Gorizia perde la sua voce più preziosa, si è spento a 77 anni Gino Pipia

Gorizia perde la sua voce più preziosa, si è spento a 77 anni Gino Pipia

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Gorizia perde la sua voce più preziosa, si è spento a 77 anni Gino Pipia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 24 Mag 2021
Copertina per Gorizia perde la sua voce più preziosa, si è spento a 77 anni Gino Pipia

Celebre per la sua canzone “Gorizia in un scartozo”, fu simbolo della musica d'autore locale. Il ricordo di amici e parenti.

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Era riuscito a festeggiare i 40 anni della sua canzone più famosa poco prima che scoppiasse la pandemia. Oggi, Gorizia piange una delle sue voci più celebri e amate, quella di Gino Pipia (nella foto). Cantautore d’altri tempi, legato alla sua città da un amore profondo, le aveva dedicato il brano “Gorizia in un scartozo” nel 1979, inserita nell’omonimo album realizzato insieme ai Trovieri, band da lui stesso fondata. Ammalato da tempo al cuore, il 77enne si è spento ieri sera, dopo una vita dedicata al canto e alla poesia, com’era proprio l' opera scritta in dialetto goriziano dalla triestina Bruna Murzi e musicata da Pipia e da Mauro Tesolin. Questa lo aveva portato a esibirsi in tutta la regione e anche all'estero.

“La sua passione per la sua musica è nata da giovanissimo - ricorda la figlia Francesca Pipia, che ha suonato con lui in diverse occasioni - alle superiori faceva già parte di alcuni gruppi. Poi sono nati i Trovieri, di cui hanno fatto parte molte persone nel corso degli anni. Con loro, nel dicembre 2019 fece un ultimo concerto a cui teneva molto e dedicato all’anniversario della sua canzone”. Il tutto si tenne a Palazzo De Grazia di via Oberdan: “Fu il coronamento di un’idea, peraltro slittata per diversi motivi nei mesi precedenti”. Insieme a lui, sul palco c’era anche la nipote Amelia Romano con la sua arpa: “Ha trasmesso a tutta la famiglia la sua passione” sottolinea la figlia, portando la musica anche nelle scuole.

La gioia nel suonare è diventata così un’eredità condivisa tra figli e nipoti, mentre nella vita di tutti i giorni lavorava come dipendete amministrativo all’ospedale di Gorizia. Musica e parole non lo lasciavano mai, così come l’amore per la lettura. Aspetto che lo accomunava a Roberti Vecchioni, di cui aprì il concerto al Teatro Verdi due anni fa, insieme ai Trovieri. Un altro punto di contatto era il piacere nell’insegnare, tanto da tenere dei corsi sulla poetica dei cantautori all’Università della terza età da molti anni: “Era una persona splendida - racconta la presidente dell’istituto, Maria Marsich -. Faceva delle bellissime lezioni, la sua scomparsa è una grossa perdita per tutta la città”.

Ne ricorda la figura con grande affetto anche Guido Sedran, suo storico amico e fonico dei Trovieri, formazione scioltasi alla fine degli anni Novanta: “Tra le sue opere, c’era anche la Fiaba di Orlando, che portammo in scena nel 2009 al Kulturni dom e facemmo il pienone di pubblico. Abbiamo fatto dischi e concerti, ma la canzone con cui tutti lo conoscono è certamente ‘Gorizia in uno scartozo’”. Proprio questa sarà cantata il giorno del funerale, previsto venerdì alle 10 nella chiesa del Sacro Cuore. Sarà anche l’occasione per dare l’estremo saluto alla voce gorizia più celebre di sempre, che non si è mai arresa e ha sempre vissuto la musica con il suo animo da ragazzo.

“Ebbe modo di conoscere anche Fabrizio De André - prosegue Sedran - e bevette con lui. Quella bottiglia vuota è ancora custodita a casa sua”. Proprio all’icona di Genova il musicista si ispirava, oltre che alla Premiata Fonderia Marconi e a quell’ambiente italiano che ha segnato un’epoca. “Ha convissuto con la malattia grazie al suo sapere andare oltre i problemi della vita - aggiunge la figlia -, oltre che alla dottoressa Irena Tavčar del Cattinara che lo ha seguito negli ultimi anni. Era una persona che aveva continuamente progetti, anche ultimamente. Per me era un ragazzo, aveva uno spirito puro e che non invecchiava, con una freschezza mai abbandonata. Era anziano solo anagraficamente”.

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