la tradizione
Gorizia brucia Re Carnevale, la satira su politica e 2025 chiude le feste

Rinnovata la tradizione con il corteo per le vie del centro, l'addio alla maschera nel Parco Baiamonti. La satira del Notaio Neri de Merlotis.
Cala il sipario anche su questo Carnevale e si rinnova la tradizione di Gorizia, che rende omaggio al Re della festa in maschera. Questo pomeriggio, è stato dato nuovamente l’estremo saluto all’iconica maschera di Bepo Zanet, ‘attento osservatore delle Glorie (!?) e Nefandezze goriziane’ come recita la sua epigrafe attaccata alla bara. Le sue spoglie sono state bruciate nell’area festeggiamenti di Borgo San Rocco, rinnovando la collaborazione tra Pro loco, Centro tradizioni e la giovane associazione Stile goriziano.
Sotto lo sguardo attento dei prelati e soprattutto del Notaio Neri de Merlotis, ossia l’irreprensibile Franco Glessi, è stata così accesa la pira con le spoglie del sovrano degli scherzi. Partito da piazza del municipio con la musica dei Furlans a manete, il corteo - che ha richiamato inizialmente un modesto pubblico, allargandosi strada facendo - è così giunto al Parco Baiamonti per il rito. Immancabile il rebekin che, insieme a quello d’apertura sotto Palazzo Attems-Santa Croce, ha inaugurato il baccanali lungo i bar del centro fino a piazza della Vittoria.
Dopo che Bepo Zanet è stato ridotto in cenere, davanti alla ‘vedova’ in lacrime e le sue amanti, ecco immancabile la lettura del testamento. Un appuntamento fisso con la satira goriziana, che non ha risparmiato i fatti di cronaca locale e nazionale. «Sicome che ogi bisogna parlar col politicamente corretto per no urtar i inteletuali progresisti europei… il Bepo iera così ‘alticciono’ no in “Bala” perché bala saria “femmina” e se ofende il gender e quindi iera… alticcio, ...tanto che per meter insieme le monade che diseva gavemo dovudo usar la inteligenza artificial».
Nessuno è rimasto incolume dalle stilettante in dialetto, a partire dall’opposizione in Consiglio comunale: «Ma xe una oposizion a Gorizia?… se no fossi l’ex celodurista sior Zotti… che noia frus... meeeno ciaculis e plui fritulis…». Quindi i riferimenti ai lavori in corso in piazza Transalpina, diventata «europiazza» e la birreria da difendere, così come ai preparativi per la Capitale europea della cultura 2025: «No podessimo ripropor… il genetliaco del Franz Josepa a Gorizia» come grande appuntamento internazionale.
Neri de Merlotis ha poi ricordato il festival èStoria, «che sto ano la fa 20 anni, augurandose che no la finissi sepolta nela storia dela cità come altre robe che no se ga savu mantegnir. Le ultime parole del Bepo xe stade: sior Presidente Ossola... lo faci per mi... ala mia memoria se la pol... la lassi star éStoria a Gorizia…». Quindi gli affondi al «Sior baffino Oreti», «la siora Artico per i amici Patrizia» e «Siopra Cisint forse troooopo brava, sindaco o sindacchessa?», guardando fino alla prima cittadina di Monfalcone.
«Intanto il Sior Asesor Del Sordi - ha proseguito il testamento - no se ga ricorda de meter in giro per la cita le sputachiere e cartei in bilingue: gorizian sonziaco e bisiaco che i avisi i bisiaci de andar a spudar a casa loro, dopo che la Cisint la ga fato l ordinanza...mah, perché serviva l ordinanza? Co ierimo pici iera poche siore guardie a Gorizia e se te spudavi per tera e tirava le orece e te portava a casa dove iera l’oremus». Anche la Pro loco non è stata immune da scherzi, chiudendo quindi con il ricordo della Gorizia che fu, «balavimo tanghi, polche e mazurche».
Con l’auspico che questo non sia il funerale definitivo del Carnevale, plaudendo il lavoro dell’organizzazione («Manteniamo viva questa città» il messaggio lanciato da Stile goriziano), Glessi ha quindi chiuso la sua orazione. Dopo un brindisi e qualche biscotto, il percorso è ripreso per l’ultima, grande festa in maschera del periodo. Dopo la seconda tappa sotto il municipio, per lo scambio di doni e scherzi con il sindaco Rodolfo Ziberna, si è quindi proseguiti per concludere la giornata all’ombra di Sant’Ignazio.
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