Gorizia, oggi al Kinemax arriva ‘Observing’: il mondo dei social secondo Janez Burger, fra thriller e dramma

Gorizia, oggi al Kinemax arriva ‘Observing’: il mondo dei social secondo Janez Burger, fra thriller e dramma

LA PROIEZIONE

Gorizia, oggi al Kinemax arriva ‘Observing’: il mondo dei social secondo Janez Burger, fra thriller e dramma

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 22 Mag 2025
Copertina per Gorizia, oggi al Kinemax arriva ‘Observing’: il mondo dei social secondo Janez Burger, fra thriller e dramma

Il film, inserito nell’ambito del Festival del Cinema Sloveno in Italia di Kinoatelje, verrà proiettato alle ore 20. Il regista sarà presente in sala.

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Una società in cui ogni individuo è responsabile, che non fa sconti a nessuno. È questo l’universo in cui si muovono i personaggi di “Observing” (2023) del regista Janez Burger, che sarà presente alla proiezione in programma oggi, giovedì 22 maggio, al Kinemax di Gorizia. Classe 1965, Burger nasce a Kranj per iniziare studi di economia a Lubiana e poi intraprendere il sentiero del cinema nel 1990. Fra le sue opere, “Idle Running” (1997), presentato al Karlovy Vary Internationale Festival, “Ruins” (2004), “Silent sonata” (2010) e “Ivan” (2017).

L’evento avrà luogo al Palazzo del Cinema di piazza Vittoria a partire dalle ore 20 con ingresso a 5 euro, e s’inserisce nell’ambito del festival del cinema sloveno in Italia organizzato da Kinoatelje. Un lungometraggio ambientato nella Lubiana contemporanea, che trae ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto nella capitale slovena: un pestaggio condiviso in diretta sui social. Una pellicola che getta una luce sinistra sulla reale aggressione del 2020 a carico di un trentaseienne goriziano, ma anche sul rinvenimento di un altro studente ripescato dalla Ljublijanica un paio di anni prima.

Nel thriller lo sventurato è il trentaduenne Kristjan Gričar (Vito Weis), del quale scopriremo il volto soltanto nel finale. A tenere il pubblico col fiato sospeso fin dalla prima sequenza è l’aggressione del branco avvolta dalle tenebre della notte, metafora stessa dell’oscurità dei social. Le grida provenienti dal fuori campo sono sottotitolate su sfondo nero, a evidenziarne tutta la ferocia disumana. Una “live” che sulla piattaforma di Facebook totalizza subito 470 visualizzazioni, lievitando fino a 20mila persone collegate, che si limitano a osservare senza intervenire. Ed è proprio contro questo “observing” che Burger lancia il suo j’accuse, nel tentativo di denunciare la mancanza di controllo dei social media e delle fake news, spesso causa di misunderstanding fra “vero” e “falso”, reale e surreale.

Una situazione paradossale dove fra i primi a visualizzare e prendere parte virtualmente alla violenza ci sarà lo stesso paramedico Lara (Diana Kolenc), del tutto inconsapevole. La ragazza osserva distrattamente il cellulare nell’ufficio del pronto soccorso, mentre è in servizio insieme ai colleghi Rok (Benjamin Krnetić) e al veterano Joco (Vladimir Vlaškalić). Quest’ultimo le chiederà di spegnere, infastidito dalle urla e incapace d’interpretare ciò che accade, in netta contraddizione con quanto commenterà ascoltando il telegiornale il giorno seguente. «Forse pensavano fosse uno scherzo», commenta Rok nel tentativo di trovare una giustificazione. Una perdita di consapevolezza generale che mostra una società spietata e senza valori, proiettata verso microcosmi paralleli il cui unico fine è raccogliere “like”, piuttosto che aiutare il prossimo. In questo senso la professione di Lara è emblematica, fondata sull’altruismo.

Due universi che si scontrano e sono incompatibili fra loro, alla quale si aggiunge il piano della sfera naturale. Con un abile richiamo al “Film blu” di Krzysztof Kieślowski, ritroviamo Lara alle prese con i topi che infestano la casa come accadrà a Julie (Juliette Binoche) nella sua nuova abitazione. E il tentativo di sbarazzarsene avverrà con la medesima strategia: quella del lasciare il lavoro “sporco” al gatto, simbolo della nostra collettiva rimozione di coscienza. Un’eroina al femminile combattuta fra due poli: da un lato lo squilibrio ossessivo dei continui messaggi, forse inviati in seguito a un hackeraggio; dall’altra il tentativo di rimanere lucidi, per non cedere all’isterismo della fissazione e all’ansia degli inspiegabili decessi che seguiranno.

Allo “scherzo” pensa anche l’ispettore Borut Kovačič (Jure Henigman), salvo poi realizzare - ormai tardi - che la scia di morti non è affatto casuale. Ma l’inevitabile processo di trasformazione da parte di Lara si è ormai compiuto, e dalla sua metamorfosi verrà alla luce una creatura che pur di salvare la sorella cederà all’egoismo. Il mondo di Lara inizierà a franare quando vedrà Ema nel video: una destabilizzazione restituita attraverso la frammentazione della scena allo specchio, in cui la protagonista è inquadrata di spalle in tre diverse immagini, moltiplicando la disintegrazione della personalità. Fino all’ultima sequenza, rivelatoria, che non concede risposte e abbandona lo spettatore al dubbio che l’intero dramma possa essersi svolto nella mente di Lara.

Quella di Burger è una riflessione amara e sconvolgente sui meccanismi innescati dai social, fra le cui pieghe pare annidarsi il lato peggiore dell’umanità, schiacciata fra apparenza e inganno. Una concezione del cinema impegnato che vada oltre la suspense, per mettere a nudo gli ingranaggi nascosti dietro le tenebre di Internet. In cui la sola umanità rimasta ha il volto tumefatto della vittima, in preda alla cattiveria gratuita di un mondo che ha smarrito il suo senso, e dove l’unico colpevole è la società degradata. 

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