Gorizia, Menato saluta la Biblioteca Isontina ma non c'è un nuovo direttore

Gorizia, Menato saluta la Biblioteca Isontina ma non c'è un nuovo direttore

in pensione

Gorizia, Menato saluta la Biblioteca Isontina ma non c'è un nuovo direttore

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 31 Lug 2021
Copertina per Gorizia, Menato saluta la Biblioteca Isontina ma non c'è un nuovo direttore

Da domani non sarà più in carica, dopo 26 anni a Palazzo Werdenberg. Non c'è ancora un sostituto, mentre l'organico è all'osso.

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Questa mattina, Marco Menato si è seduto per l'ultima volta alla sua scrivania. Oggi, infatti, è l’ultimo giorno di lavoro per il direttore della Biblioteca statale isontina di Gorizia, istituzione che da quasi due secoli rappresenta uno dei riferimenti culturali in città e non solo. Da domani, sarà ufficialmente in pensione, con il subentro con delega di Angela Polo, attuale funzionaria bibliotecaria dell'ente, fino a quando il Ministero non nominerà una nuovo figura. I recenti due bandi non hanno avuto riscontro, con l’ultimo che prevedeva l’inizio dell’incarico dal primo settembre.

Si attendono novità da Roma, quindi, anche perché la stessa Polo fa parte del gruppo di dipendenti che l’anno prossimo andrà in quiescenza. Nel frattempo, Menato traccia un bilancio di questo suo lungo percorso, iniziato nel 1996 dopo l’era di Otello Silvestri: “Sono contento per aver concluso la mia esperienza, ma anche dispiaciuto per alcune cose che si potevano fare meglio o fare in un altro modo”. Durante la sua amministrazione, comunque, l’edificio di via Mameli è stata al centro di numerose iniziative, a partire dalle 300 mostre allestite nella galleria “Mario Di Iorio” dal ’98 all’anno scorso.

I segni della pandemia e delle conseguenti chiusure sono stati inevitabili, aggravati da una situazione del personale che rischia di mettere in ginocchio la struttura. Dai 36 dipendenti registrati nel recente passato, infatti, oggi se ne contano 18 e cinque termineranno l’incarico nel 2022, dopo i quattro usciti in questi mesi. Sarà lo stesso anno, peraltro, in cui cade il 200esimo anniversario della biblioteca. Una ricorrenza che ora è oscurata dal grido di allarme lanciato per trovare una soluzione a questa carenza: “Sarà impossibile tenere aperto - denuncia - rimaranno solo i custodi e qualche dipendente amministrativo”.

Un problema condiviso con tante altre realtà statali, ma che assume una connotazione ancora più amara in vista del 2025. Le ultime assunzioni risalgono a un decennio fa, riguardando però solo i livelli bassi. Troppe poche persone, quindi, per poter far fronte all’utenza e stare dietro a mezzo milione di volumi custoditi, ampliati in questi anni anche grazie al lavoro fatto dal Fondo Michelstaedter con le recenti scoperte, la cui responsabile Antonella Gallarotti è anch'essa uscita. “È un patrimonio ricchissimo per questa città, mettendolo insieme a quello delle altre realtà locali, inclusa la biblioteca di Nova Gorica”.

Menato, 65 anni, guarda proprio alla Frank Bevk, che rappresenta l’altra faccia della medaglia, come a una realtà con cui bisogna dialogare. Per quanto riguarda quanto fatto a Gorizia, la vera innovazione è stata nell’informatica: “Quando sono arrivato, era agli inizi. Poi c’è stata un’esplosione continua, sia nel campo amministrativo che in quello scientifico. Ho fatto da confine tra la vecchia biblioteca ottocentesca e quella che sarà, noi siamo ancora in una fase di passaggio. È sicuramente un aspetto molto importante, potendo fare ricerche da casa”. Innegabili, però, che si proceda a ritmo ancora troppo lento.

Da agosto, il testimone sarà quindi raccolto da Polo, entrata qui nel 1980 e da allora sempre rimasta al suo interno. Dedicatasi alla catalogazione, si occuperà dell’amministrazione corrente, nell’attesa di ricevere novità sul prossimo, nuovo direttore. Anche lei, però, all’inizio dell’estate andrà in pensione. “Per un anno le cose andranno avanti - sottolinea Menato - ma poi bisogna trovare una soluzione che non sia temporanea, sia per la carica che per i funzionari”. Era stata inoltre proposta un’unione con l’Archivio di Stato, idea però naufragata per l’impegno ritenuto non sostenibile dal direttore Marco Plesnicar.

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