Gorizia, nuovo incontro del comitato ex ospedale «rimanga per questioni sanitarie»

Gorizia, nuovo incontro del comitato ex ospedale «rimanga per questioni sanitarie»

COMITATO EX OSPEDALE

Gorizia, nuovo incontro del comitato ex ospedale «rimanga per questioni sanitarie»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 30 Ott 2024
Copertina per Gorizia, nuovo incontro del comitato ex ospedale «rimanga per questioni sanitarie»

Il referendum negato, la mancanza di programmazione, i collegamenti con il centro cittadino e l'inverno demografico i punti discussi nella riunione.

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L’architetto Romano Schnabl non ha dubbi: il campus scolastico nell’area dell’ex-ospedale di Gorizia va contro ogni interesse della cittadinanza e la variante 52 al piano regolatore deve essere abrogata. Una variante che modifica la destinazione d’uso dall’ambito sanitario a quello scolastico, per la quale non può essere chiesto referendum, ma che andrebbe riconsiderata alla luce dei bisogni reali della città.

Si è svolta nella serata di martedì, nella gremita sala del Trgovski dom, la conferenza sullo scottante tema organizzata dal comitato ex-ospedale, in concomitanza con l’intervento del ministro Tajani al vicino museo di Santa Chiara. «Abbiamo accertato delle discrepanze nell’utilizzo delle risorse pubbliche – rimarca la referente del Pd per Sanità e sociale Adriana Fasiolo – Un’iniziativa del genere doveva essere partecipata».

Nel capoluogo isontino a prevalere è la popolazione anziana, con 235 persone over 65 ogni 100 giovani contro la media italiana che si attesta a 193. In risposta a quest’emergenza silente il comitato ex-ospedale chiede che le risorse vengano gestite in maniera più oculata, commisurata alle reali necessità della popolazione. «Siamo convinti dell’utilità di migliorare l’offerta scolastica – prosegue Schnabl - però non è quella l’area più adeguata. È facile far passare l’idea che “novo xe bel”, ma forse è necessario conservare ciò che abbiamo, che è un patrimonio pubblico».

Un masterplan che rappresenta soltanto la visione generale di massima, contro il quale il comitato ha cercato di proporre un referendum, negato a causa del coinvolgimento di Edr. Segnalato il caso alla Corte dei conti, la battaglia del comitato procede con l’ipotesi del danno erariale, che si verifica quando un ente pubblico subisce una perdita o un danno a causa del comportamento negligente di un funzionario della pubblica amministrazione. «La nostra azione è volta a evidenziare quest’incongruenza alla Corte dei conti – spiega l’avvocato Livio Grapulin – Così che la Procura, se ritiene la denuncia fondata, possa accertare il danno subito dallo Stato e chiedere un risarcimento».

L’anomalia riscontrata dal comitato risiede nel “dono” da parte della Regione Friuli Venezia Giulia – per il tramite di Asugi – dell’immobile del valore presunto che oscilla fra 12 e 15 milioni di euro, senza accertamento di valore o perizia di stima. «Si regala un bene e subito dopo vengono erogati 5 milioni. Riteniamo sia un comportamento improvvido e frettoloso – osserva Grapulin – Come può la Regione regalare un immobile a un altro ente senza eseguire una stima? È questa l’ipotesi del danno erariale. Mai è stata effettuata un’eventuale comparazione del rapporto costo-beneficio, condotte che devono essere qualificate come negligenti».

Da un lato la cessione a titolo gratuito di un immobile imponente, dall’altra i 5 milioni di euro erogati: una questione spinosa sulla quale dovrà esprimersi la Procura generale. «Quando parliamo del valore di 12 o 15 milioni ci riferiamo solo all’edificio centrale – ribadisce Schnabl – A questi va aggiunto il valore delle officine, della cappella mortuaria e della chiesetta. Così che il danno erariale potrebbe superare i 20 milioni, per ottenere cosa? Il deserto di un campus scolastico». Una struttura che potrebbe accogliere solo l’Isis Galilei, che in caso di demolizione comporterebbe un trasporto di macerie per oltre l’anno e mezzo.

