Il saluto a Gianni Bisiach: «Essere nato a Gorizia ha fatto la differenza nel suo giornalismo»

Il saluto a Gianni Bisiach: «Essere nato a Gorizia ha fatto la differenza nel suo giornalismo»

Stamattina

Il saluto a Gianni Bisiach: «Essere nato a Gorizia ha fatto la differenza nel suo giornalismo»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 24 Nov 2022
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Monsignor Dipiazza ha rimarcato le difficoltà di una terra di confine, «spesso non ce ne ricordiamo».

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Gorizia ha salutato Gianni Bisiach con una cerimonia funebre ristretta ma non privata, questa mattina, nella chiesa parrocchiale di San Rocco. A presiedere la liturgia della parola, alla presenza, a nome della città, della vicesindaco Chiara Gatta, monsignor Ruggero Dipiazza, che ha rimarcato come “in una vita ricca e ben spesa ciò che rimane è sempre la carità”. Dipiazza ha ricordato la zia di Gianni, “attiva in parrocchia e che lui veniva a trovare qui nel borgo”. “La parrocchia è il primo luogo di accoglienza e di carità, e a tal proposito fino alle 10.30 sono arrivate ben tre persone a chiedere di poter pagare loro le bollette: nonostante strutture e annunci, le persone rimangono sole”.

Don Ruggero ha sottolineato poi come “pur non avendo verso la città un senso molto attivo, tanto da non essere presente alla consegna del premio Ilario e Taziano, nel racconto e nel lavoro da giornalista il fatto di essere di Gorizia ha fatto la differenza perché ha significato capire situazioni contradditorie, scontri e battaglie che qui abbiamo vissuto in una riconciliazione seria che ha passato tanti episodi”.

“Noi che ci siamo dentro spesso non ce ne accorgiamo ma ci dobbiamo ricordare la nostra storia e il nostro vissuto che ci hanno plasmato e continuano a farlo”, così ancora Dipiazza. A margine della cerimonia, però, la storica segretaria di Bisiach ha voluto ricordare come durante i corsi all’accademia per ufficiali Carabinieri il giornalista era solito concludere con qualche aneddoto della sua Gorizia.

Gianni Bisiach nato a Gorizia, nel 1927, e si era diplomato nel 1946 al liceo scientifico della città per poi spiccare il volo. Due lauree in medicina con il massimo dei voti, una delle quali in Africa, spaziando in varie specialità e lavorando con i più grandi luminari dell'epoca fra cui Franco Basaglia.

Contemporaneamente coltivava una sua grande e precoce passione, già emersa quando viveva a Gorizia, quella del cinema, collaborando con mostri sacri come Cesare Zavattini, Michelangelo Antonioni e Roberto Rossellini. Nel 1969 realizza il film I due Kennedy, prodotto da Angelo Rizzoli e Alfredo Bini e insignito del Premio Spoleto Cinema 1970 a pari merito con Luchino Visconti (La caduta degli dei) e Federico Fellini (Fellini Satyricon).

Nel 1978 Saddam Hussein, vicepresidente della Repubblica dell'Iraq, lo invitò a Baghdad per il Festival del Film antimperialista, con una delegazione formata da Sergio Amidei (sceneggiatore del film Roma città aperta), il regista Ettore Scola e Gina Lollobrigida. Saddam Hussein accompagnò Bisiach a visitare il Paese (Babilonia, Bassora) e gli assegnò il premio per il film I due Kennedy. Il massimo della popolarità lo raggiungerà con il giornalismo televisivo e radiofonico in Rai realizzando inchieste e servizi rimasti nella storia per il tg e dando vita a trasmissioni di altissimo livello.

Nel 1965 realizzò l'inchiesta "La pena di morte nel mondo" con la collaborazione di Robert Kennedy: salverà dalla camera a gas di San Quintino il condannato a morte Dovie Carl Mathis, fornendogli i mezzi per un'efficace difesa. Si è spento a Roman il 20 novembre di quest’anno.  

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