la ricorrenza
Gorizia e il ricordo dei deportati nei 40 giorni: «Cerimonia nell'anno di GO!2025»

Oggi il ricordo della fine dei 40 giorni sotto il controllo jugoslavo della città, l'appello dell'assessore Callari per ricordate gli 80 anni dal 12 giugno 1945.
Anche quest'anno, il 12 giugno ha rappresentato per le istituzioni l'anniversario della liberazione di Gorizia dall'occupazione jugoslava. La commemoriazione si è tenuta presso il nuovo lapidario del Parco della Rimembranza, in corso Italia, con la cerimonia aperta dall'alzabandiera solenne a cura della Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli". A seguire ci sono stati gli omaggi floreali, gli interventi delle autorità e del presidente della Lega Nazionale di Gorizia Luca Urizio nella prima ricorrenza dell’inaugurazione del nuovo monumento, finanziato dalla stessa associazione.
Il sindaco Rodolfo Ziberna ha rimarcato, come l’anno scorso, che «ricordare il giorno della liberazione di Gorizia non significa puntare il dito contro qualcuno-bensì ribadire con forza la propria storia, la propria italianità. Solo chi è sicuro delle proprie radici ed è saldo nei propri valori sa aprirsi con rispetto, senza paura per costruire un futuro insieme agli altri». A nome della Regione c'era l'assessore al Patrimonio, Sebastiano Callari, che ha rilevato come «nel ricordare il 12 giugno 1945 è indispensabile che tutti riconoscano la verità storica e irrinunciabile che sono stati commessi crimini efferati da una parte e dall'altra».
«Commemoriamo assieme i nostri morti per andare mano nella mano verso quell'Europa unita che abbiamo il dovere di costruire per i nostri figli» ha aggiunto l'esponente della giunta Fedriga. Callari ha voluto quindi rivolgere un messaggio verso "coloro che ancora oggi si oppongono a questa memoria. Auspico che seppelliscano queste interpretazioni offensive nei confronti delle vittime che hanno incarnato l'identità di questa terra». Da qui, la proposta di organizzare una cerimonia più estesa per la ricorrenza degli 80 anni dalla così definita "seconda redenzione" della città, che cadrà nell'anno della Capitale europea della Cultura 2025.
Un'iniziativa che, secondo Callari, «può rappresentare un'occasione non solo simbolica di riappacificazione di questi territori. La pace e la democrazia devono essere un emblema in tutto il mondo, dove ancora purtroppo continuano a soffiare venti di guerra e di odio». Dal canto suo, il consigliere regionale Diego Bernardis ha sottolineato che quel 12 giugno «cessarono anche quegli arresti e quelle deportazioni funzionali che costarono la vita a persone ritenute colpevoli solo perché italiane», auspicando che la ricorrenza «sia da insegnamento ai giovani, affinché siano assolutamente consapevoli che la guerra è sempre una sconfitta che porta con sé soltanto orrori e terribili sofferenze».
«Quelle vicende tragiche che hanno colpito le nostre terre - così Urizio - hanno nome e cognome ma fino ad anno fa l'omertà aveva impedito di mettere "alla gogna" i partigiani comunisti che in tutta Italia continuarono ad uccidere anche a guerra finita civili, donne e bambini, senza ragione e criterio perché buona parte era di convinzione leninista-stalinista ed il pensiero unico di quella orrenda "cultura" terzinternazionalista era quello di eliminare tutti coloro che non condividevano tale disegno». Oltre al presidente della Lega nazionale e alle autorità già citate, erano presenti anche il prefetto Raffaele Ricciardi e la presidente dell'Anvgd, Mariagrazia Ziberna.
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