Gorizia ricorda padre Bommarco, angolo dedicato all'ex arcivescovo

Gorizia ricorda padre Bommarco, angolo dedicato all'ex arcivescovo

l'intitolazione

Gorizia ricorda padre Bommarco, angolo dedicato all'ex arcivescovo

Di Redazione • Pubblicato il 20 Set 2023
Copertina per Gorizia ricorda padre Bommarco, angolo dedicato all'ex arcivescovo

Domani mattina sarà svelata la targa dedicato all'ex arcivescovo, venuto a mancare nel 2004. Attesa anche una delegazione dalla croata Cherso.

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Padre Antonio Vitale Bommarco, arcivescovo di Gorizia dal 1982 al 1999, sarà ricordato dalla città con l’intitolazione della piazzola antistante la chiesa del Sacro Cuore di via Nizza. In occasione del centenario della sua nascita, la città gli manifesterà la sua riconoscenza con l’intitolazione, per volontà convinta del sindaco Rodolfo Ziberna, della aiuola spartitraffico di fronte al sagrato del luogo religioso. La cerimonia istituzionale, giovedì 21 settembre alle 11, sarà preceduta da un momento storico religioso e di preghiera.

Interverranno all’interno della chiesa l’arcivescovo Redaelli; l’arcivescovo padre Gianfranco Agostino Gardin, titolare emerito di Treviso e già, come Bommarco, ministro provinciale e generale dei Conventuali; e lo storico goriziano Ivan Portelli. A seguire sarà appunto scoperta dal sindaco la tabella indicativa con le date della vita dell’arcivescovo. È attesa anche una delegazione della sua città natia, Cherso, una delle isole dell'arcipelago del Quarnero. Nato il 21 settembre 1923, padre Bommarco è stato una persona di spessore.

Ebbe una volontà tenace che fece fatto superare le molte limitazioni fisiche causate dalla tubercolosi, contratta in tempo di guerra. Guarì contro ogni previsione – come egli confesserà anche nel testamento spirituale – e si diede anima e corpo ai compiti, gravosi, cui l’obbedienza lo chiamò nell’Ordine Francescano dei Conventuali. Resse conventi, diresse con nuove intuizioni l’Editrice “Messaggero di Sant’Antonio” a Padova, fu per tre mandati ministro provinciale dei Conventuali patavini, assurse a guida dell’Ordine, le cui presenze nel mondo dilatò nelle terre di missione, come padre generale per dieci anni.

Fu poi pregato da Papa Giovanni Paolo II di assumere la guida dell’arcidiocesi di Gorizia, dopo l’improvvisa scomparsa di monsignor Cocolin. Nella sua vita, il prelato seppe superare le divisioni, grazie anche alla sua profonda fede e assimilazione dei valori universalistici che fondano il cristianesimo, e collaborò attivamente alla riconciliazione fra le genti di qua e di là del confine. Lo fece nel nome della nuova Europa che durante i suoi anni episcopali si andò qui delineando, ma assimilando e sviluppando anche l’eredità plurietnica della Chiesa Madre di Aquileia.

Una chiesa transnazionale e missionaria, quella friulana, del cui patrimonio di fede, cultura e civiltà si fece paladino, come fu promotore di numerose realizzazioni concrete a Gorizia e in provincia. La sua vita, che toccò gli ottant’anni e si è spento nel 2004, sempre propositivi nonostante l’invalidità fisica, è stata una benedizione. La città non dimentica e gliene rende giusto merito.

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