L'esposizione
Giovani alla scoperta dell'antica arte del lavorare il legno: a scuola con Franco Sartori

L'artista, già insegnante, ha esposto alcune delle sue opere, tante realizzate in noce e olmo. Saranno portati in visita bambini e ragazzi dell'istituto comprensivo.
In questi giorni gli studenti dell'Istituto comprensivo “Celso Macor” di Mariano del Friuli stanno avendo la possibilità di riscoprire la grande tradizione locale della lavorazione del legno. Una vera e propria arte che si sviluppò in queste terre tra il Settecento e l’Ottocento, a seguito dell’autorizzazione di Maria Teresa d’Austria al taglio della Selva di Tarnova, e che rese il piccolo comune dell’allora Contea principesca di Gorizia e Gradisca uno dei principali centri di produzione della sedia dell’impero asburgico.
A mantenere vivo questo patrimonio tecnico-artistico è Franco Sartori: un artigiano nel senso più autentico, etimologico, della parola. Sartori, infatti non solo è un maestro dell’arte della lavorazione del legno, ma è anche un artista, in grado di produrre (e riprodurre) delle vere e proprie opere d’arte. C’è tempo fino al 21 ottobre per poter ammirare alcuni dei suoi lavori più recenti esposti nella Sala polifunzionale “G. Silvestri” di Mariano. Occasione colta ieri dai ventinove alunni delle classi 2aA e 2aB della scuola primaria, qui condotti dalle maestre Mariagrazia e Laura. “Non è l’unica visita in programma – spiegano le insegnanti – essendo infatti in programma, questa settimana, la visita di almeno due classi al giorno, a cominciare dai bimbi dell’asilo”.
Le opere in esposizione – sculture, bassorilievi e mosaici di legno – sono in buona parte reinterpretazioni di Sartori di altri celebri capolavori. Facile quindi immaginare quei bambini strabuzzare gli occhi davanti alla riproduzione, in bassorilievo, del Guernica di Picasso, in scala uno a sei rispetto all’originale. “Anni fa, quando l’opera era ancora incompleta, un industriale goriziano che la vide se ne innamorò subito e mi offrì 15mila euro”, rivela il maestro. Ma, oltre a Picasso, hanno ispirato il talento di Sartori anche Vincent van Gogh, di cui è esposto “Il seminatore”, Annibale Carracci, con “Il mangiatore di fagioli”; Pieter Bruegel il Vecchio, dal cui “Banchetto nuziale” ha estratto il dettaglio scolpito in bassorilievo del suonatore di zampogna; e Jean-François Millet, di cui ha reinterpretato “Le spigolatrici” sostituendo, sullo sfondo, una casa padronale con la basilica di Aquileia.
I legni più usati per i bassorilievi sono il noce e l’olmo, la cui selezione poteva durare anche diversi anni: “I soggetti da scolpire, infatti, non li sceglievo a caso – spiega l’artista – ma in base alle forme del pezzo di legno da scolpire”. Una scelta paziente che ha prodotto dei risultati straordinari: nel “Mangiatore di fagioli”, per esempio, colpisce subito come le venature naturali del tronco abbiano potuto riprodurre il fascio di luce proveniente dalla finestra, a lato del protagonista, quasi a illuminare fisicamente il tavolo apparecchiato per il pasto.
Ma nei mosaici, per ottenere un’ottimale varietà cromatica, la selezione di legni è molto più vasta. Sartori li riconosce tutti senza indugio: “carpino, wengè, ciliegio, bosso, larice, radica di pioppo, padouk, pero, olivo, corbezzolo, bubinga, mogano, samba e acero”. Era stata la visita alla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo a spingerlo a sviluppare l’arte musiva fino a raggiungere notevoli risultati. Nella mostra si possono infatti trovare dei pannelli raffinati ispirati a motivi presenti nella basilica di Aquileia e in quelle di Sant’Eufemia, a Grado, e di San Marco, a Venezia. Su uno di questi si possono contare fino a quasi 20mila tessere, tutte rigorosamente di legno.
L’arte scultorea di Sartori non si limita solo al legno. Visitando la mostra spicca senz’altro una serie di teste ispirate alle opere di Amedeo Modigliani. Tutte figure scolpite in blocchi di ytong: un materiale sintetico molto usato nella produzione edile per la sua elevata capacità di isolamento termico. “Questo materiale è molto fragile, ma al contempo mi ha permesso di ottenere risultati interessanti nella definizione di certi particolari tipici dell’artista livornese”.
Una visita d’istruzione, quella di ieri, che ha potuto estendersi ben al di là dell’arte. Sartori stesso, infatti, nato a Cormons nel 1940, ha votato quasi tutta la sua vita lavorativa alla formazione – in qualità di insegnante tecnico pratico per la lavorazione del legno – nelle scuole di mezzo mondo, per conto del Ministero degli Esteri. E di storie ne ha da raccontare. Per esempio, è stato in Cina durante la protesta di piazza Tienanmen del 1989 e in Tunisia poco prima di Tangentopoli, oltre che a Malta, in Argentina e in Honduras. Per ognuno di questi luoghi ha aneddoti e storie sempre interessanti da raccontare e da ascoltare.
La sua carriera di insegnante lo ha visto anche in cattedra nelle aule dell’Ipsia di San Giovanni al Natisone e oggi, nonostante sia in pensione, oltre a continuare indefessamente la propria produzione artistica, tiene un corso di mosaico in legno all’Università della terza età di Cormons. “Manzano e gli altri comuni friulani del Distretto della Sedia devono ringraziare Mariano, perché tutti i nostri migliori artigiani cominciarono a migrare lì, dalla Terza guerra d’indipendenza in poi. Qui non c’erano solo tante botteghe a gestione familiare, ma si arrivò fino a cinque fabbriche diverse per la produzione di sedie. Purtroppo – osserva con amarezza Sartori – adesso non è rimasto più niente”.
Fotoservizio di Daniele Tibaldi.
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