Gorizia, il premio Bratina consegnato a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi: «Hanno saputo indicare una strada»

Gorizia, il premio Bratina consegnato a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi: «Hanno saputo indicare una strada»

LA PREMIAZIONE

Gorizia, il premio Bratina consegnato a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi: «Hanno saputo indicare una strada»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 12 Ott 2025
Copertina per Gorizia, il premio Bratina consegnato a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi: «Hanno saputo indicare una strada»

A consegnare il premio per la prima volta a distanza sono state le figlie di Darko Bratina. La 26ma edizione del festival “Omaggio a una visione” premia anche Béla Tarr, del quale sarà proiettato oggi il film “Sátántangó”, ispirato al romanzo del premio Nobel Lázló Krasznahorkai.

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“Inarchiviabile” per densità e sterminata produzione. È l’immensa mole del materiale documentaristico recuperato dai registi Yervant Gianikian, e dalla compagna di vita Angela Ricci Lucchi scomparsa per malattia nel 2018, assemblata con minuziosa analisi e passione. Alla coppia di artisti - e al regista Béla Tarr, assente per motivi di salute - è stato assegnato il premio Darko Bratina in occasione della 26ma edizione del festival “Omaggio a una visione” organizzato da Kinoatelje. L’incontro con il regista di origini armene Gianikian, in collegamento a distanza, si è svolto al Palazzo del Cinema di Gorizia, durante la masterclass in lingua inglese moderata da Donatello Fumarola e Nil Baskar. «Queste scatole alle mie spalle – ha indicato il regista dalla sua abitazione – contengono la descrizione di tutto quello che abbiamo visto». Materiale privato in cui si condensa il tempo del cinema e quello della vita, come accade nel film seguito alla masterclass, il terzo capitolo del docufilm “I diari di Angela” presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Yervant e Angela uniti nei fotogrammi e nella realtà, i quali «in cinquant’anni hanno realizzato un cinema che non esisteva partendo da immagini ritrovate», hanno rimarcato le figlie di Darko Bratina nel leggere le motivazioni del premio.

Il loro percorso artistico ha inizio dalla collezione dell’esploratore, fotografo e cineasta Luca Comerio, che all’inizio del Novecento documenta il primo conflitto mondiale e le avventurose spedizioni in Antartide. Una narrazione della violenza della guerra che proseguirà nel “Frente a Guernica” al quale lavora dal 2019 al 2023. «Nel 2019 – racconta al pubblico di piazza Vittoria – continuavo a lavorare ai “Diari di Angela”, ma l’inizio della guerra in Ucraina mi spinse a lavorare a “Director’s cut”». L’idea nasce da una visita al Museo Reina Sofia in occasione della proiezione di “Pays Barbare” (2013), film di denuncia nei confronti del colonialismo italiano in Libia e nel Corno d’Africa. Un percorso di ricerca che ha inizio con il primo lungometraggio che rende omaggio a Comerio, “Dal polo all’equatore” (1986), attraversando le influenze artistiche dell’austriaco Oskar Kokoshka con il quale Angela studia pittura. Un cinema sperimentale che procede anche per mezzo di mostre e installazioni, esprimendosi nel concetto di «camera analitica». «Abbiamo iniziato mescolando i documentari all’espressionismo tedesco – ammette – e mentre a Bologna, durante un incontro fra registi italiani, si affrontava il problema del costo dei film, noi rimarcammo che il nostro era costato un milione di lire».

Fondamentale fu anche la collaborazione con Giovanna Marini per il documentario “Prigionieri della guerra” (1995). «Eravamo amici di Nanni Ricordi – spiega – e gli chiedemmo di incontrarla. Parlai con lei per l’ultima volta diversi mesi fa. Avrebbe voluto lavorare di nuovo con me. Cantò al Festival di Spoleto degli anni Sessanta “Gorizia tu sei maledetta”, il gruppo andò in prigione». Le atrocità delle guerre tornano inesorabili anche nel “Ritorno a Khodorciur – Diario Armeno” (1986), dove a rivivere il genocidio armeno è lo stesso padre Raphael, unico testimone allora vivente degli orrori del 1915. Non mancano incontri con artisti e figure che hanno segnato un’epoca, come in “A propos de nos voyages en Russie” (2016), dove emerge il cuore della Russia con i suoi conflitti e le avanguardie. «Incontrammo Ida Neppelbaum – ricorda - fotografa dell’avanguardia russa e amica di Anna Achmatova». Vecchie pellicole mescolate agli acquarelli dipinti da Angela, ma anche ai testi dei grandi letterati russi o alle fiabe per bambini.

«A consegnare il premio saranno le figlie di Darko, Mila e Maida – interviene la direttrice del Kinoatelje Mateja Zorn – perché questo premio per la nostra comunità è molto personale. Per la prima volta nella storia del festival – ironizza - verrà assegnato in maniera digitale. Tutti i nostri premi sono stati conferiti a cineasti speciali, e per noi è un onore poterla avere qui, anche se a distanza», conclude ringraziando lo staff per l’intenso lavoro svolto. «Entrambi – sottolineano le due sorelle, riferendosi a Yervant e Angela – hanno girato il mondo con i loro film e hanno rigirato i film che hanno trovato nella loro ricerca della storia della violenza umana», si evidenzia in lingua slovena e poi italiana. «Hanno saputo indicare una strada – proseguono - più strade, del fare cinema, liberamente, dialetticamente, poeticamente, nell’indipendenza di scelte non convenzionali, scomode, dinamiche». Una riflessione ontologica sull’essenza del cinema, quella dei due artisti, attuata con il coraggio di andare controcorrente e opporsi alle ideologie imperanti attraverso la purezza dello sguardo. Un baziniano "certain regard" stimolante e innovativo, che continuerà a parlare al presente ma anche a tutte le generazioni che verranno.  (Foto: Rossana D'Ambrosio).

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