«Questa follia è iniziata il 10 dicembre del 2021 – racconta l’ingegner Franco Della Francesca – Qualcuno diceva che il campus avrebbe aperto le porte per l’anno scolastico 2027/2028, ma oggi i lavori devono ancora cominciare e ci vorranno almeno sei mesi per il bando di gara». A iniziare dallo “Slataper”, che attualmente ha sede in un edificio costruito nel 1956 e occupa 16.600 metri quadri, contro i 17.500 necessari secondo il decreto ministeriale del 18/12/1975. I costi per la realizzazione di un edificio ex-novo si aggirerebbero intorno ai 1300 euro al metro quadro, per una spesa complessiva di 9 milioni di euro e una diminuzione di 4000 metri quadri delle aree coperte.

Non va meglio per il “Galilei-Fermi-Pacassi”, struttura risalente al 1961 che nel tempo ha subito continue evoluzioni anche in relazione al boom di nascite degli anni Sessanta e Settanta. Al momento l’edificio è in attesa di una nuova palestra - per la quale sono stati stanziati 2 milioni di euro – mentre lo spazio attuale di circa 3 ettari viene completamente utilizzato insieme a una superficie coperta di poco inferiore a un ettaro. «In “altra sede” forse ci si è accorti che se si posiziona il Galilei non si riesce a farci stare anche lo Slataper, e che le strutture sanitarie appena inserite non hanno più spazi di sviluppo – sottolinea Della Francesca – Quindi, ci si chiede: ha senso trasferire e allontanare le due scuole, spendendo oltre 50 milioni per poi lasciare alle due scuole sostanzialmente gli stessi spazi che oggi hanno a diposizione?». La proposta del comitato è sfruttare l’ex Istituto zooprofilattico e l’ormai fatiscente Caserma del Fante, che necessita di bonifica e risanamento soprattutto per le parti di amianto in disfacimento. «Ristrutturare e valorizzare strutture preesistenti costa meno», ripete Fasiolo, che propone come esempi di utilizzo centri diurni o aree di formazione per l’ambito sanitario.

«A chi non piacerebbe avere una scuola nuova? – chiede retoricamente il dirigente del “Galilei” Alessandro Puzzi – Ma la fascinazione non deve farci perdere di vista i problemi logistici e organizzativi». Un istituto frequentato per il 70% da studenti provenienti da fuori, che avverte la concorrenza del monfalconese. «Crescere non è facile – nota Puzzi – La nostra struttura è a cinque minuti a piedi dal centro intermodale, ma se andassimo in via Vittorio Veneto sarebbe improponibile, mentre dove ci ritroviamo oggi possiamo accogliere anche i ragazzi della Ascoli per le attività di orientamento. Abbiamo macchine, saldatori. Una scuola tecnica senza laboratori è una scuola morta, e la nostra è cresciuta negli anni. Edr ha investito nella palestra e in una grande sala conferenze. A colpirmi, di questa proposta per il campus, sono la totale mancanza di un progetto esecutivo e lo sradicamento che comporterebbe».

All’assenza di pianificazione e alla mancanza di visione d’insieme si somma l’inverno demografico, che lentamente sta svuotando le aule. «Parlare di sistema scolastico non è facile – interviene la dirigente in reggenza al “Cossar-Da Vinci” Rossella Rizzatto - La filiera tecnico-professionale non sta in piedi, se unita al liceo delle scienze umane. Questo non è un campus, ma un’unione raffazzonata di scuole». A manifestare la propria contrarietà è anche la presidente di Legambiente Annamaria Tomasich, che ha evidenziato la necessità di rispettare il regolamento sul ripristino della Natura entrato in vigore il 18 agosto di quest’anno, con obblighi anche verso gli ecosistemi urbani. «Dobbiamo puntare a bloccare la variante 52 – insiste Schnabl fra gli applausi – Tutto il complesso dell’ex Caserma era della scuola agraria di lingua slovena. Il campus si può realizzare, ma conservandolo nel centro della città».  

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