l'incontro
Gorizia, il genio di Pistoletto incontra i ragazzi del Max Fabiani: «L’arte è bandiera del mondo»
		L’artista è intervenuto ieri nell’ambito del forum ‘Go! 2025 Cittadellapace, Cittadelfuturo’ patrocinato dal Comune.
La Venere fra gli stracci, una mela ricucita come nel kintsugi giapponese, e infine la Sfera che corre fra un confine e l’altro. Il genio di Michelangelo Pistoletto torna a Gorizia, stavolta per incontrare i ragazzi del “Max Fabiani” nella mattinata di ieri, 24 ottobre, e successivamente recarsi al convegno al Conference center. Un evento proiettato all’interno del forum “Go! 2025 Cittadellapace, Cittadelfuturo” patrocinato dal Comune di Gorizia nell’ambito della Capitale europea transfrontaliera. L’artista quasi centenario ha tenuto la conferenza ai liceali grazie all’impegno del professor Ivan Crico e dell’assessore al Go! 2025 Patrizia Artico, con il contributo dei quali è stata realizzata la celebre “Sfera di Giornali”, creata dall’artista e poi portata a Gorizia su idea della stessa Artico per essere rimaneggiata, ricreata e riformulata dagli allievi. Si tratta di un’opera composta con frammenti di giornali italiani, sloveni, tedeschi, friulani ed ebraici a incarnare l’anima plurilinguistica delle due città con sguardo di apertura e dialogo.
«La "Sfera di giornali" ha un forte significato simbolico – riflette la studentessa Serena Cavalli innanzi all’artista – in quanto i giornali raccontano il tempo che passa e le continue trasformazioni della realtà». «Con la nostra sfera di giornali – interviene l’allieva Mia Meroi - auspichiamo di aver trasmesso l’idea che l’arte possa nascere ovunque: nei materiali più semplici, nei gesti quotidiani e, soprattutto, nella collaborazione tra le persone». Un piccolo «mondo in movimento dove passato, presente e futuro si incontrano con un unico gesto», il più sconvolgente messaggio di pace che oggi possa essere lanciato a dispetto di ogni trattato. Dal canto suo l’artista ha rimarcato come il mutamento repentino della geopolitica abbia condotto a «situazioni drammatiche», la cui rapidità può essere «ancor più disastrosa». Da un lato i conflitti mondiali bloccati in un’impasse senza via d’uscita, dall’altra la scelta di imporre una pace non in grado di raggiungere una visione «trinamica». «Con l’arte lo stiamo facendo – sottolinea - perché l’arte detiene la meravigliosa possibilità di raccogliere i semi della libertà totale. L’artista oggi è divenuto bandiera di se stesso. Con Cittadellarte, invece, l’arte diventa bandiera del mondo». Il convegno si è svolto alla presenza del presidente della Fondazione Pistoletto Cittadellarte Paolo Naldini, ed è stato moderato dall’architetto Giacomo Bassmaj, che all’autore ha chiesto conto delle emozioni provate nell’assistere al documentario inerente alla creazione della Sfera.
«L’emozione – ragiona Pistoletto - per me è qualcosa di meraviglioso, perché ti trovi davanti all’inatteso, che al contempo riempie di tutto ciò che avresti desiderato. Le emozioni sono questo, no? In un attimo ti colmano completamente». Un fiume in piena che travolge lo spirito e lo trascina nelle più alte sfere dell’intelletto dove distruzione e guerra assumono forme insignificanti, e in cui governa soltanto la legge della razionalità. «Dietro a ogni emozione – prosegue - c’è sempre una ragione, un motivo per cui nasce. Se non si comprende da cosa nasce ciò che emoziona, probabilmente non lo si comprende davvero. Nell’assistere a questo documentario mi sono emozionato. Ho realizzato come tutto ciò che era stato fatto — e che anch’io avevo vissuto in tante esperienze con Cittadellarte — aveva preso forma». Il sogno dell’esistenza si concretizza nella fondazione delle città, nella misura in cui «la città è società». In tal senso evidenzia come lo stesso termine “Cittadellarte” alluda a «cittadini dell’arte», in quanto «persone che si formano e, insieme, formano la città. L’ambizione di Cittadellarte è proprio questa: creare una società dell’arte». Un sogno che diviene materiale portando con sé speranza per un nuovo mondo libero da conflitti, che per Pistoletto rappresenta «il grande sogno della società».
«Vedere due città, Gorizia e Nova Gorica, unite in un unico nome – medita - sembra strano, ma non lo è. È come dire: c’è un solo Dio che serve a tutti, ma poi gli uomini lo dividono, e da quella divisione nascono le guerre religiose. Ma in tutto questo c’è qualcosa di enorme: la necessità di avere un simbolo comune, qualcosa che unisca» nonostante una lunga storia di conflitti. Un progetto di pace possibile oltre ogni individualismo in grado di realizzare «non una pace nata dopo una guerra, ma una pace che previene la guerra». Attraverso un movimento collettivo che discende da «un’azione condivisa» che possa travalicare persino l’orientamento politico. «Prima nel filmato ho visto parlare dei politici – aggiunge - ma non erano politici di destra o di sinistra. Erano semplicemente persone elette dal popolo in quel momento, il cui colore politico non contava. Era presente, piuttosto, il concetto di politica nel suo senso più alto, e questo lo trovo meraviglioso. La stessa vicesindaca di Gorizia, Chiara Gatta, intervenuta poco fa, ha portato la voce della politica. Ora, a un anno di distanza, quest’iniziativa si ripresenta anche nelle sue parole come una volontà di ripartire, ma soprattutto di lavorare insieme». Se la politica assume il colore di un arcobaleno, la Sfera non può che simboleggiare il futuro delle nuove generazioni: «La Sfera – così l’artista - non può rimanere un simbolo di qualcosa che è passato: deve rappresentare qualcosa che sarà, in quanto fondata sul movimento che raccoglie tutte le lingue del territorio». Una creazione nel segno della rinascita che al contempo conduca a un recupero della natura umana.
«Oggi siamo connessi in ogni ambito grazie alle tecnologie più avanzate, che da un lato sono meravigliose, dall’altra ci espongono al rischio di una vera e propria antropizzazione del pianeta». Di qui il senso della “Mela reintegrata” esposta a Milano, «che rappresenta quel posto in cui eravamo totalmente integrati nella Natura». Se il peccato originale ci ha condotto all’infelicità dell’alienazione umana, l’arte può salvare gli animi restituendoci quel mondo andato smarrito. «Non possiamo tornare alla mela naturale – conclude - non possiamo tornare indietro. Bisogna andare avanti, prendere quello che ci ha portato al nostro attuale momento e usarlo per reintegrare man mano questa Natura. Io l’ho fatto, ho rimesso il pezzo e l’ho ricucito con l’acciaio inossidabile». Tramutando la mela originale in simbolo dell’umanità in cammino, ancora più preziosa di quella ormai perduta.
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