Gorizia, il deputato Colucci preme sull'agricoltura: «Vetrina per 2025»

Gorizia, il deputato Colucci preme sull'agricoltura: «Vetrina per 2025»

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Gorizia, il deputato Colucci preme sull'agricoltura: «Vetrina per 2025»

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 31 Mar 2023
Copertina per Gorizia, il deputato Colucci preme sull'agricoltura: «Vetrina per 2025»

Presenti i vertici delle associazioni di categoria, appello alle risorse dei privati. Promessa sull'eliminazione dell'Irap.

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“Con la ‘rigenerazione agricola’ rilanceremo l’agroalimentare abbandonando logiche assistenzialistiche e semplificando la burocrazia», è la promessa fatta ieri mattina dal segretario della Camera dei deputati Alessandro Colucci, a Gorizia per un incontro con associazioni di categoria e imprenditori del settore turistico, agricolo ed enogastronomico. Ad accoglierlo il sindaco Rodolfo Ziberna, in rappresentanza dell’amministrazione locale, insieme all’assessore agli Eventi Arianna Bellan e al consigliere comunale Giulio Daidone di Noi con l’Italia. Bellan ha ricordato come questo non fosse “un evento partitico per la campagna elettorale”.

Oltre a loro, c’erano anche il presidente di Informest Boris Dijust, il direttore provinciale di Coldiretti Ivo Bozzato, il presidente di Confcommercio di Gorizia Gianluca Madriz e altri noti imprenditori locali, come Silvan Primosic, titolare dell’omonima azienda vitivinicola del Collio. “Per noi – ha spiegato Ziberna – essere Capitale europea della cultura è come essere un treno che sta passando: dobbiamo approfittarne per far sì che ci sia una vetrina tenuta in ordine che valorizzi un prodotto che già c’è”. Il riferimento è al patrimonio che passa per il confine, “che dovremo essere in grado di trasformare in emozioni che suggestionino il visitatore”.

Per questo il primo cittadino si è appellato a tutti coloro che possono aiutarlo nell’impresa, a cominciare dal governo: “Se i ministeri coinvolti concedessero una piccola parte del proprio spazio espositivo alle varie fiere tematiche che si svolgono in Italia e all’estero, sarebbe già un grande risultato”. Colucci ha quindi colto l’occasione per sottolineare l’impegno della maggioranza di governo per mettere in evidenza quelli che sono i prodotti e le eccellenze nazionali. “Insieme al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e a quello della Cultura, Gennaro Sangiuliano, mi è stato affidato, nell’ambito del Pnrr, un grande progetto per la ‘rigenerazione agricola’".

Un percorso, questo, "mirato a investire su un mix produttivo adeguato che includa la trasformazione del prodotto e il recupero degli immobili sul territorio”. Il parlamentare ha aggiunto che “bisogna creare un sistema per progetti di rilancio che guardi anche a risorse del privato, oltre a rivedere il rapporto tra Stato e impresa che passi attraverso il meccanismo della negoziazione e non più tra mille bandi”. “Questo progetto coinvolge Sangiuliano – ha poi spiegato il segretario – perché il paesaggio è un altro importante elemento a essere coinvolto, nel momento in cui si modificano le colture”.

Fondamentale sarà quindi la riforma del Codice degli appalti approvata il 28 marzo, oltre a quella del sistema fiscale, quest’ultima indicata da Colucci come quello che forse sarà il principale lascito dell’attuale governo. Altro tema trattato è stato quello dell’Europa. “L’Italia deve avere una posizione ferma e autorevole a Bruxelles”, la chiosa del parlamentare, che ha rivendicato l’utilità di un ministero della sovranità alimentare finalizzato alla corretta affermazione dei valori del nostro Paese anche in campo enogastronomico. Una formula che è stata poi ripresa anche dal governo francese e che si sta rivelando valida soprattutto in un contesto in cui, secondo il direttore provinciale di Coldiretti “il modello nordeuropeo continua ad attaccare il settore agroalimentare italiano”.

Bozzato ha poi aggiunto che “mentre si vuole liberalizzare la vendita di farine alimentari alternative a quella di frumento, al contempo si vorrebbe introdurre etichette sulle bottiglie del vino per indicare che è un prodotto che nuoce alla salute”. Dopo aver ricordato che “l’agroalimentare vale da solo il 25% del Pil nazionale”, l’esponente di Coldiretti ha sottolineato che, in termini di normative sanitarie, “siamo il Paese che volontariamente si è dotato del sistema di regole più restrittivo”. Questo ha consentito di poter rivendicare di avere “il sistema produttivo più sicuro d’Europa, rendendo il made in Italy un marchio di qualità".

"Grazie a questo marchio, però, sono in circolazione prodotti italian sounding del valore di oltre 100 miliardi di euro, che rischiano di danneggiare questa reputazione”. Sempre Bozzato ha apprezzato il governo per il provvedimento che ha limitato la commercializzazione di alimentazione sintetica, ma ha messo in guardia l’esponente della maggioranza dal rischio che la siccità e la crisi ambientale possano essere usati come “cavalli di Troia per introdurre farine alimentari alternative a quelle tradizionali, come quella di grillo”.

Dopo aver riconosciuto che, sebbene ci sia un bilancio idrico in pareggio rispetto agli anni precedenti, si sta andando incontro a un inasprimento dei fenomeni piovosi e siccitosi in regione, secondo Bozzato “si può contrastare il cambiamento climatico con soluzioni come quelle adottate dal Consorzio di bonifica della Venezia Giulia, che attraverso cinque o sei invasi ha realizzato un sistema capace di rifornire di acqua i produttori in collina”. Attraverso la cura dei terreni agricoli, “i primi ambientalisti siamo noi – ha dichiarato sempre Bozzato – che per ridurre il consumo del suolo mettiamo a disposizione i capannoni per l’installazione di pannelli fotovoltaici che producano energia pulita”.

Tema ripreso anche da Colucci per cui “anche l’attività del cacciatore può includersi tra quelle a salvaguardia dell’ambiente rurale, in quanto funzionale al mantenimento di un equilibrio tra l’espansione della fauna selvatica e le attività produttive nelle campagne.
Dal presidente di Informest è giunto anche un allarme relativo all’innalzamento del livello del mare, che rischia di portare allo spopolamento dei comuni costieri già nel 2050, quando sarà previsto un aumento di 30 centimetri. Il timore di Dijust è che “senza Lignano o Grado, con il loro indotto per il turismo, anche solo l’economia subirà un danno enorme”.

Altro argomento richiamato dall’esponente dell’organizzazione di imprenditori agricoli, oltre che da Primosic, è stato quello della necessità di manodopera. “Di 82.700 ingressi di manodopera da paesi esteri, 860 sono stati destinati al Friuli Venezia Giulia, di cui solo cinque a Gorizia”, i dati a disposizione della Coldiretti. “Il problema manodopera esiste, ma serve una preformazione in ingresso”. Ecco, quindi, la richiesta al governo di costruire dei percorsi formativi con il decreto Flussi: “È necessario formare le persone sulla base delle esigenze del settore agricolo, altrimenti esponiamo le nostre imprese a rischi di cui a volte possono essere inconsapevoli”.

In risposta, Colucci ha confermato l’impegno del governo a venire incontro agli imprenditori investendo i 9 miliardi “prima sprecati per il reddito di cittadinanza” proprio sulla formazione della manodopera. Non solo, attraverso una riforma fiscale “rivoluzionaria”, si abbatterà il costo del lavoro. “Annullando l’Irap – la promessa dell’esponente della maggioranza di governo – non saremo più il Paese dell’area Ocse più costoso per l’impiego di dipendenti”.

Foto Daniele Tibaldi

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