Gorizia studia le Comunità energetiche nei rioni, «non c'è più tempo»

Gorizia studia le Comunità energetiche nei rioni, «non c'è più tempo»

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Gorizia studia le Comunità energetiche nei rioni, «non c'è più tempo»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 19 Set 2023
Copertina per Gorizia studia le Comunità energetiche nei rioni, «non c'è più tempo»

Iniziato ieri sera il ciclo di tre incontri nei quartieri con Legambiente, l'invito dell'assessore Cagliari: «Abbiamo bisogno di lavorare assieme».

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Dobbiamo voltare pagina. Il 2030 rappresenta il nostro giro di boa. Se riusciamo a contenere di un grado e mezzo la temperatura terrestre rispetto all’era preindustriale, il nostro pianeta avrà ancora qualche chance. «Dobbiamo rimboccarci le maniche», decreta però Emilio Gottardo, responsabile energia Legambiente Fvg. Si è svolto così, nella serata di lunedì, il primo dei tre incontri previsti per il lancio del progetto divulgativo “Cers Gorizia” nell’ambito delle energie rinnovabili.

Nella gremita sala Incontro della parrocchia di San Rocco si sono avvicendati numerosi interventi, moderati dalla presidente di Legambiente Anna Maria Tomasich. «È fondamentale perseguire questo percorso di decarbonizzazione e le energie rinnovabili – ha osservato l’assessore per la transizione energetica, Luca Cagliari -. Sappiamo che le normative sono complesse, ma abbiamo bisogno di lavorare assieme, e le comunità energetiche sono la risposta alla transizione. Non c’è più tempo, è necessario intervenire».

Un progetto coordinato da Legambiente Gorizia, con il sostegno economico di Coop Alleanza 3.0, rappresentato dal presidente del Consiglio di zona “Isontino” Barbara Giardini. «I nostri soci hanno votato le Cers, associazioni che riescono a intercettare i bisogni della comunità», ha dichiarato Giardini, per poi lasciare la parola a Gottardo. Il quale, dati alla mano, ha ribadito come «siamo dentro il processo di decarbonizzazione, voluto da tutto il mondo. Da qui al 2050 dobbiamo diminuire le emissioni di CO2».

«Nel 2020 abbiamo prodotto 35 miliardi di tonnellate, nel 2022 sono raddoppiate a 40, 6 miliardi», ha spiegato Gottardo. Per diminuire la produzione massiccia è indispensabile passare dalle fonti fossili alle energie rinnovabili. Ma cosa si intende per “decarbonizzare” e “transitare”? Essenzialmente si declinano nella formula “risparmio energetico, efficientamento e ottenimento di energia pulita”. Per raggiungere questi obiettivi, bisogna considerare il consumo a livello regionale. Il Friuli Venezia Giulia consuma ben 10.300 Gwh ogni anno.

Per decarbonizzare l’intera energia elettrica consumata, sarebbe necessario installare impianti che consentano di ottenere 8mila400 MW di potenza. Sotto questo aspetto il comune potrebbe farsi carico di individuare le aree dismesse, oltre che tetti e terreni agricoli, in maniera da sfruttare 7mila528 ettari. «Uno studio condotto a marzo dimostra come se solo potessimo occupare il 30% della superficie dei tetti disponibili, potremmo generare tanta energia da coprire tutti i consumi domestici in Italia», ancora Gottardo. A fronte di un deficit che in regione, al 31 dicembre 2022, si attesta a 420 MW di potenza.

Di qui l’urgenza e l’impegno di creare le Comunità energetiche. Che sono veri e propri soggetti giuridici formalmente costituiti, basati sulle partecipazioni aperte e volontarie degli individui. Obiettivo delle Cers è quello di «fornire benefici ambientali, economici e sociali ai propri membri e allo stesso territorio», come associazioni che entrano nello stesso mercato dell’energia. Comunità energetiche in cui gli attori sono “producer, consumer e prosumer”, e dove non si premierà più la produzione di energia, quanto la condivisione.

Maggiore sarà la condivisione di energia, tanto più alti saranno gli incentivi da parte del gestore dei servizi elettrici. Fondamentale è poi la così detta “cabina primaria”, all’interno della quale dovranno ricadere le persone della comunità, che nel caso di Gorizia coincide con il territorio comunale. Perché sono utili, le Cer? Perché contrastano la povertà energetica, consentendo di sostenere anche le famiglie che versano in difficoltà economiche, di qui il termine “Cers”. Sette, i passi da compiere per realizzare le Comunità energetiche.

Si va dall’incontro informativo - come è stato realizzato quest’oggi - alla verifica del confine della cabina primaria. Passando poi attraverso la raccolta di adesioni, lo studio di fattibilità, la definizione formale, e infine la realizzazione dell’impianto, con la conclusiva richiesta di attivazione presso il Gse. «Un percorso impegnativo, ma anche entusiasmante», commenta Gottardo. A intervenire è stata poi Romana Leban, di EkoŠtandrež, la quale ha proposto una riflessione sul significato del termine “comunità”, «un gruppo che si unisce per compiere l’interesse della comunità. Già nel secolo scorso i contadini si univano insieme per la vendemmia».

Poi è sopraggiunta l’era del benessere, portando con sé l’individualismo. «Viviamo in un mondo globalizzato dove le multinazionali dettano i prezzi, anche dei generi di prima necessità. La comunità è la soluzione». Camilla Soffiati, del comitato Quartiere di Straccis, ha invece voluto ricordare la storia della famiglia Ritter, che giunse a Gorizia «attratta dall’energia che poteva essere prodotta dal fiume Isonzo. Grazie ai Ritter ci fu un incremento demografico e la città passò dal 16mila abitanti ai quasi 31mila del 1810.

Nel 2018 la Tex Giulia licenziò gli ultimi dipendenti, ma è tuttora proprietaria della centrale, con un fatturato di 4 miliardi che però non porta alcun ritorno economico a Gorizia». In rappresentanza dell’Unità pastorale di San Rocco è poi intervenuto Roberto Furlanut, secondo cui «l’idea di creare un’unità pastorale è una grande ambizione. Emblematica è stata la crisi energetica e il caro bollette». Una comunità per la quale lo stesso comune può farsi promotore, fornendo spazi o gestendone l’aspetto amministrativo - rimarca Mauro Grion di Legambiente. «È necessario che la regione metta a disposizione risorse per farle partire, perché sono una risposta ai cambiamenti climatici, al caro bollette e alla povertà energetica».

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