Gorizia e il suo confine raccontati a Vienna, un progetto per scoprire la città

Gorizia e il suo confine raccontati a Vienna, un progetto per scoprire la città

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Gorizia e il suo confine raccontati a Vienna, un progetto per scoprire la città

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 28 Feb 2024
Copertina per Gorizia e il suo confine raccontati a Vienna, un progetto per scoprire la città

L'autrice di testi storici Marina Bressan è stata ospite alla società Dante Alighieri, un progetto per far scoprire le due città sul confine.

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Ogni linea di confine viene tracciata in modo arbitrario. Quella del 1947 fu però una linea bianca del tutto insensata, che a Gorizia tracciò un confine in maniera surreale dividendo la fattoria e la mucca a metà, e così le tombe, i morti, le case. A spiegarlo lo scorso venerdì presso la società “Dante Alighieri” di Vienna è stata Marina Bressan – autrice di diversi testi storici e guide turistiche – la quale ha approfondito con il pubblico intervenuto la tematica di Gorizia e Nova Gorica. Due città che nel 2025 uniranno le proprie forze per celebrare la capitale della cultura e lasciarsi finalmente alle spalle il passato.

«Ho voluto spiegare cosa significasse vivere in una realtà di confine partendo dalla mia esperienza – chiosa Bressan con entusiasmo – I miei amici erano sloveni, non appartengo a quella generazione che fa difficoltà a comunicare con l’altro». Una conferenza che si è trasformata via via in «un’esperienza culturale e turistica», a conclusione della quale il pubblico viennese si è ripromesso di incontrare la scrittrice nella sua Gorizia. «La funzione dell’associazione è quella di diffondere la lingua italiana qui a Vienna» specifica il direttore della “Dante Alighieri” Marco Grasso.

«Un gruppo che esiste da più di 200 anni, che si occupa anche di incontri incentrati sulla cultura italiana, con oltre 700 partecipanti a settimana. La conferenza ha riscosso grande consenso», ha dichiarato Grasso, auspicando un ulteriore incontro magari su Ungaretti. «Vivere sul confine non significa sempre conoscerlo, è necessario portare esperienza diretta di fatti legati al passato, in quanto non esistono frontiere senza storia», ribadisce Bressan, che racconta come abbia cercato di calarsi negli anni Cinquanta riportando anche esperienze di persone anziane.

Classe 1953, la studiosa racconta come sin dall’infanzia andasse a sciare a Lokve e si circondasse di amicizie d’oltreconfine. «Ho riportato l’esempio di un’amica nata in Jugoslavia, portata in Italia attraverso una borsa della spesa». Nella sua presentazione non manca la celebre foto in bianco e nero che ritrae la mucca con due zampe in Italia e due in Slovenia, «metà in territorio italiano e metà nella Jugoslavia». Fino a focalizzarsi sulla comunione di spiriti vissuta presso lo storico “Görzer Staatsgymnasium”, nel 1862 diviso in due sezioni - quella italiana e quella slovena - Una città mitteleuropea, che nel 1900 rende onore ai suoi 400 anni di impero austro-ungarico al cospetto dello stesso imperatore Francesco Giuseppe.

Dallo Staatsgymnasium nel 1913 «si staccano e diventano indipendenti il Ginnasio classico sloveno e il Ginnasio reale italiano». Laddove i nazionalismi erano forti, «l’alto magistero del liceo classico intendeva formare una generazione che guardasse al futuro, basata sui principi di tolleranza e convivenza». Di qui l’apertura alla diversità e allo scambio reciproco, ricordati nell’impegno del poeta Biagio Marin. Il quale nei suoi versi esprime la possibilità di una pacificazione con il popolo slavo per mezzo della potenza che scaturisce dalla poesia.

Mitteleuropeo è anche il pensiero filosofico di Carlo Michelstaedter, che insieme a Ervino Pocar si fa promotore di una cultura che travalica ogni confine ideologico. I due intellettuali si sono posti come «mediatori» fra culture di origine differente, costituendo un trait d’union fra le diverse identità e dando origine a quella commistione di costumi e usanze austro-ungheriche, italiche e slave che allora caratterizzavano il nostro territorio. Una mescolanza attraverso cui «la cultura “del nemico” si concretizza nel panorama italiano», originando una costellazione di stelle luminose che illuminano il firmamento intellettuale.

Su questa linea di comuni intenti procede il progetto Transalpina, del quale è stato programmato un viaggio che si svolgerà nel mese di marzo: il 18 o il 22. «Il lavoro va avanti in maniera armoniosa e organica», grazie a un gruppo di studenti coesi «esempio di perfetta convivenza». A testimonianza di come ormai le due città si siano avviate a formare un fronte comune, in nome di un’unica identità. «Le città di Gorizia e Nova Gorica ormai sono un tutt’uno, speriamo che con il 2025 lo diventino ancora di più». Già un anno fa fa, fu la Società Cormonese Austria a portare nella capitale austriaca la storia di Gorizia.

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