L'Europa difesa con la pace, la sfida nel futuro di Gorizia e Nova Gorica

L'Europa difesa con la pace, la sfida nel futuro di Gorizia e Nova Gorica

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L'Europa difesa con la pace, la sfida nel futuro di Gorizia e Nova Gorica

Di Redazione • Pubblicato il 26 Ott 2021
Copertina per L'Europa difesa con la pace, la sfida nel futuro di Gorizia e Nova Gorica

Tavola rotonda con esperti e esperienze di vita. La proposta da affiancare al percorso del 2025.

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Gorizia e Nova Gorica possono diventare il "centro europeo di addestramento" dei corpi civili non violenti, da inviare senza armi nei conflitti planetari? Certamente sì. Almeno così la pensano i relatori del bell’incontro sulla “difesa” non armata dell’Europa che si sono confrontati, con il coordinamento della giornalista Selina Trevisan, nel corso di un’intensa tavola rotonda, tenutasi lunedì sera presso il Kulturni dom di Gorizia. Un appuntamento per guardare alla città come un luogo dove le delegazioni di Paesi in guerra possono iniziare a dialogare e intessere trattative di pace.

Presso la "casa delle cultura slovena", si è partiti da un’esperienza concreta, quella di Marco, protagonista di Operazione Colomba, un’azione di pace nel mezzo delle situazioni di violenza presenti in Palestina, Colombia, Libano e Siria. I volontari del progetto non soltanto portano aiuto immediato alla popolazione sofferente, ma anche aiutano la creazione di percorsi di pace e giustizia nei vari Paesi nei quali si trovano inseriti. Paolo Iannaccone, sacerdote e giornalista di Trieste, ha poi parlato della comunicazione di pace, sottolineando la necessità di rifuggire dalle "verità assolute".

L'obiettivo, invece, è cercare di comprendere – anche senza giustificarle – le ragioni dei contendenti. Anche il linguaggio utilizzato è un’arma, che si può rivelare costruttiva e nonviolenta oppure al contrario incrementare situazioni di dolore e violenza. Andrea Bellavite, dal suo punto di vista di giornalista, scrittore e operatore sociale, ha proposto concretamente di coinvolgere le università e gli istituti di ricerca sociologica del territorio sloveno-italiano per la formazione accademica dei futuri membri dei corpi civili. Ha anche proposto di utilizzare istituti religiosi, caserme e altri spazi per la comune convivenza.

Nova Gorica e Gorizia, nel 2025, potrebbero così diventare non solo capitale europea della cultura, ma anche laboratorio permanente di giustizia e di pace. Infine, per la prima volta al Kulturni dom, Padre Bogdan Knavs, guardiano del Convento di Sveta Gora (Monte Santo), ha ricordato come si debba prendere esempio da coloro che hanno perso la vita nella lotta di liberazione, per difendere la lingua, la cultura e i diritti del proprio popolo. Solo un adeguato sguardo alla storia può consentire di comprendere come la pace non sia soltanto l’assenza della guerra, ma soprattutto la capacità di lottare per il bene.

Tutti i presenti hanno apprezzato i vari interventi, compreso l’Arcivescovo di Gorizia monsignor Carlo Radaelli, che nel suo intervento di saluto ha sottolineato l’importanza del tema e al termine ha voluto ringraziare gli ospiti. In particolare padre Bogdan, che porta avanti con coraggio la sua missione in un santuario sempre più significativo e importante non solo per gli sloveni, ma anche per tutti i goriziani friulani e italiani. Anche il direttore del Kulturni dom Igor Komel, il parroco di Gorizia Nicola Ban e la referente di Pax Christi, Elisabetta Toffu, hanno auspicato la prosecuzione della comune riflessione.

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