Le operazioni
Gorizia, la campana Chiara torna a Oslavia: nuovo sistema di suono per le oscillazioni

Il direttore Fioretti: «Attendiamo gli ultimi collaudi prima del suono quotidiano». Ieri nuovamente i rintocchi.
È tornata a casa ieri pomeriggio, nel Sacrario militare di Oslavia, la campana “Chiara”. Un momento significativo nel corso dei lavori che stanno interessando l’intero monumento costruito nel 1938 su progetto dall'architetto romano Ghino Venturi e che sorge in corrispondenza della Quota 153 del Monte Calvario.
L'Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della difesa aveva stanziato un anno fa quasi 350mila euro per il consolidamento statico e conservativo della Campana Chiara e altre opere accessorie presso il Sacrario militare di Oslavia. La progettazione esecutiva è stata affidata all'ingegnere Matteo Tomaselli, mentre il responsabile del procedimento nella fase di progettazione ed esecuzione è il capitano di Vascello Antonio Conio. L'impresa esecutrice è la Di Betta Giannino Srl di Nimis.
Per la parte prettamente sonora, ovvero i lavori sulla struttura che permette l’oscillazione e, dunque, il suono del bronzo, si è occupata la Simet Campane di Feletto Umberto, ditta friulana specializzata su progettazione, realizzazione, installazione e collaudo di castelli per campane e di automatismi da torre.
Ieri pomeriggio, dunque, le operazioni che hanno consentito il ritorno del bronzo e la sua sistemazione sulla torre sinistra dell’Ossario. Cauto sul primo suono ufficiale il direttore del Sacrario militare di Redipuglia, il tenente colonnello Massimiliano Fioretti, che spiega come «bisogna attendere le verifiche statiche e il collaudo della struttura portante prima di avviare definitamente il suono e ciò, comunque, non avverrà il 4 novembre». Nella voce, chiaramente, un po’ di dispiacere ma è necessario prima capire se la muratura è ancora in grado di sostenere le sollecitazioni. Dopo i collaudi, la campana suonerà alla sera alle 17.
Nulla di grave, comunque, anche perché la campana, ieri, ha suonato dopo tanto tempo per le prime verifiche sulla meccanica. Meccanica sulla quale la Simet stessa ha lavorato per mesi per garantire un ritorno il più filologicamente corretto ai progetti originali. «Per noi – spiega il titolare della Simet, Claudio Spilotti – che l’altr’anno abbiamo festeggiato i quarant’anni continuati di lavoro nel settore, è stato un grande onore e una bella sfida».
La campana suona un Si naturale della seconda ottava e pesa circa 2900 chili. È stata fusa nel 1959 dalla Lucio Broili di Udine che l’aveva anche inceppata, ovvero realizzato il ceppo in ferro su cui la campana stessa si poggia e sulla quale oscilla. Il diametro della campana è di 1,630 metri e la sagoma è “ultrapesante”. A seguire la progettazione per la Simet è stato Alessio Marega che spiega come «abbiamo cercato di riprodurre più fedelmente possibile il ceppo del Broili e la campana, a mio parere, è una delle migliori Lucio Broili uscite dalla fonderia. Abbiamo optato, viste le precarie condizioni iniziali della muratura, per farla oscillare di meno rispetto alla struttura precedente montandovi un battaglio bilanciato che consente alla campana di muoversi meno».
Si tratta di un sistema già collaudato nella vicina Slovenia dove sistemi del genere sono la normalità. Nello “slancio friulano”, il sistema di suono delle campane nella nostra regione, l’oscillazione è molto alta. «Così facendo abbiamo ridotto le sollecitazioni su muratura e struttura», conclude Marega.
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