La richiesta
Gorizia, consiglieri comunali uniti sulla sanità: «No a guerra con Monfalcone. Noi i più deboli»

I capigruppo hanno sottoscritto il documento che sarà inviato al sindaco. Lunedì partirà una lettera al presidente Fedriga. «Non ci fidiamo più delle promesse».
Tutti i capigruppo in Consiglio Comunale a Gorizia hanno sottoscritto il documento che sarà inviato al sindaco perché lo faccia proprio nelle sedi preposte. «Un percorso condiviso – così i consiglieri comunali, uniti, intervenuti stamattina, 21 giugno, alla sottoscrizione pubblica in Sala Dora Bassi. Uno a uno hanno dato prova di unità in una situazione che, da mesi, interviene con forza nel dibattito politico della città e dell’intero territorio. Volutamente nessuno, seppur qualche defezione ha acceso brevemente gli animi, ha esternato dichiarazioni pubbliche per non ferire l’intento di portare all’unanimità il messaggio di gennaio. Erano state le assise, riunite il 15 gennaio, a lanciare il chiaro segnale a livello regionale di mantenere un ospedale forte a Gorizia. E mentre lunedì è convocata la conferenza dei capigruppo bisognerà capire come si muoverà la commissione che dovrà fornire un parere sull’intera situazione.
Quanto esprimono i consiglieri è «la loro estrema preoccupazione per la situazione della sanità a Gorizia, sul cui ospedale continua a pendere la spada di Damocle dello spostamento della Cardiologia d’Urgenza (Utic) a Monfalcone ed è previsto un analogo e grave ridimensionamento della chirurgia oncologica in base al recente Piano Oncologico regionale. Non è tutto: l’Ospedale rischia di perdere una sua eccellenza storica come l'Urologia, nonostante i dati di attività siano tra i migliori in Regione». Così inizia il documento, letto dalla presidente, Silvia Paoletti.
«Gorizia ha dato abbastanza: a partire dagli anni ’90 da due chirurgie e due ortopedie si è passati ad un'unica struttura su due sedi. L'anatomia patologica, il laboratorio, il centro trasfusionale, la fisioterapia, l'endoscopia digestiva azzerate e finite a Trieste. Otorinolaringoiatria, oculistica, dermatologia non ci sono più. Poi anche il Punto nascita. Gorizia ha pagato più di ogni altra città del Friuli Venezia Giulia e ora, dopo trent’anni, Gorizia dice basta a questa incongruente e costante spoliazione, politicamente bi-partisan, basata su tecnicismi che si sono poi rivelati quasi sempre errati od opportunamente accomodati per un progetto di cui sfugge il senso ultimo, non solo a noi goriziani, ma, come è ormai noto, a gran parte del Friuli Venezia Giulia», proseguono i consiglieri.
Nel documento viene citato il consiglio comunale del 15 gennaio «il cui voto unanime ha fatto rimandare al 31 dicembre 2025 lo spostamento dell’Utic». Tema sul quale i consiglieri chiedono «chiarezza, trasparenza nel conoscere quanto prima sia la composizione del Comitato tecnico annunciato dall'Azienda, sia i criteri individuati per l'elaborazione della proposta organizzativa, elaborazione che deve avvenire nella massima trasparenza e condivisione».
La preoccupazione è che il tutto porti non solo alla chiusura di reparti e specialità a Gorizia ma che, nel lungo periodo, obblighi i cittadini a rivolgersi ai nosocomi di Udine o Trieste. La questione «non è tecnica: si tratta di scelte politiche, dove si va a colpire il soggetto più debole, Gorizia. Siamo anche consapevoli, inoltre, che alcune recenti chiusure di reparti goriziani sono state possibili sfruttando la persistente rivalità tra Gorizia e Monfalcone, un gioco a cui ci sottraiamo. Noi vogliamo difendere la qualità e la quantità dei servizi presenti nel nostro ospedale, insieme a tutte le diverse professionalità che li gestiscono. Nei fatti, mentre gli ospedali degli altri tre capoluoghi della provincia, Pordenone, Udine e Trieste sono considerati hub, noi veniamo spogliati».
La richiesta, dunque, viene rivolta al sindaco Ziberna cui «chiediamo di persistere nel farsi carico della questione, prendendosi l’impegno di riferire a ogni consiglio comunale lo stato dell’arte». I sottoscrittori, tra l’altro, annunciano che prima del consiglio comunale del 30 giugno, già lunedì 23, invieranno una lettera aperta all’attenzione del presidente della Regione, Massimiliano Fedriga. «A questo punto – concludono – non ci fidiamo più delle promesse, delle chiacchiere di corridoio, delle indiscrezioni a mezzo stampa o social».
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