guerra, e della pace troppo spesso data per scontato. Percepita davvero «solo quando vacilla».

Per questo «dobbiamo essere grati alle classi politiche, anche a quelle della Prima repubblica». Marco Bertolini – studente dell’università di Trieste – ha interrogato il giornalista riguardo ai social network. «La comunicazione tende a disumanizzare il nemico – ha rimarcato Capuozzo – Dobbiamo essere critici e andare alla radice dei fatti, perché attraverso i numeri la morte diventa disumana. Non c’è riparo alla perdita della singola vita umana, e in questo preciso momento non è possibile sapere se i morti di Gaza siano 25mila oppure oltre».

«I social, poi, sono una piazza. Puoi stringere una nuova conoscenza oppure restare in solitudine. Rappresentano una grande occasione di democrazia, ma anche un pericolo, quello del cyberbullismo e del prendere in giro l’altro. Una forma di ostilità in cui comunichiamo violenza, una guerra in piccolo. Per questo è necessario mantenere una mentalità critica». Matilde Obizzi ha invece interrogato l’assessore al Go!2025 Patrizia Artico in merito al dialogo fra le due città. «Dobbiamo comprendere come questo confine sia stato drammatico», ha evidenziato Artico. Un confine calato come una scure su un territorio «che ha vissuto gravissime sofferenze», portando a memorie diverse.

«Uno sfregio a una città di mille anni, che ha tagliato in due cimiteri, famiglie, stalle. Su questo confine è nata un’altra città, che di anni ne ha 75». Una capitale della cultura che «non è ideologica», ma fatta di persone, perché «questa è la capitale del dialogo, della pace possibile». Anche Fabrizio Brancoli – vicedirettore del gruppo Nem – sottolinea l’importanza del restare umani. «A cosa serve un canto? È questo, il senso della capitale. A cosa serve la cultura, mentre l’orrore ci attraversa dentro e fuori? Serve per costruire il senso di umanità».

Rispondendo alla domanda dell’allievo Matteo Martellos sulla coerenza fra notizie divulgate dai media sloveni e da quelli italiani, Brancoli sottolinea come «l’intesa e il rapporto fra gli organi di stampa giocheranno un ruolo importante». Brancoli si ripropone di garantire la giusta informazione alle minoranze linguistiche, anche collaborando con i colleghi del Primorski e scambiandosi gli strumenti, perché «la Capitale della cultura ci fornisce un’occasione. La chiave sta in ciascuno di noi».

Anche per Orazio Cerini - rappresentante dell’Ente autonomo Griffoni film festival - «le diversità rappresentano una ricchezza», un’armonia da apprezzare nello sguardo d’insieme. A chiudere, la lettura dei versi di Prešeren – “Il brindisi” e “Non gridate più” di Ungaretti – da parte di Agata Musina e Sofia Ungaretti, nel ricordo che l’8 febbraio rappresenta la data di nascita e di morte dei due più grandi poeti delle nostre terre.

Foto Liceo classico D. Alighieri, Gorizia

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione