Il podcast
Gorizia e la ruspa facile: demolire è davvero l’unica risposta?

A parlare nella puntata di Voci dal Confine curata da Marilisa Bombi è l'architetto Romano Schabl, promotore di un comitato contrario alla demolizione totale dell'ex ospedale civile di via Vittorio Veneto.
Nell’Europa che investe sempre più sul riuso, sulla sostenibilità e sul recupero del patrimonio edilizio, Gorizia sembra muoversi in direzione opposta. Il caso dell’ex ospedale civile di via Vittorio Veneto – chiuso ormai da oltre quindici anni – rischia di diventare il simbolo di un’idea di città che preferisce la cancellazione alla trasformazione.
In questi giorni si torna a parlare del destino di quell’area, un tempo cuore pulsante della sanità cittadina, ora ridotta a una fila di padiglioni dismessi, una piccola chiesa vuota, un monoblocco che, a dispetto dell’abbandono, conserva ancora un valore economico e simbolico notevole. La demolizione è già prevista: il progetto, promosso dall’EDR con fondi regionali, punta a realizzare un nuovo campus scolastico. Ma le scuole lo hanno chiesto? E i cittadini sono stati realmente coinvolti?
È questo uno dei punti cruciali sollevati nel nuovo episodio del podcast Voci dal Confine, che dà voce a Romano Schnabl, architetto goriziano e promotore di un comitato cittadino contrario alla demolizione totale del complesso. La sua è una posizione chiara: prima di radere al suolo, sarebbe stato necessario ascoltare, confrontarsi, valutare. Soprattutto, chiedersi se davvero questa “rigenerazione urbana” sia necessaria o, come appare a molti, solo un’operazione dall’alto, calata su un territorio che avrebbe bisogno di altro.
La questione ambientale è una delle più gravi e sottovalutate. Come racconta Schnabl nell’intervista, la demolizione del comprensorio comporterà inevitabilmente un aumento delle emissioni di CO₂, la dispersione di polveri sottili, un inquinamento acustico prolungato, il passaggio incessante di camion carichi di macerie e rifiuti da cantiere. A farne le spese, saranno non solo le strutture sanitarie attive nei pressi – come l’ex ospedale psichiatrico o le palazzine ASUGI – ma anche la nuova Casa di Comunità in costruzione, e l’intero quartiere di San Peter, densamente abitato e situato a ridosso del confine.
Ciò che inquieta, però, è anche l’assenza di un vero dibattito pubblico. Secondo quanto emerso, nessuna indagine sistematica è stata condotta tra dirigenti scolastici o studenti per verificare l’effettiva necessità di una nuova sede. Il progetto è stato approvato in sede tecnica, ma senza un confronto approfondito con la cittadinanza. Il referendum proposto dal comitato è stato respinto, mentre le segnalazioni inviate alla Corte dei Conti per presunto danno erariale non hanno avuto risposta.
Nel frattempo, l’intero valore dell’edificio principale – circa dodici milioni di euro – rischia di essere cancellato, con l’aggiunta di una spesa pubblica di quasi cinque milioni solo per abbatterlo. «Demolire per ricostruire» può sembrare una soluzione semplice, ma non è detto che sia la più razionale, né la più sostenibile.
Eppure, ci sarebbero alternative. Il comitato ha avanzato proposte concrete: destinare parte del comprensorio ad attività sociosanitarie per la terza età, creare spazi per la formazione, per la residenzialità assistita, oppure dare nuova vita ad alcuni edifici esistenti. Emblematica è la proposta di recuperare la piccola chiesa e le cappelle mortuarie per farne una “casa del commiato” – uno spazio dignitoso per i funerali laici o civili, oggi assente a Gorizia.
La puntata di Voci dal Confine con Romano Schnabl non è solo un’intervista, è un invito alla riflessione. Su come si decide il futuro di una città. Su chi ha voce e chi viene escluso. E soprattutto, su cosa significhi oggi rigenerare: se costruire qualcosa di nuovo debba necessariamente passare per la distruzione, o se esista un modo più umano e lungimirante di fare le cose.
Ascoltare quella voce fuori dal coro può non piacere a tutti. Ma ignorarla sarebbe un errore. La puntata è ascoltabile su Spotify cliccando qui oppure su YouTube cliccando qui.
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