IL VOTO
Gorizia dibatte sul riconoscimento della Palestina ma il Consiglio comunale affossa la mozione di Tucci
Un’ora di discussione tra consiglieri di minoranza. La prima firmataria «non stupita. Male l’indifferenza».
È stata bocciata dal Consiglio Comunale di Gorizia, riunitosi il 20 ottobre, con 16 voti contrari, 10 favorevoli e un astenuto, la mozione presentata dalla consigliera Rosy Tucci che avrebbe obbligato il Comune a chiedere al Governo il riconoscimento dello Stato di Palestina. Tucci, nel proprio documento, ha ricordato che «gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele sono da condannare fermamente» così come «rimane opportuno separare gli atti terroristici dalla responsabilità della popolazione civile inerme». Tra i punti toccati anche «i bombardamenti, le distruzioni di scuole, di centri sanitari, di abitazioni civili che nella Striscia di Gaza sono all’ordine del giorno».
Le richieste, dunque, poi modificate dalla situazione internazionale, erano di riconoscere lo Stato di Palestina quale Stato democratico e sovrano, «di concorrere ad arginare discriminazioni ed azioni razziali di cui spesso sono vittime ebrei e cittadini israeliani ritenuti responsabili delle scelte militari di Israele» ma anche di «intervenire e tutelare anche i cristiani presenti in Medio Oriente».
Dieci i firmatari del documento: Rosa Tucci, Sofia Beltramini, Barbara Businelli, Laura Fasiolo, Alessandro Feri, Franco Perazza, Andrea Picco, Marco Rossi, Eleonora Sartori, Emanuele Traini. Questi i firmatari della prima bozza, poi presentata il 20 ottobre con le modifiche proposte dal consigliere
«Siamo persone che rappresentano altre persone e questo tema ci tocca personalmente», così Andrea Picco. «Ogni volta che ci sono mozioni con temi così importanti esce il vero volto delle persone», ha commentato ancora il consigliere. Si è detta, invece, contraria «all’unica possibilità di soluzione ‘Due Popoli Due Stati’», come ribadito dalla mozione stessa, «perché non siamo in grado di determinare due popolazioni. Se Marco Rossi ha voluto sottolineare quali siano le posizioni dei Governi italiani negli ultimi 50 anni, ovvero la «soluzione di Due Popoli Due Stati», Laura Fasiolo ha ricordato la vocazione di Gorizia come «città della pace». «Non si può perdere questa occasione che segnerà la storia futura di Gorizia. Non macchiamo questa immagine che deve rimanere e avere un significato chiaro e dai contorni nitidi», si è auspicata Fasiolo.
Sofia Beltramini ha ribadito la consapevolezza «che da Gorizia non si dirimerà il questione a livello internazionale» seppur in una guerra che a oggi «ha ucciso oltre 68mila persone», Eleonora Sartori ha voluto plaudire alla proposta di Tucci, «perché ha voluto cercare di coinvolgere la maggioranza, cosa che qui non è mai stata fatta. Ha fatto fare alla mozione un percorso che le ha richiesto tempo e lavoro». Dario Baresi ha richiesto un cambio di terminologia, convinto che «usare “genocidio” sia sbagliato perché si pone un buono e un cattivo».
Tucci, già in aula, si è detta «non stupita della reazione alla mozione dal momento che la Maggioranza in Aula segue gli ordini del Governo Meloni e del Governo Fedriga» ma anche dell’«indifferenza» durante la discussione. Tucci ha anche puntato il dito su come «si sia inaugurato Go! Pharus parlando di pace e di Gorizia come faro della pace senza far passare una mozione che parli di questo importante tema».
A margine del Consiglio sono giunti in redazione anche i commenti della locale sezione di Forza Nuova: «La votazione per il riconoscimento della Palestina avvenuta nel comune di Gorizia, che ha visto la maggioranza compattamente contraria, dimostra nuovamente che il centrodestra non può fare gli interessi dell'Italia, che da decenni subisce il giogo del sionismo nei propri affari interni. Forza Nuova appoggia invece in toto la causa palestinese, essendosi già fatta, e si farà, in diversi comuni, dove sono presenti consiglieri del movimento, promotrice di mozioni per il riconoscimento dello stato palestinese; dal 1948 martoriato da massacri nei confronti del suo popolo», conclude la nota firmata da Gloria Callarelli.
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