Gorizia: «Lo stato della sanità è sempre più grave», il Comitato Salute Pubblica lancia una nuova manifestazione

Gorizia: «Lo stato della sanità è sempre più grave», il Comitato Salute Pubblica lancia una nuova manifestazione

L'APPELLO

Gorizia: «Lo stato della sanità è sempre più grave», il Comitato Salute Pubblica lancia una nuova manifestazione

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 17 Mag 2025
Copertina per Gorizia: «Lo stato della sanità è sempre più grave», il Comitato Salute Pubblica lancia una nuova manifestazione

Appuntamento martedì 20 maggio alle 17.30 in piazza Municipio. Il punto su medici di base, reparto Cardiologia, Case della Comunità ed evoluzione del Piano Oncologico Regionale.

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L’incontro si è svolto stamattina, al bar "Aenigma" di via Nizza, dinanzi al murales nello stile di Keith Haring raffigurante due omini che sorreggono, non senza fatica, un grande cuore rosso. Sembra la metafora perfetta di una fra le varie battaglie che il Comitato Salute Pubblica di Gorizia sta portando avanti in questi mesi e su cui oggi, dinanzi a un «aggravarsi sempre maggiore» della situazione della sanità nel capoluogo e nel territorio, ha deciso di fare pubblicamente il punto.

Proprio dalla situazione del reparto goriziano di Cardiologia è partito Adelino Adami, denunciando l’attuale «carenza di personale che costringe i dipendenti già presenti a turni aggiuntivi»; non potendo in tal modo coprire tutto, però, «si pensa già all’utilizzo di medici “gettonisti” esterni». Si è svolto inoltre, recentemente, un concorso per assumere nuovi cardiologi, ha riportato Adami, ma «i vincitori si sono rifiutati di venire a lavorare a Gorizia e a Monfalcone, preferendo altre sedi come, ad esempio, quella di Cattinara». Una scelta naturale, purtroppo, visto «lo stato di incertezza che regna in cardiologia a Monfalcone e soprattutto Gorizia».

Attraverso il proprio studio legale di riferimento, il Comitato ha presentato sia alla Regione Fvg che ad Asugi una precisa “richiesta di accesso agli atti” per essere messi al corrente delle motivazioni, dei piani logistici e delle scelte tecnico-scientifiche di supporto alla delibera con cui la Regione ha voluto decretare la chiusura dell’Unità di terapia intensiva di Gorizia ed il suo trasferimento a Monfalcone. Le risposte? «Evasive, per usare una parola gentile», ha fatto sapere il Comitato. Il sospetto, dunque, ha segnalato Adami, è che l’intera situazione sia in realtà volta a far chiudere progressivamente l’intero reparto ospedaliero a fine attraverso il sistema di “chiusura dei rubinetti”: tagli ai finanziamenti, chiusure di unità, mancato rinnovo del personale e via dicendo. Una prospettiva che il Comitato intende in ogni modo scongiurare.

È nettamente peggiorata anche la situazione della medicina generale sul territorio: «Da quando abbiamo cominciato le nostre manifestazioni, il numero dei cittadini senza un medico di base è raddoppiato da 3mila a 6mila», hanno dichiarato gli esponenti del Comitato. Ed è giunta loro notizia «che pure il funzionamento delle soluzioni sperimentali Asap, a causa di questi numeri, stia andando incontro a difficoltà». «Cosa è stato fatto per incentivare l’arrivo di nuovi medici sul nostro territorio? – sottolineano – abbiamo richiesto un incontro con il direttore generale Asugi per chiarimenti sul tema, ma non abbiamo ricevuto risposta».

Da segnalare, poi, anche «lo sbilanciamento attuale di investimenti economici» fra le due sedi dell’ospedale “spoke” unico Gorizia-Monfalcone. Per quest’ultimo, ha riferito sempre Adami, «sono previsti investimenti per una ristrutturazione globale, mentre a Gorizia il modesto finanziamento stanziato per ristrutturare il Pronto Soccorso rischia di andare perso perché i lavori, che dovevano essere realizzati entro quest’anno, nono sono ancora partiti». I fatti sembrano ancora una volta suggerire, secondo il Comitato, «quale dei due poli dovrà essere giocoforza ridimensionato in vista del futuro».

Ultimi due discorsi affrontati all’incontro hanno riguardato la Casa di Comunità e il Piano oncologico regionale. Nel primo caso, segnala il Comitato, «non si tratta di ritardi nell’esecuzione dei lavori, ma ancora peggio dell’assoluta mancanza di un progetto che garantisca il loro funzionamento: tuttora non vi sono piani riguardanti il personale (infermieristico, di medicina generale e specialistico) che vi lavorerà». A fronte di una ristrutturazione dell’ex pneumologico alquanto onerosa, «più di trenta milioni di euro», il rischio è vedere il progetto della casa di comunità, «proposta rivoluzionaria per la sanità territoriale, trasformato in un semplice centro di trasferimento per ambulatori medici, Rsa, centro prelievi e forse una sede del Cup: non di certo la formula in cui si era sperato».

Criticata invece da Adami la possibile evoluzione del Piano oncologico regionale in quanto «a Gorizia vi è una casistica di cistectomie addirittura superiore rispetto alla chirurgia urologica di Udine e Trieste, ma il piano dichiara di voler concentrare tali interventi proprio nei due capoluoghi». Ribadiscono, gli attivisti, la necessità «che il piano sviluppi ulteriormente la prevenzione e la possibilità di diagnosi precoci, così come la presa in carico post-chirurgica, possibilmente in centri di maggiore prossimità per il paziente rispetto alla sede in cui viene operato».

Alla luce di tutto ciò, i membri del Comitato ritengono necessaria una nuova manifestazione per invitare cittadini e forze politiche a far sentire la loro voce. L’appuntamento, come a gennaio, è dunque in piazza del Municipio per martedì 20 maggio, alle ore 17.30. «La voce dei cittadini ha fatto sì che a gennaio il Comune prendesse una decisione unanime - così il Comitato ha motivato la mobilitazione - vorremmo dunque che quell’ottimale percorso di gennaio si ripetesse anche ora». Mobilitazione da svolgersi «nell'attesa di ricevere una risposta dai Capigruppo», hanno precisato Adami e la presidente Daniela Careddu in chiusura: «Abbiamo infatti chiesto un incontro con i capigruppo di tutte le forze politiche presenti in Consiglio comunale a Gorizia e chiediamo anche che questi problemi vengano affrontati dall'Assemblea dei Sindaci dell'Alto Isontino, poiché solo una forte presa di posizione di tutte le forze politiche può iniziare un percorso fruttuoso di risoluzione di questi problemi».

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