LA MOSTRA
Gorizia accoglie l’arte interattiva di Moreno Biasi, la riflessione su frontiere e limiti alla Casa del Mutilato
L’esposizione è aperta al pubblico dal venerdì alla domenica e resterà visitabile fino al 2 giugno. L’assessore Oreti, «luogo finora inedito della città si trasforma in una galleria d’arte».
Sarà visitabile fino al 2 giugno la mostra interattiva “Confini, frontiere, limiti” di Moreno Biasi, ospitata nella Casa del Mutilato di corso Italia a Gorizia: un’iniziativa artistica che affronta temi attuali e sensibili dando allo spettatore il ruolo attivo di interrogarsi e interagire direttamente con le opere, accolta in un luogo inusuale della Capitale Europea della Cultura.
L’inaugurazione con taglio del nastro di sabato 22 marzo ha visto coinvolti il curatore Moreno Biasi assieme al sindaco Rodolfo Ziberna e all’assessore alla cultura Fabrizio Oreti. La mostra gode del patrocinio del Comune di Gorizia. Come dichiarato dall’assessore Oreti, «in questo momento Gorizia è anche la capitale delle esposizioni in quanto mai come adesso abbiamo vissuto una ricchezza espositiva sia in termini qualitativi sia in termini di contenuti. In questo ambito si inserisce la mostra che presenteremo sabato in un luogo inedito della città pieno e ricco di storia che grazie a Moreno Biasi si trasformerà in galleria d’arte».
Protagonisti assoluti dell’esposizione sono gli scenari della vita contemporanea dominati da geografie e confini mobili, guerre e assetti politici, sociali ed economici fluttuanti, incerti e fragili. Si inizia con il contatto visivo e reale di un muro, al centro della prima sala, simbolo pregnante delle tante linee di separazione della storia passata e presente che hanno diviso e straziato continenti, terre e popoli.
Ai lati della sala, Biasi compone invece un autentico mosaico di ritratti in cui sfilano le effigi di coloro che hanno determinato la costruzione materiale di barriere di filo spinato sulla superficie terrestre. Il segno chiaro, riassuntivo, innervato di declinazioni pop, di un uso cromatico fortemente narrativo, consegna un compendio icastico di volti, di occhi e di caratteri. Ma non ci sono solo sguardi: dalle fessure del muro nella stanza si possono intravvedere sequenze video girate in alcune zone di confine che documentano violenze, soprusi, atti di forza indiscriminati.
Nella seconda sala espositiva, un altro muro centrale governa la scena. Uno specchio consente allo spettatore di interfacciarsi e di assumere sembianze e posizioni differenti. Perché questo gioco apparente? Lo spiegano i ritratti che circondano la stanza e che ci parlano, a detta del nostro autore, di un’umanità segnata dal pregiudizio, dalla critica feroce, dalla discriminazione, dallo scherno. Ancora una volta un corollario di personaggi noti e meno noti che alludono però ad altri confini, confini psicologici, culturali, sociali, di genere, di religioni, di lingue, alimentati da pulsioni contrastanti, da ingiuste idee di supremazia.
Se può esistere una soluzione o una risposta, questa, a detta dell’artista, risiede principalmente nel rispetto, nell’accettazione dell’altro, nella volontà di accogliere le diversità. Rispetto: parola che indica attenzione, stima, piacere dell’incontro. Ecco allora che l’ingresso alla terza sala espositiva avviene attraverso una porta frangivento che reca scritto “Respect” a suggerire che l’educazione al rispetto è una conquista faticosa che va edificata ogni giorno.
La mostra è visitabile venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.
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